Decameron-il monologo è la versione teatrale del varietà satirico tv di Daniele Luttazzi, liberamente ispirato al capolavoro del Boccaccio. Nel 1348, un’epidemia di peste induceva alcuni giovani ad allontanarsi da Firenze per ritirarsi in una tenuta di campagna, dove passare il tempo raccontandosi novelle a tema, molte delle quali licenziose. Con la varietà lussureggiante della sua materia e dei suoi modi stilistici, l’arte di Boccaccio fondava una cultura laica, autonoma da quella religiosa, libera da pregiudizi.
La satira di Daniele Luttazzi partecipa di questa indole. Chi fa satira ha, per natura, una funzione eversiva contro il potere, le proibizioni autoritarie, il sacro. Per un buffone satirico non c’è nulla di fisso, nulla di acquisito. Può dire tutto impunemente perchè si pone fuori dalle regole sociali, mentre fa da specchio alla goffaggine maldestra con cui affrontiamo le forze avverse di un universo inospitale il cui senso ci sfugge. Getta lo scompiglio nell'ordine che abbiamo eretto a nostra difesa, si prende gioco della nostra sicurezza e mette in crisi la presunta oggettività della nostra visione dei mondo.
Ci costringe ad ammettere che il confine fra ordine e caos non è così netto come vorremmo. E non è là dove vorremmo che fosse. Il programma televisivo di Luttazzi venne interrotto con un pretesto dopo cinque puntate, nonostante il grande successo. In questo monologo, Luttazzi propone battute e sketches delle puntate inedite. Il buffone, colpito da una mazzata, si rialza come niente fosse. E' lo spirito umano, immortale. Facendoci ridere, ci rende liberi.