Vino, Chianti Classico: ogni anno 200.000 euro per difendersi da falsi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2009 14:52
Vino, Chianti Classico: ogni anno 200.000 euro per difendersi da falsi

Il consorzio del gallo nero spende ogni anno 200.000 euro solo per difendersi da falsi “cloni” prodotti in Europa, Stati Uniti o Australia. Nasce una task force legale interna che si occuperà esclusivamente della tutela del marchio: dalla registrazione in oltre 40 Paesi del mondo al monitoraggio degli utilizzi illegittimi.
E’ il vino italiano più famoso e più conosciuto nel mondo, ma il Chianti Classico vanta un ulteriore primato: ha il marchio che conta il maggior numero di tentativi di imitazione.

Basti pensare che il Consorzio Vino Chianti Classico, che tutela uno dei prodotti di eccellenza del made in Italy, spende ogni anno 200.000 euro solo per difendere la propria immagine dai finti “cloni” del “Gallo Nero”, prodotti in Europa, Stati Uniti o Australia. Essere copiati rappresenta un segnale di indubbio successo, ma implica anche un potenziale danno nei confronti di un’immagine fatta di qualità estrema, controlli accurati e un bagaglio secolare di storia e tradizioni: ecco perché all’interno del Consorzio è stata attivata una task force legale permanente di avvocati ed esperti di diritto internazionale, destinata ad occuparsi esclusivamente della tutela del marchio.

Dalla registrazione commerciale del nome “Chianti Classico” e del suo logo (la famosissima silhouette del “Gallo Nero”, simbolo della denominazione) in oltre 40 Paesi del mondo, al monitoraggio permanente a livello internazionale per rilevare eventuali utilizzi illegittimi.
Alla vigilia dell’anteprima delle nuove annate, il Chianti Classico 2007 e la Riserva 2006 in bottiglia, che saranno presentate alla “Chianti Classico Collection” - evento destinato a stampa ed operatori - in programma alla Stazione Leopolda di Firenze il 17 e 18 febbraio, il presidente del Consorzio del Chianti Classico, Marco Pallanti, spiega: “La grande fama ed il prestigio legati al nome Chianti, da sempre uno dei vini made in Italy più conosciuti nel mondo, sottintendono anche un’altra faccia della medaglia: da anni siamo infatti bersaglio di innumerevoli tentativi di contraffazione, tanto che abbiamo dovuto registrare la denominazione “Chianti Classico” come marchio collettivo.

Una decisione inevitabile, soprattutto in quei Paesi, come gli Stati Uniti, in cui non è stato possibile tutelare le nostre denominazioni di origine sia in ambito di accordi bilaterali che a livello di WTO.”. Così dal Brasile alla Nuova Zelanda, dall’India alla Cina, dalle Filippine al Sudafrica, il marchio Chianti Classico godrà di tutti i diritti di un vero e proprio marchio commerciale. Una strategia di promozione e difesa a 360 gradi: non a caso il Chianti Classico è l’unico vino in cui il marchio, con l’inconfondibile “Gallo Nero”, è presente anche sulle fascette di Stato.

“Tutelare l’immagine del Chianti Classico - afferma Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio Vino Chianti Classico - e difenderlo dai tentativi di imitazione a livello internazionale rappresenta un costo elevatissimo: a tale proposito abbiamo ottenuto un finanziamento “ad hoc” dal Ministero delle Politiche Agricole, che andrà a coprire parte degli oneri destinati alle spese di registrazione, monitoraggio e tutela legale”. Nel distretto del Chianti Classico, in cui operano 597 produttori, di cui 345 imbottigliatori, e si contano 7.200 ettari di vigneto iscritti alla Docg, vengono prodotte mediamente ogni anno 37 milioni di bottiglie di Chianti Classico.

Il 27% della produzione è destinato al mercato nazionale, il rimanente all’estero: il principale Paese importatore sono gli Stati Uniti con il 29%, seguiti da Germania (10%), Regno Unito (9%), Svizzera (7%), Canada, Giappone, Russia, Austria e Olanda. Il giro d’affari annuale del Chianti Classico si attesta mediamente sui 270 milioni di euro.

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