Riaprirà a marzo il museo Bardini. Dopo quasi dieci anni di chiusura il 'blu' delle pareti tornerà a fare da sfondo agli straordinari pezzi che il grande antiquario fiorentino Stefano Bardini aveva raccolto durante la sua vita e che poi aveva lasciato in eredità al Comune di Firenze nel 1923 dopo che morì, perché diventasse il Museo della città. E con due novità, la sala del Porcellino, quello autentico realizzato da Pietro Tacca (al mercato attualmente c'è una copia) e la Sala del Marzocco dove verrà collocato il Marzocco originale che stava sul frontone di Palazzo Vecchio attualmente custodito al Museo San Marco.
Per la riapertura sono stati fondamentali i 130mila stanziati dalla Giunta qualche settimana fa con cui l'assessore Giani ha disposto la messa in sicurezza di tutti gli impianti e la collocazione delle porte frangifiamma. Ora il Museo tornerà a splendere con i bellissimi pezzi che l'antiquario Bardini recuperava nelle chiese, nei palazzi, in tutta Italia. Pezzi unici come i crocifissi di scuola donatelliana e di scuola giottesca, la scultura di Tino Di Camaino della fine del 1200, di scuola senese, che raffigura una donna che allatta i suoi piccoli, le cassapanche , le madonne in terra cotta provenienti dalle botteghe di Donatello, Ghiberti.
E poi la collocazione delle opere, mai casuale perché Bardini metteva i suoi pezzi ricostruendo intere epoche di storia. Basta vedere la 'chiostrina' dove in pochi metri si va dalla romanità al periodo classico, fino ad arrivare alla meta del 1400. E poi il blu delle pareti scelto con cura a suo tempo da Bardini, un pigmento al quale la curatrice Nesi insieme ai suoi collaboratori sta lavorando per recuperarne le componenti chimiche e le dosi precise in modo da restituirlo al pubblico esattamente come voleva l'antiquario.
Una "ricetta" vera e propria di blu che Bardini aveva spedito a Boston e che da lì andrà recuperata. Il Museo è di tre piani, al pianterreno ci sono le sculture, le robbiane e la Sala d'Arme, nello scalone che collega il pianterreno al secondo piano verrà sistema la collezione dei tappeti cinquecenteschi e al primo piano ci saranno le sale delle cornici, dei bronzi e dei dipinti. Ed è qui che verrà restaurato il crocifisso ligneo di scuola giottesca che potrà essere ammirato nella fase di restauro.
Al terzo piano invece verrà ospitata la collezione Corsi, fatta di dipinti inedito realizzati fra il 300 e il 600.