Ore 06.35. Siamo in piazza San Lorenzo. Leggera pioggerellina, temperatura rigida e poca gente per le strade. La mattina di Firenze è buia. La città dorme ancora appena disturbata dai pochissimi che tornano a casa dopo il lavoro notturno o si muovono, frettolosi, verso la stazione centrale. In un’atmosfera affascinante questa parte della città già pullula di vita. Rumori, suoni particolari: il mercato è già sveglio.
Voci dei commercianti che, sotto lo sguardo immobile della statua a Giovanni delle Bande Nere, padre di Cosimo I, scolpita da Baccio Bandinelli nel 1540, si preparano ad esporre la merce.
Tra non molto, turisti e non affolleranno la strada alla ricerca di vestiti, borse, ricordi di questa città che ogni mattina si sveglia e da il saluto alla sua storia. Una storia molto antica che, da queste parti, nasce da un luogo particolare. La basilica di San Lorenzo è una delle più importanti chiese della città portata agli onori della cronaca già dal 393. Il progetto di ristrutturazione fu affidato nel 1419 a Filippo Brunelleschi.
In questo clima, è bello apprezzare come il quotidiano riesca a fondersi con la memoria nei gesti di questi uomini e donne intenti a preparare una nuova giornata di lavoro.
Assaporo questo spettacolo per due minuti. Poi procedo, qualche passo ed eccomi via Cavour. Mi sembra un balzo nella storia. Qui, al civico n. 21, vi era l’antica sede del “Caffè Michelangiolo” abituale ritrovo di un gruppo di artisti di cui fece parte anche Carlo Lorenzini detto Collodi. Proprio l’uomo conosciuto in tutto il mondo perché inventore delle avventure del pezzo di legno diventato bambino. Proprio lui, Pinocchio. Pochi metri ed ecco via Taddea. Al n. 25, una targa in marmo ricorda che qui nacque lo scrittore.
Un balzo nella storia visto che il romanzo è del 1881. A Firenze succede anche questo alle 06.40 di un mattino che, come tanti in riva all’Arno, ha l’oro in bocca. Tra fantasia e realtà.
Giuseppe Saponaro