Firenze, 15 ottobre 2008– 25 milioni di euro all’anno in Toscana vengono destinati allo screening oncologico. Nel 2007 si parla di circa 420 mila screening: 130 mila alla mammella, 143 mila alla cervice uterina e 145 mila al colon retto. L’andamento generale dello screening tumorale è stato affidato all’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO) che referta annualmente e verifica l’adesione ai programmi di prevenzione e la validazione delle pratiche. Questi alcuni dati riportati dall’assessore alla Sanità Enrico Rossi nel rispondere ad un’interrogazione presentata da Fi-Pdl e An-Pdl sulle metodiche di verifica e di controllo relative agli screening oncologici di cui si avvalgono le aziende sanitarie toscane.
Sul livello di avanzamento dell’implementazione dei progetti in questo ambito rispetto al Piano nazionale di screening, l’assessore risponde che per il 2007 i tassi di estensione sono stati del 100% per lo screening cervicale, dell’82% per quello mammografico e del 66% per il colon retto mentre il valore di adesione è stato rispettivamente del 51%, del 69% e del 51%.
I consiglieri di Alleanza nazionale Marcella Amadio e Marco Cellai avevano presentato un'interrogazione collegata.
L’assessore ha riportato le cifre delle verifiche dell’Asl 6 di Livorno, affermando che “in merito alle manomissioni volontarie effettuate a carico dei soggetti risultati positivi allo screening del sangue occulto delle feci si tratta di un totale di 357 casi su 57.000 test effettuati e 2.900 risultati positivi”. “L’Asl – ha detto Rossi - ha gestito il problema con responsabilità ma senza allarmismi e nel rispetto delle persone che hanno ricevuto tutte le attenzioni del caso. Le indagini della magistratura potranno chiarire tutti gli aspetti della vicenda”.
“Spetterà certamente all’autorità giudiziaria individuare le responsabilità penali di quanto accaduto - ha ribattuto Anna Maria Celesti - non c’è dubbio che si sia trattata di una azione imputabile ad una singola persona ma questo non chiarisce il fatto che troppo tempo sia trascorso, oltre due anni, prima che l’ASL 6 si accorgesse delle manomissioni anche perché, in questo lasso di tempo, alcune persone non hanno potuto iniziare in tempo terapie appropriate alla loro patologia”. 'E'indispensabile - ha aggiunto - puntare i riflettori sulla necessità di incrementare il sistema di monitoraggio e di verifica degli screening oncologici a tutela della salute dei cittadini”.
Si è detta “sconcertata dalle parole di Rossi” Marcella Amadio. “Questo caso ha destato molta preoccupazione a Livorno, credo che la Giunta regionale potrebbe dare un chiarimento finale alla città. Mi domando come sia possibile che questa persona abbia potuto manomettere i test senza che nessuno se ne accorgesse e che non sia stata ancora licenziata. Mi domando anche se si voglia sollevare dall’incarico il direttore generale dell’Asl 6 Fausto Mariotti per mancata vigilanza”.
“Quanto avvenuto a Livorno è sconvolgente e sorprendente, pur nella sua eccezionalità”.
Così interviene Anna Maria Celesti, Vicepresidente della Commissione Sanità, dopo la risposta, oggi in Consiglio Regionale, da parte dell’Assessore Rossi al question time sulla vicenda del referti manomessi presso il Corat dell’ASL 6 di Livorno. “Spetterà certamente all’autorità giudiziaria individuare le responsabilità penali di quanto accaduto” continua la Celesti “non c’è dubbio che si sia trattata di una azione imputabile ad una singola persona ma questo non chiarisce il fatto che troppo tempo sia trascorso, oltre due anni, prima che l’ASL 6 si accorgesse delle manomissioni anche perché, in questo lasso di tempo, alcune persone non hanno potuto iniziare in tempo terapie appropriate alla loro patologia”.
“Gli allarmismi sono certamente da evitare” prosegue la Celesti “e l’attività di prevenzione non deve essere assolutamente abbandonata ma anzi incrementata. E proprio perché rappresenta uno dei punti forti della sanità toscana, è indispensabile puntare i riflettori sulla necessità di incrementare il sistema di monitoraggio e di verifica degli screening oncologici a tutela della salute dei cittadini”. “Proprio per questo” conclude la Celesti “è preoccupante la situazione dell’ISPO (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica), che ha sempre svolto questo ruolo con competenza e professionalità.
Da mesi é una struttura paralizzata nell’espletamento delle funzioni attribuitegli dal servizio sanitario regionale. E’ precisa responsabilità politica dell’Assessore Rossi risolvere la situazione mettendo questo ente in grado di svolgere verifiche, controlli e monitoraggio dei programmi di screening oncologici. Questo anche perché, se è vero che nella nostra Regione vengono impegnati 25 milioni di euro all’anno per tale attività di prevenzione, è altrettanto vero che, se fatta correttamente e regolarmente, essa comporta certamente anche un risparmio in termini non solo di vite umane ma anche di costi sociali e sanitari”.