La legge definisce che cosa si intende per “condizione di non autosufficienza”, la composizione e ripartizione delle risorse del fondo (cui concorrono finanziariamente anche i Comuni), gli interventi finanziati. Da quest’ultimo punto di vista, la legge esplicita un orientamento verso gli interventi domiciliari (anche tramite il sostegno economico al lavoro di assistenza della famiglia e della persona), ma sono previsti anche inserimenti in residenze sanitarie e in strutture semiresidenziali.
Possono accedere al fondo coloro che risiedono nel territorio regionale, che si trovano nella condizione di non autosufficienza e “con alto indice di gravità accertata dalla Unità di valutazione multidisciplinare” (UVM), costituita in ogni zona distretto. Per avere accesso alle prestazioni si istituiscono i cosiddetti “punti insieme”, primo punto di contatto tra chi richiede le prestazioni e il sistema organizzato secondo la valutazione dell’apposita Unità multidisciplinare. Quest’ultima elabora un progetto di assistenza personalizzato che contiene gli esiti attesi per le condizioni di salute e le prestazioni sociosanitarie da erogare.
L’obiettivo del progetto di assistenza personalizzato è sia scegliere la prestazione migliore per l’interessato che di raggiungere un livello di condivisione con il soggetto e/o i familiari. La proposta di legge è stata approvata con vari emendamenti presentati dalla maggioranza (in specie dal presidente della Commissione sanità, Fabio Roggiolani). Approvato anche un emendamento del capogruppo dell’Udc, Marco Carraresi, che si riferisce al concorso finanziario dei Comuni: in base all’emendamento questo potrà in ogni caso essere inferiore alla spesa storica sostenuta a titolo di assistenza ai non autosufficienti risultante dai bilanci del 2007.