di Walter Fortini
Firenze- Anzitutto il metodo, ma anche il merito. Riaprire il carcere duro a Pianosa sarebbe un errore per la Regione Toscana. Costringerebbe a costi enormi per le ristrutturazione, vista l'inadeguatezza oggi delle strutture dell'isola ad ospitare un super carcere degno di questo nome, e sarebbe un'operazione dunque antieconomica. Ma si perderebbe anche un angolo di territorio dalle straordinarie rarità naturali, dopo che faticosamente era stato in questi anni restituito al pubblico.
«Realizzare un carcere speciale a Pianosa - sottolinea il presidente della Toscana, Claudio Martini - vorrebbe dire aggiungere cemento e sottrarre metri e metri alla natura.
Un provvedimento che nel merito sembra avere più costi che benefici e che stravolge le scelte e gli investimenti per un futuro diverso fatti in questi anni. Ma è anche sbagliato il metodo, perché sulla proposta non c'&egrav e; stato alcun confronto e la decisione arriva come calata dall'alto». Il disegno di legge sulla sicurezza, che prevede la riapertura dei carceri speciali nelle isole per ospitare i detenuti in regime di 41 bis, è stato infatti già approvato dal Senato e ora è all'esame della Camera.
«La Regione – prosegue il presidente della Toscana – condivide appieno i dubbi esposti da molti». «Riaprire a Pianosa il carcere speciale – aggiunge l'assessore regionale ai parchi, Marco Betti - vorrebbe dire la fine del turismo sostenibile su cui anche altri enti stanno investendo, la fine dei tanti laboratori di ricerca scientifica attivati, degli scavi e studi archeologici e della possibilità stessa da parte dei cittadini di fruire dell'isola. Attività in grado invece di convivere con un carcere con regime leggero com'è quello attuale, dove i detenuti sono utilizzati in attività agricola e di accoglienza».
L'isola è un piccolo gioiello della natura, per non parlare dei fondali attorno.
Nel 2007 Pianosa è stata visitata da 12.500 turisti, con beneficio per l'economia di tutto l'Arcipelago. «Trasformare il carcere attuale affinché sia in grado di ospitare detenuti in regime speciale, dicono i tecnici, avrebbe costi enormi – concludono Martini e Betti - Le attuali strutture non sono infatti più adatte. Non mettiamo in discussione la necessità del carcere duro per i mafiosi. Forse varrebbe però la pena di cercare spazi altrove, anziché mettere a rischio un'isola che è un piccolo grande tesoro».