Mario Perrotta è attore regista e autore di testi teatrali. Nel 2008 la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano gli ha assegnato il Premio Città del Diario e con il suo spettacolo Odissea è stato tra i finalisti all’ultima edizione del Premio Ubu come migliore attore protagonista. Il 7 marzo prossimo Perrotta sarà in scena al Teatro Comunale dell’Antella con il suo spettacolo La turnata,seconda parte di Italiani Cincali un progetto sull’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra.
Martedì 3 (ore 18:00) alla Feltrinelli (via Cavour 12) presenta il suo spettacolo e il suo libro Emigranti esprèss (Fandango).
Un progetto nato nell’inverno 2002 sull’emigrazione italiana del secondo dopoguerra, che ha dato vita a due spettacoli distinti:
Italiani cìncali – parte prima: minatori in Belgio che ha debuttato il 22 settembre 2003 al Teatro dell’Orologio di Roma; La turnàta- Italiani cìncali parte seconda andato in scena il 16 settembre del 2005 a Roma, al Festival Bella Ciao.
Obiettivo principale del progetto e del lavoro di ricerca, è stato l’emigrazione verso i paesi del nord-Europa, fenomeno che gode di una peculiarità rispetto all’emigrazione transoceanica e a quella interna: i suoi protagonisti sono stati sempre considerati emigranti di scarto. Infatti chi partiva per le Americhe o per il nord-Italia aveva spesso un obiettivo preciso: restare. Questa scelta era agevolata dalle leggi e dalla lontananza di quei paesi o, per il nord-Italia, dal fatto di restare in territorio nazionale.
Al contrario, chi veniva “arruolato” in Belgio o in Svizzera, si trovava nella condizione di eterno stagionale, un po’ per le leggi locali e un po’ per il disagio nei rapporti con gli autoctoni, che consideravano quegli uomini diversi e utili soltanto come braccia da lavoro a tempo determinato. L'ossatura del progetto è costituita da 150 ore di registrazioni audio e video raccolte in Italia e all'estero, ma anche da lettere e diari che gli intervistati ci hanno fornito. Il Progetto Cìncali, ideato da Mario Perrotta, si sviluppa all'interno della Compagnia del Teatro dell'Argine, seguendo una delle linee portanti del nostro lavoro: la produzione di drammaturgie originali.
I due spettacoli che ne scaturiscono sono frutto della collaborazione con Nicola Bonazzi. È in questa fase, infatti, che tutto il materiale reperito durante la ricerca viene rielaborato in forma drammaturgica per giungere a quella sintesi necessaria a rappresentare in scena un fenomeno così vasto come l'emigrazione.
Mario Perrotta nasce a Lecce nel 1970. Nella periferia della città (costituita da campi incolti e palazzi di sette piani) impara da piccolo: il gioco del pallone praticato sui "petruddhuli" ( pietriccio, ghiaino, materiale inorganico pre-urbano), il dialetto leccese (assolutamente vietato in casa con la madre ma non a casa dei nonni), le mazzate di sopravvivenza (forma di scontro fisico quotidiano, atta a dimostrare che non hai paura anche quando ce l'hai) e la leggerezza dell'essere (praticata arrampicandosi sulle impalcature dei palazzi in costruzione giocando "a chi arriva più in alto").
Dal 1975 al 1979 perde sistematicamente tutti i campionati annuali di pallone, di mazzate e di "a chi arriva più in alto" e intanto pratica con metodo il dialetto. Nel 1980, grazie allo sforzo profuso in precedenza, vince clamorosamente tutto il vincibile, raggiungendo, nell'ultima specialità della stagione (a chi arriva più in alto), il quinto piano della casa popolare in costruzione "cooperativa la Candida". Il record resterà imbattuto 3 anni. In casa con la madre impara l'italiano, le opere liriche e il teatro in lingua; con il nonno omonimo pratica il teatro in vernacolo; sui treni usati per raggiungere il padre a Bergamo viene affidato alle famiglie di emigranti di cui ricorda gli "sguardi da partenza"; sui treni usati per tornare a Lecce, sempre affidato agli emigranti, impara gli "sguardi da ritorno".
In questo periodo è soprannominato Goldrake a causa di un vistoso apparecchio correttivo per i denti. Fondamentale in questi anni è la presenza della zia Zaira e dei suoi dischi: è in questo periodo che nasce la passione per tutto il trash italiano anni '50 - '70. Ferratissimo su Albano e Mario Tessuto approderà ai Led Zeppelin e più in generale al rock, solo negli anni '90. Nel 1984 si iscrive al liceo scientifico perché "il futuro è l'ingegneria e l'informatica" odiando però la matematica, la fisica e l'inglese e naturalmente predisposto alla materie umanistiche.
Viene rimandato una sola volta in latino, nonostante la media dell'otto, per aver mandato "fanculo" il professore che oggi ricorda come un maestro di vita. Naturalmente predisposto alle materie umanistiche si iscrive ad ingegneria a Bologna: il giorno dopo il primo esame, passato con successo, cambia facoltà scegliendo filosofia. Nel 1989/90 frequenta per pochi mesi una scuola di teatro e poi, insoddisfatto, un'altra scuola teatrale sempre a Bologna, ricavandone poco didatticamente: è qui però che nasce il nucleo fondatore della Compagnia del Teatro dell'Argine.
Fondamentali in questi anni il lavaggio macchine e i ristoranti presso i quali lavora per mantenersi agli studi: in questi luoghi costruisce un concetto epico di sé stesso che lo accompagnerà sino agli ultimi anni del vecchio millennio. Con gli altri fondatori del Teatro dell'Argine intraprende dal 1994 un percorso formativo e artistico che dura tuttora, improntato sulla nuova drammaturgia e soprattutto sulla scrittura dei testi che la compagnia mette in scena, alternando ad esso esperienze più "classiche" e occasionali con varie compagnie di giro (tra gli altri, Tricorda con ammirazione l'esperienza con Glauco Mauri) e guardando tutto ciò che c'è di visibile in VHS dei grandi attori e registi del teatro italiano, ai quali cerca di rubare i vecchi segreti del mestiere di cui, ancora oggi, fa uso come può.
Dal 1996 al 1998 grazie a lunghi periodi di fermo teatrale forzato, si mantiene facendo il tecnico luci, in contesti spesso poco utili ma con alcune eccezioni "illuminanti", imparando così un altro aspetto fondamentale del teatro: il segreto della luce sta nei bui che riesce a creare. In questi anni interpreta anche alcune fiction di successo di cui ricorda gli ottimi cachet. Intanto, sempre a Bologna, consegue la Laurea in Filosofia con 110 e lode presentando una tesi sull'estetica di Pirandello.
Fondamentale nel 1998 l'incontro con Paola Roscioli, attrice di scuola strehleriana, che diviene sua compagna stabile, nella vita e nel lavoro, grazie alla quale comincia a sgretolare tutte le certezze epiche su sé stesso per approdare a un visione più complessa e problematica di sé e del mondo, scoprendo il confronto come strumento sistematico di creazione. Nello stesso anno il Teatro dell'Argine vince il bando di concorso per la gestione dell'ITC Teatro di S. Lazzaro (BO) accelerando improvvisamente la propria attività organizzativa e produttiva.
Trasferitosi a Roma, ma continuando a lavorare con la propria compagnia, comincia a comprende che la fuga vertiginosa dalla periferia di Lecce, che lo ha condotto prima Bologna e poi a Roma, ha un unico esito possibile: il ritorno a casa. Non un ritorno fisico ma un ritorno dell'anima. Inizia così a progettare "cose" intorno alla sua terra in un processo di riaccostamento graduale ma costante. Nell'estate 2001, progetta e dirige per il Comune di Otranto il festival Otranto In Scena. Nelle tre edizioni realizzate il festival ospita compagnie assenti dalla Puglia da oltre 20 anni come il Teatro dell'Elfo, e ancora Ascanio Celestini, Lorenzo Salveti, Paolo Rossi, Peppe Barra, Laura Curino, Ozzano Teatro Ensemble.
Purtroppo, lo scontro permanente con l'amministrazione forzitaliota, della quale deve risolvere gli svarioni organizzativi e a cui deve spiegare ogni nuova edizione la differenza tra gli spettacoli ospiti e il culo di Valeria Marini, decreta la fine di quell'esperienza. Ostinatamente, ritorna sul luogo del delitto, spinto dal bisogno personale di trovare una fusione tra le proprie radici e il teatro. Un'apparente illuminazione (in realtà frutto di lunghe elaborazioni inconsce) lo coglie sulla strada statale tra Maglie e Otranto: quella terra va "raccontata", e nessuno meglio di chi l'ha dovuta lasciare per forza (gli emigranti), può raccontarla con lo sguardo giusto, né troppo miope né troppo presbite.
Dall'inverno del 2002 si dedica a tempo pieno alla raccolta di testimonianze orali degli ex-emigranti salentini e, più in generale, italiani, registrando oltre 150 ore di racconti straordinari che costituiranno l'ossatura del Progetto Cìncali. Fondamentale in questo progetto la collaborazione con Nicola Bonazzi (ottimo drammaturgo e fondatore anche lui dell'Argine), con il quale aveva già condiviso le camere d'albergo di due lunghe tournée, in un'altra compagnia di giro nei primi anni '90. Intanto, nell'inverno 2003 cura un progetto per l'Università di Bologna, mettendo in scena la Casina di Plauto tradotta da Francesco Guccini, spettacolo che lo vede regista ed interprete insieme al noto cantautore nelle insolite vesti d'attore.
Nella primavera 2003, ormai prossimo al debutto di Italiani cìncali, decide di procrastinare lo stesso debutto di tre mesi, causa un'incontro irrinunciabile e inseguito da tempo: il Teatro dell'Elfo e Shakespeare. Debutta al festival shakespeariano di Verona con il Mercante di Venezia diretto da Elio De Capitani. Tra le condizioni contrattuali riesce a strappare una partecipazione vocale al suo progetto dello stesso De Capitani e di Ferdinando Bruni i quali, durante la registrazione, si dicono convinti e felici di aderire, distinguendosi ancora una volta agli occhi di Perrotta per la loro signorilità.
Da quel momento Perrotta si autoconvince che anche gli altri artisti che accolgono la richiesta (Laura Curino, Ascanio Celestini e Peppe Barra) abbiano accettato per adesione culturale e non per sfinimento. Comunque il cerchio si chiude: troppo in là con l'età per il gioco del pallone, troppo sofferente di vertigini per "a chi arriva più in alto", troppo consapevole che se hai paura è meglio mostrarla piuttosto che tirare mazzate di sopravvivenza e scoperta l'insostenibile leggerezza dell'essere, non gli resta che il dialetto leccese per riconciliarsi con quella periferia anni '70 da cui era fuggito per chissà dove.
Va in scena, insieme alla sua lingua madre, nel settembre 2003 con Italiani cìncali e, nel settembre 2005, con La Turnàta, i due capitoli del progetto dedicato all'emigrazione italiana. Tra i due spettacoli, accade un po' di tutto ma, in particolare, si concretizza la possibilità di pensare nuovi progetti con serenità. Nel 2005, con Rossella Battisti, progetta e dirige "Teatro Incivile" una collana di teatro in DVD pubblicata con il quotidiano l'Unità e distribuita in edicola da febbraio a maggio 2006.
Presenti nella collana: Ascanio Celestini con Fabbrica, Mario Perrotta con Italiani cìncali! parte prima:minatori in Belgio, Emma Dante con 'mPalermu, Davide Enia con maggio '43, Giuliana Musso con Nati in casa e Armando Punzo con I Pescecani ovvero quel che resta di Bertolt Brecht. Nel settembre 2006 al Teatro Argentina di Roma, la Compagnia del Teatro dell'Argine riceve Il Premio Hystrio - ANCT "per la passione e la testardaggine con cui tengono alta la guardia della coerenza e dell'impegno, per la disponibilità a rischiare in proprio e per la capacità di lavorare duramente, senza gli sterili piagnistei di tanto teatro fondato sull'assistenzialismo".
Negli stessi giorni, particolarmente fortunati, Perrotta riceve anche il sì definitivo della Rai, per il programma radiofonico Emigranti Esprèss che, nelle sue intenzioni, dovrebbe chiudere il ciclo dedicato all'emigrazione. Il successo della trasmissione determina la candidatura in finale al Prix italia, premio internazionale per la radio, televisione e web e la vittoria del premio Speciale della Giuria nell'altro concorso internazionale per la radio, in occasione degli 80 anni della TRT, Radio Televisione Turca.
Ma ancora un ultimo e importante capitolo doveva accadere a chiudere il cerchio: Emigranti Esprèss diventa un libro pubblicato da Fandango Libri uscito in libreria il 20 marzo del 2008 e chissà se è veramente finita. Intanto nel 2007, debutta con il suo nuovo spettacolo Odissea con il quale Perrotta tenta una svolta stilistica nel suo percorso teatrale e, per non saper né leggere e né scrivere, si fa accompagnare da due ottimi musicisti Mario Arcari e Maurizio Pellizzari. Con molto orgoglio, per la serietà e la dedizione di chi glielo conferisce, a settembre 2008 riceve il Premio Città del Diario assegnato in precedenza a Marco Paolini, Ascanio Celestini e Rita Borsellino, dall'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve S.
Stefano (AR) fondato e diretto da Saverio Tutino. La motivazione del Premio: "Impegnato da anni in un importante recupero delle memorie dei nostri migranti, Mario Perrotta riesce a riprodurre l’esattezza della testimonianza orale trasformando la cronaca degli eventi in affascinanti racconti teatrali e in storie letterarie che hanno un inconfondibile registro narrativo. Le testimonianze delle quali si fa tramite, inserite in un preciso contesto storico, frutto di un attento lavoro di ricerca, diventano teatro.
Un teatro che è riduttivo definire “di narrazione”; ma che è piuttosto un racconto corale animato da molte voci, autentiche e fantastiche, vere e verosimili, fra le quali si nasconde la sua personale traccia autobiografica." L'anno 2008 lo chiude debuttando con Prima Guerra dedicato alla particolare posizione del popolo trentino nel primo conflitto mondiale. Gli ruba l'attenzione in scena un'ottima Paola Roscioli, accompagnati entrambi dagli stessi musicisti di Odissea. Il 2009 lo apre ancora meglio ritrovandosi candidato come Miglior Attore ai premi Ubu 2009 e, pur non vincendo, si ritrova sul palco dei vincitori nell'insolite vesti di presentatore della serata.
Consegna con grande pulizia i vari premi ai vincitori tranne quello della sua categoria, consegnato al geniale Alessandro Bergonzoni: un abbraccio sul palco tra i due scopre una scritta sulle spalle del golf indossato da Perrotta "NON HO VINTO". A febbraio è insieme a Stefano Benni, Massimo Carlotto e Valeria Parrella a rappresentare la cultura italiana a Parigi all'interno della "Festa del libro e della cultura italiana.