Il connubio tra arte e ambiente nel territorio fiorentino non solo contribuisce al “marchio” per l’insieme dei prodotti e del lavoro locale, ma è anche – e in maniera crescente – una fonte diretta di reddito e un motore di attività economiche. Si può constatare a riguardo la crescita forte del turismo (+22% di presenze negli ultimi tre anni) trainata in buona parte dalle aree rurali (su una crescita di 1,9 milioni di presenze, le aree esterne a Firenze ne hanno intercettate 0,9 milioni) e soddisfatta in primo luogo dall’offerta ricettiva basata su agriturismi, appartamenti e altre modalità più soft, fondate sul recupero dell’esistente piuttosto che sulla realizzazione di nuovi complessi.
Da non trascurare, inoltre, la crescita del settore dell’agricoltura biologica che, seppure in fase di stabilizzazione negli ultimi tre anni, è giunta oggi a coprire il 13,6% della superficie agricola utile, un valore più che doppio rispetto alla media nazionale.
Sono questi alcuni dei dati che emergono nel rapporto sullo stato di salute ambientale del territorio provinciale, compiuto dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia. Il report sarà al centro di “Ambientiamoci”, un convegno dedicato ai temi ambientali del territorio che si svolgerà a Palazzo Medici (Sala Luca Giordano) giovedì 11 dicembre, a partire dalle ore 9.30, e che è stato presentato stamani dal Presidente della Provincia Matteo Renzi, dall’assessore provinciale all’Ambiente Luigi Nigi e dal Presidente dell’Afe Luca Talluri.
“In quei settori – è stato osservato – che sono anche molto esposti alla domanda esterna (e alla sensibilità ambientale estera) – si è avviata una conversione in senso ambientale, che sta producendo un vantaggio sia economico che ecologico e crea nuove aree di mercato espansive. Al tempo stesso contribuisce al miglioramento della qualità ambientale, al mantenimento del paesaggio e al ripristino territoriale”. Questi settori in crescita si inseriscono in un contesto caratterizzato da un buon andamento congiunturale dell’economia provinciale, frutto di dinamiche macroeconomiche che attraversano le principali componenti settoriali.
In tal senso vale la pena ricordare come l’economia della provincia di Firenze appare nel complesso strutturalmente in linea con la regione anche se è andata nell’ultimo decennio progressivamente terziarizzandosi.
Sotto il profilo della performance ambientale, emerge come la provincia di Firenze condivida le tendenze dominanti dell’Italia non sfruttando ancora a pieno le proprie potenzialità. Il sistema industriale, pur non rappresentando la principale fonte di impatto, mostra un non elevato dinamismo ambientale e solo di recente si sono manifestati segni di risveglio con il varo di alcuni progetti per la certificazione ambientale e l’infrastrutturazione ambientale di aree industriali, che hanno contribuito all’incremento significativo delle aziende certificate (dai 56 siti certificati del 2004 si è passati a 178 siti nel 2007).
La struttura della mobilità non è evoluta verso i trasporti collettivi, le rotaie o verso un più diffuso impiego delle biciclette e il tasso di motorizzazione è in continua crescita, tuttavia migliora in modo significativo la qualità ambientale del parco auto e si riducono i consumi per la mobilità. Il sistema energetico, pur presentando una stabilizzazione dei consumi, con una parziale sostituzione tra benzina e gasolio per i combustibili, è rimasto incentrato sui combustibili fossili e non ha ancora conosciuto un apprezzabile sviluppo delle fonti rinnovabili (eolico, solare, biomasse) sia nella produzione elettrica che termica.
Il miglioramento tecnologico (soprattutto del parco macchine) e della qualità dei combustibili ha però limitato gli effetti negativi della crescita dei consumi energetici e in particolare della mobilità.
Per la gran parte degli inquinanti atmosferici si registra una riduzione delle concentrazioni, pur permanendo una situazione di criticità soprattutto per il pm10 e per l’ozono.
Nonostante il significativo incremento della capacità depurativa, la qualità delle acque superficiali sul territorio provinciale si mantiene sostanzialmente stabile e l’Arno ed alcuni suoi affluenti continuano a presentare situazioni di forte inquinamento a valle della città di Firenze.
Una notevole crescita si registra nella produzione dei rifiuti urbani (+31,7% dal 1997, +7,4% anche nell’ultimo triennio, 2004-2006), nonostante i livelli pro capite già tra i più alti d’Italia.
L’estensione e il successo della raccolta differenziata, che nel 2006 ha superato il 36,3% (secondo lo standard di calcolo regionale), non è però sufficiente a ridurre la quantità totale di rifiuti residui, che si mantiene sostanzialmente stabile. Anche la produzione di rifiuti speciali risulta sostenuta.
Questi fattori di impatto si manifestano nelle forme più acute nelle aree urbane. Ma è la stessa urbanizzazione a costituire un fattore di impatto significativo e da controllare. Tuttavia negli ultimi anni (periodo 2000-2004) sembra essersi stabilizzata la progressiva crescita dell’artificializzazione del territorio, registrata nei periodi precedenti, pur a fronte di una ripresa della crescita demografica (+8% dal 2001 al 2006).
Nonostante questi segnali confortanti, il consumo di suolo pro capite non è indifferente (e varia dai 110 mq/ab in comuni a forte densità agli oltre 600 mq/ab in comuni con insediamenti estensivi e declino demografico). La dispersione di centri abitati e infrastrutture di trasporto determina una frammentazione delle aree naturali e agricole e un “disturbo” che investe un’area molto ampia della provincia (circa il 43% della superficie provinciale, variando tra il 74% dell’area fiorentina e il 29% nel Mugello).
Una porzione significativa del territorio è sottoposto a instabilità geomorfologia e rischio di frana (83% del territorio, ma solo il 5% a pericolosità elevata e molto elevata).
Circa il 4% del territorio provinciale è ancora esposto a rischio idraulico elevato o molto elevato. In tal senso il risanamento e la messa in sicurezza del bacino dell’Arno, così come la prevenzione di eventi calamitosi, costituiscono una delle grandi priorità ambientali. Nonostante la scarsità. delle risorse disponibili, rispetto ad un fabbisogno stimato di 1,9 miliardi di euro, i Consorzi di bonifica, l’Autorità di bacino del fiume Arno e gli Enti locali hanno avviato un piano di risanamento di ampio respiro.