Firenze– Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato ieri la legge per l’istituzione di un fondo regionale per la non autosufficienza. La proposta di legge è stata approvata con 35 voti favorevoli, espressione dei gruppi della maggioranza, e 13 voti contrari dei gruppi di opposizione. La legge nasce per sostenere ed estendere il sistema pubblico dei servizi sociosanitari integrati a favore delle persone non autosufficienti, disabili e anziane. La dotazione finanziaria avverrà in maniera progressiva e prevede lo stanziamento di 28 milioni di euro nel 2008, 50 milioni nel 2009 e 80 milioni nel 2010.
“Il dibattito avviene in un paese dove lo Stato non ha stabilito i livelli essenziali di assistenza sociale – ha esordito il presidente della commissione Sanità, Fabio Roggiolani (Verdi) – ed oggi facciamo un’operazione che ci consente di coprire una parte aggiuntiva di risorse per la non autosufficienza, prendiamo una importante decisione di solidarietà sociale, facciamo una scelta necessaria e la inseriamo in un quadro di compartecipazione”.
Roggiolani ha quindi parlato di tre elementi di innovazione: il diritto del disabile ad autodeterminare le proprie scelte di vita; la definizione di tante situazioni diverse di disabilità e quindi di differenti bisogni; il “Fondo che serve a risolvere i problemi di tante persone e che, soprattutto, non è una sorta di contributo a pioggia”. “E’ una azione positiva – ha concluso - che rompe le sclerotizzazioni ideologiche”. “Ci saremmo aspettati che i 28 milioni di euro destinati al Fondo fossero soldi investiti in un concreto progetto capace di garantire certezze e facilità di accesso ai servizi, ponendo al centro la persona non autosufficiente con tutti i suoi diritti – ha sottolineato la vicepresidente della commissione Sanità Annamaria Celesti (Fi-Pdl) – e invece prendiamo atto ancora una volta che la maggioranza non è riuscita a superare gli obsoleti schemi idelogici, continuando ad investire risorse sul sistema” e creando nuovi sportelli come i ‘punti insieme’, gli ‘sportelli unici di accoglienza’ e un nuovo accertamento attraverso le Unità di valutazione multidisciplinare, “in barba alla semplificazione burocratica”.
“Questa legge non esaurisce la questione, perché sarà decisivo il regolamento”. Di questo si è detto convinto il consigliere Luca Ciabatti (Rc), che è partito dai provvedimenti “sbagliati” del Governo ed ha sottolineato che il regime di compartecipazione dei familiari, per le residenze sanitarie assistite, è transitorio. “Un assegno di 100 euro oggi, domani ne vale 80 – ha detto il consigliere – un servizio erogato è invece ben altra cosa”. Ciabatti ha concluso il proprio intervento, invitando sia la Giunta che il Consiglio regionale a rivolgere un appello al Governo, affinché definisca al più presto i livelli essenziali di assistenza sociale.
“Oggi la nostra Regione prova a realizzare un progetto ambizioso – ha affermato Rosanna Pugnalini (Pd) – facendo un salto di qualità per un sistema integrato di servizi rivolto alla persona, quindi capace di migliorarne le condizioni di vita e l’autonomia”. E per far questo, ha spiegato la consigliera, si è cercato di dettagliare il programma, di monitorare le risorse economiche, di introdurre un sistema di omogeneità territoriale, di specificare tempi certi, dando rilievo agli interventi domiciliari.
“I risultati saranno visibili nei prossimi anni – ha concluso la Pugnalini – e porteranno soprattutto ad una migliore qualità della vita per tutti”. Marco Cellai (An-Pdl) ha definito il testo della legge “insufficiente, arrogante e illegittimo”. “Ci aspettavamo che i finanziamenti per il Fondo fossero destinati ad un progetto capace di guardare alla centralità della persona non autosufficiente – ha detto il consigliere – ed invece si è scelto di investire risorse nel sistema, senza avere un occhio di riguardo nei confronti della famiglia”.
Da qui l’accenno alla compartecipazione, e quindi alla “palese e grave violazione dell’articolo 117 della Costituzione” e della tenuta in considerazione della situazione economica del solo assistito.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’intervento del consigliere Giuseppe Del Carlo (Udc): “pensavo che i 28 milioni di euro stanziati per il Fondo andassero per i servizi e invece mi risulta che così non sia e che molto si perda in passaggi burocratici, mentre la legge doveva servire a semplificare”.
Il consigliere ha richiamato l’attenzione sulla compartecipazione dei familiari e sulla libera scelta della famiglia, “nodo da considerare con attenzione”. Secondo Del Carlo, se una famiglia decide di assistere in casa un anziano, seguendo un iter di intervento personalizzato, deve essere sostenuta come se optasse per la badante.
Gino Nunes (Pd) ha parlato dell’articolazione dei punti di accoglienza, “come sono presenti e in quale rapporto con le strutture esistenti”, e ha espresso qualche “perplessità sulla previsione di risorse per la formazione professionale, all’interno di un fondo che, non per colpa della Regione, è assai al di sotto delle esigenze”.
Le considerazioni del consigliere si sono aggiunte all’osservazione sulle “critiche legittime dell’opposizione, che però non tengono conto del taglio del finanziamento operato dal Governo”. Alessia Petraglia (Sd) considera la nuova legge regionale come “uno degli atti più qualificanti dell’intera legislatura, una atto di civiltà e solidarietà. Contribuisce ad una redistribuzione sociale del reddito, è frutto di un ampio confronto, al quale ha preso parte anche l’opposizione. La Regione – aggiunge - assegna risorse proprie a fronte dei tagli del Governo, assicura una risposta solidale, si propone di dare risposte e servizi adeguati al bisogno.
Il principio di compartecipazione si rifà a criteri di adeguatezza ed equità sociale”.
In disaccordo il capogruppo Udc, Marco Carraresi, che ha premesso un quadro critico sulla nostra regione, “seconda solo alla Liguria per la percentuale di ultrasessantacinquenni, pari al 22% della popolazione; con 83mila non autosufficienti, dei quali 40 mila gravi; e con 3 mila 300 anziani in lista di attesa per un posto in una Rsa, di cui mille e 500 nell’area fiorentina”. Carraresi vede la nuova legge “incompleta, generica, una legge manifesto che mostra la propria inutilità.
Si doveva creare un sistema di servizi sociali improntati all’equità, che evitassero sperequazioni e criteri difformi. Ma con questi provvedimenti non si spostano risorse, non si innova, non si correggono le inefficienze. Ci siamo posti in modo aperto, abbiamo proposto emendamenti, tra i quali l’introduzione dell’assegno di cura”.
“Potevamo approvare un’ottima legge − ha commentato Monica Sgherri (Prc) in sede di dichiarazione di voto −. Così com’è, rimane per noi un punto non risolto sul tema della compartecipazione.
Contiamo molto sull’approvazione del regolamento, in merito alla definizione delle fasce per l’esenzione”.
L’assessore Gianni Salvadori, nella replica, ha respinto “i tentativi di gettare discredito e confusione su questa legge, che stanzia risorse per 28 milioni di euro nel 2008, 50 milioni nel 2009 e 80 nel 2010”. Una legge che, ha continuato, “fornisce risposte ai 40 mila non autosufficienti gravi, assicura percorsi chiari e trasparenti attraverso il “Punto insieme”. Le Unità di valutazione, ha spiegato Salvadori, “non sostituiranno la valutazione di gravità, ma valuteranno la risposta assistenziale”.
Il Progetto di assistenza personalizzata “permetterà una circolarità e una pluralità di risposte”. La legge, ha ribadito con forza l’assessore regionale, “non ha alcun aspetto di illegittimità, rispetta il Titolo V della Costituzione e si rifà alla legge 130 del 2000. Il nodo della costruzione di livelli essenziali può essere sciolto solo a livello nazionale”. Con questo provvedimento, la Regione intendete “garantire un sistema universalistico e assicurare giustizia ed equità.
Una legge − ha concluso Salvadori - di cui possiamo andare orgogliosi”.