Arriva anche in Italia la nuova regina del reggae al femminile, Tanya Stephens, che si può considerare, nonostante l’età, già una veterana della scena reggae giamaicana è una delle rare figure femminili che sono riuscite a costruirsi una grande notorietà internazionale in un contesto dominato dai colleghi maschi. Vivienne Stephenson (questo il suo vero nome) è nata il 2 luglio 1973 ed è stata incoraggiata dal produttore Barry O’Hare ad Ocho Rios, la sua città di provenienza. Il suo primo album ‘Big things a gwaan’ è del 1994, seguito a breve da ‘Too hype’, una collezione dei migliori singoli con l’aggiunta di qualche brano nuovo.
La consacrazione internazionale arriva nel 2003 con l’uscita di un singolo che diventerà prima una hit mondiale e poi un grande classico del reggae contemporaneo suonato ovunque, ancora oggi: ‘It’s a pity’. A seguito della grande notorietà del brano arriva l’opportunità di far uscire sulla etichetta americana VP l’album ‘Gangsta blues’ che nel 2004 ha proposto l’artista nella sua nuova veste di cantautrice reggae dotata di una voce inconfondibile e di una ottima scrittura lirica.
Un disco splendido, autentico e ribelle, che mostra la versatilità del talento di Tanya e delle tematiche toccate dalle sue liriche, spesso ironiche e taglienti, nelle quali la cantante mette in luce le innumerevoli difficoltà che una donna cosciente del proprio valore deve affrontare in un mondo in cui l’uomo esercita ancora una forte egemonia culturale. La prosecuzione logica di quel lavoro è l’ultimo ‘Rebelution’, nel quale Tanya conferma la grande maturità raggiunta attraverso un giusto equilibrio tra dolci ballate di qualità poetica e dure canzoni di protesta che affrontano senza ipocrisia grandi temi come l’omofobia ed il razzismo.
Quello di Tanya è uno stile melodico ed aggressivo allo stesso tempo, con liriche impegnate e consapevoli ma anche sexy ed allusive, senza mai scadere nel volgare. La sua presenza scenica è magnetica e sensuale senza mai mostrarsi di cattivo gusto. Nata in una famiglia disagiata nelle campagne giamaicane, ultima di sette figli, la sua vita non è stata facile, ma quello che più le ha causato problemi (e rabbia) è stata la difficoltà di imporsi e farsi prendere sul serio in un genere maschilista come spesso un certo reggae si rivela.
Una donna con un grande fascino, ma soprattutto con una bella testa. Autrice di alcuni delle liriche migliori del nuovo Reggae, e che dal vivo propone un live emozionante e tutto da assaporare, dalla prima all’ultima nota.