Firenze– Accreditamento delle strutture sanitarie pubbliche e private della Toscana “dinamico e di eccellenza”, in modo da poter innalzare il livello di sicurezza per i cittadini e promuovere una qualità sempre maggiore. E’ questo l’obiettivo che si pone la nuova proposta di legge che la Giunta ha avuto il mandato di elaborare e che sostituirà l’attuale normativa, ormai vecchia di dieci anni.
A spiegarlo è stato l’assessore al Diritto alla salute Enrico Rossi, che questa mattina ha tenuto in aula un’informativa dal titolo “Proposta di legge su norme in materia di qualità e sicurezza delle strutture sanitarie: procedure e requisiti autorizzativi di esercizio e sistemi di accreditamento”.
Rossi ha comunicato che si è scelto la strada di una nuova legge in nome della semplificazione e che comunque saranno confermate tutte le norme sugli studi professionali, così come saranno riconfermati gli accreditamenti dati finora anche ai privati a meno che non siano in naturale scadenza. “L’obiettivo della nuova legge – ha spiegato l’assessore – è quello di rafforzare i controlli sulle autorizzazioni, in maniera da effettuare un salto di qualità importante in materia di sicurezza”.
Inoltre l’accreditamento sarà effettuato attraverso la richiesta di requisiti minimi; accanto però a un accreditamento standard ci sarà il cosiddetto “accreditamento d’eccellenza”: le strutture pubbliche e private potranno, volontariamente, sottoporsi a questa procedura di che richiederà livelli di qualità ulteriori e che certificherà un livello più alto raggiunto nei servizi ai cittadini. “Nel complesso - ha concluso Rossi - passeremo da una concezione dell’accreditamento statica, in cui si certificava un livello una volta per tutte, a una concezione dinamica, con verifiche ‘in progress’ rispetto a processi di miglioramento continuo”.
Spariranno inoltre le tre attuali commissioni regionali di area vasta per l’accreditamento, e saranno sostituite dalla presenza di un organismo tecnico regionale preposto alle funzioni di verifica, di un organismo rappresentativo degli utenti e delle categorie sociali interessate, e di un organismo nell’ambito del Consiglio sanitario regionale in grado di fornire supporto tecnico-scientifico, consultivo e di orientamento. La nuova proposta di legge non comporterà oneri aggiuntivi rispetto al budget già previsto per la normativa del 1999, che è fissato a 1.150.000 euro annuali.
L’aula ha dato il via libera, a maggioranza, alla proposta di delibera di applicazione della legge regionale 2/2005, sulle discipline del benessere e bio-naturali.
Voto contrario di Forza Italia-Pdl e An-Pdl. “Il testo che proponiamo – ha detto Fabio Roggiolani (Verdi), presidente della commissione Sanità – è frutto di un lungo lavoro di concertazione con le associazioni di categoria e i soggetti interessati. Si tratta di applicare una legge che non istituisce profili professionali ma dà riconoscimento al marchio del benessere toscano e garanzia di qualità a chi opera in questo settore. Abbiamo curato il percorso per far sì che i cittadini che scelgono queste discipline possano avere più garanzie e affinchè gli operatori del settore siano ben formati e professionali.“ Marco Cellai (An-Pdl), nel dichiarare il voto contrario, ha sollevato perplessità e obiezioni in merito alla legittimità costituzionale del provvedimento.
Oggetto della proposta di delibera e della legge sono le pratiche e le tecniche naturali, energetiche, psicosomatiche, artistiche e culturali esercitate per favorire il raggiungimento, il miglioramento e la conservazione del benessere della persona.
Si tratta di discipline che non si prefiggono la cura di specifiche patologie. Secondo Annamaria Celesti (Fi-Pdl), vicepresidente della commissione Sanità, “la proposta avanzata dall’assessore di istituire tre Commissioni regionali per questo processo perpetua sempre il modello dell’autoreferenzialità del sistema, dove il controllore è allo stesso tempo il controllato”. “È invece indispensabile – ha proseguito Celesti - che sia un organismo altamente qualificato e super partes a svolgere la funzione di valutazione della qualità e dell’efficacia sanitaria.
Sarebbe corretto affidarsi all’esperienza più consolidata in questo campo, rappresentata da quella nord-americana attuata attraverso la ‘Joint Commission on Accreditation of Healthcare’, che ad oggi accredita l’80% delle strutture di ricovero e di cura negli Usa”.
Marco Cellai (An-Pdl), premettendo che è difficile avviare una discussione in mancanza ancora di un testo di legge, ha avanzato perplessità “sul mutamento previsto, riguardo alla sostituzione delle tre commissioni di area vasta con tre organismi articolati secondo funzioni differenti”.
Ogni valutazione è tuttavia rinviata alla verifica concreta della proposta di legge.
Anche per Fabio Roggiolani (Verdi), presidente della commissione Sanità, “le affermazioni generali sono ampiamente condivisibili e preludono a una svolta di cui si sentiva l’esigenza” ma è ovviamente necessario attendere la legge per una discussione organica.
Alessia Petraglia (Sinistra democratica) ha apprezzato la scelta di aver pensato a un testo di legge completamente nuovo e ha ribadito che “il sistema di regole a garanzia della sicurezza delle strutture sanitarie è per noi fondamentale”.
Secondo Petraglia è essenziale che siano date regole certe e che i cittadini e i loro rappresentanti possano partecipare concretamente al processo. “E’ anche necessario – ha concluso la consigliera – che chi valuta sia un ente terzo, proprio per rafforzare la legittimità del sistema”.
“I principi sono condivisibili, resta da vedere cosa accadrà in realtà con la legge”: questo il giudizio di Giuseppe Del Carlo (Udc), mentre secondo Luca Ciabatti (Rifondazione Comunista) “è apprezzabile che non ci sia una modifica parziale della legge precedente e che venga posta la massima attenzione alla qualità delle strutture e dei servizi ai cittadini”.
Per Alberto Monaci (Pd) “occorre che con la nuova legge emerga un segnale: lo spirito dell’accreditamento sta nella sua funzione di innalzamento del livello di qualità del sistema”, così come “si deve agire nella struttura sanitaria nel suo complesso senza contrapposizioni tra pubblico e privato”.
Marco Carraresi (Udc) ha sottolineato che c’è l’occasione di fare un grande lavoro per la sanità toscana, “c’è l’opportunità di inserire nella nuova legge qualcosa non previsto adesso, nel senso del miglioramento del sistema, senza mettere in discussione i percorsi delineati”.
Anche Carraresi si è detto tuttavia perplesso rispetto al passaggio dell’informativa in cui si parla di valutazione, dato che non è specificato a chi spetti e che ad oggi l’unico soggetto è l’Istituto Sant’Anna. “Occorre assolutamente – ha concluso il consigliere – una terzietà dell’organismo valutatore”.
Nella replica finale, l’assessore al Diritto alla salute Enrico Rossi ha ringraziato per il dibattito giudicato positivo e per il sostanziale disco verde ricevuto dal Consiglio per l’elaborazione del nuovo atto, e ha precisato rispetto a quanto detto in alcuni interventi che “l’Università Sant’Anna è un terzo pubblico: questo è un dato difficile da contestare.
Si tratta di un organismo molto apprezzato da altre regioni e a livello nazionale. Cerchiamo – ha concluso – di non fare del provincialismo, di cadere in quel vizio tutto toscano per cui se nasce qualcosa di buono bisogna per forza dargli contro”.