Firenze– La crisi della Recoplast di Agliana (Pt), azienda che ricicla rifiuti plastici e vetro in liquidazione da qualche settimana e le “pesanti” ripercussioni che il fermo dell’impianto potrebbe avere su tutto il sistema Toscana, è stato al centro della seduta della commissione speciale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti urbani presieduta da Paolo Marcheschi (Fi-Pdl).
Una riunione “tecnica” voluta dal presidente per acquisire informazioni sullo stato di crisi di una “realtà aziendale fondamentale” che svolge un “ruolo strategico” per raccolta e lavorazione del multimateriale proveniente dalle raccolte differenziate.
“La seduta ha confermato la necessità di investire sul riciclo come richiede la normativa europea” ha detto Marcheschi. “Nella nuova direttiva si parla di percentuali e di obiettivi di recupero della materia piuttosto che di raccolta. È nel riutilizzo, nella ricerca e nelle risorse che si dovrebbe intervenire”. “È del tutto inutile - ha continuato - forzare ancora sulla raccolta differenziata che rischia di essere smaltita in discarica mentre è necessario tenere alta l’attenzione sui costi a carico dei cittadini”.
“Lo stop di Recoplast potrebbe far venire meno la strategia regionale che punta all’aumento della differenziata e al raggiungimento di obiettivi comunitari, nazionali e regionali”.
L’azienda, attraverso accordi con società di gestione, si occupa dello stoccaggio, della lavorazione e del riciclaggio dei rifiuti differenziati per l’area empolese e le province di Prato, Pistoia, Lucca. “Lo scenario che si profila in Toscana – ha sottolineato il presidente - è tutt’altro che roseo.
Già questa estate il sistema è andato in tilt. L’aumento del 40 per cento dei rifiuti nelle campane di raccolta ha portato al collasso Revet (l’altra azienda che si occupa di raccolta, trattamento e recupero di materiali destinati al riutilizzo ndr). Oggi, con Recoplast chiusa, uno stato di saturazione più o meno improvviso aprirebbe scenari emergenziali. Lo stato di sofferenza della Toscana è evidente. E ancora non abbiamo raggiunto le percentuali fissate per legge. Se non pensiamo subito ad adottare misure eccezionali, la prossima estate saremo costretti a smaltire fuori regione”.
Per il presidente della commissione è necessario mettere mano, nel più breve tempo possibile, all’anello mancante del ciclo: gli impianti. “Da mesi vado dicendo che è del tutto inutile forzare ancora sulla raccolta differenziata in assenza di impianti adeguati”.
Una convinzione condivisa anche dal direttore amministrativo di Recoplast Renato Niccolai: “Il porta a porta rimane una buona idea inapplicabile sotto il profilo tecnico. In Toscana gli impianti sono attrezzati solo per la lavorazione del multimateriale.
È evidente che occorrono politiche di adeguamento al porta a porta che diversamente non potrà mai decollare ma anzi continuerà ad essere penalizzante per le aziende”. Secondo le stime fatte da Niccolai, non occorrono pesanti stravolgimenti per convertire la lavorazione: “siamo nell’ordine di 800mila un milione di euro a impianto”.
Sulla difficile situazione di Recoplast, è intervenuto il liquidatore Bruno Gori: “Alla base di tutto ci sono errori di progettazione e valutazione di business plan.
L’azienda si è portata dietro un deficit tale da impedire qualsiasi tipo di intervento. Queste carenze hanno di fatto determinato le prescrizioni di Arpat e Asl e le conseguenze che tutti sappiamo”. Secondo quanto riferito da Gori, l’impianto di Agliana “non ha mai girato a pieno regime. Abbiamo lavorato ben al di sotto delle nostre capacità tuttavia scongiurando il peggio”.
Un impianto che pure aveva numeri e potenzialità evidenti. “La vocazione dell’azienda è sempre stata il riciclaggio”.
Ha detto il direttore tecnico Nicola Suggi. “Dalla raccolta differenziata urbana al riciclo delle plastiche. Abbiamo iniziato l’attività alla fine degli anni Ottanta installando una doppia linea di estrusione di rifiuti, quindi una seconda linea di selezione di imballaggi in plastica, arrivando a sviluppare un’attività di selezione delle raccolte multimateriale e all’installazione di un piccolo impianto pilota”. (f.cio)