Riesumare la “Full made in Italy" finita nel dimenticatoio e rifinanziare la cassa integrazione straordinaria recuperando i fondi non utilizzati destinati ad altri settori. La strategia per affrontare la crisi nel calzaturiero nella Provincia di Lucca passa attraverso la riscoperta della proposta di legge, non approvata per un soffio nonostante la matrice bipartisan, che mirava a dotare le produzioni italiane di una sorta di carta di identità rendendole così distinguibili non solo da quelle provenienti da altri paesi, ma anche da merci fabbricate da aziende italiane delocalizzate altrove (all'Est europeo o in Asia).
Una proposta di legge finalizzata ad informare il consumatore sulla provenienza della merce che Cna ha deciso, nell’ultima assemblea a cui hanno partecipato imprenditori e titolari d’azienda del calzaturiero, di riportare al centro del dibattito invitando i parlamentari lucchesi a sottoscriverla e sostenerla nuovamente. “Crediamo – spiega Stephano Tesi, Direttore Provinciale Cna – che sia una buona legge, ancora attuale e soprattutto, che va nella direzione giusta: distinguere il Made in Italy da tutto ciò che non lo è evitando quella confusione che nel mercato è penalizzante per i prodotti di qualità come i nostri.
Sono di queste giorni le notizie di borse e accessori contraffati così bene da confondere persino chi li ha fabbricati. La carta d’identità sarebbe un nuovo deterrente, una misura in più per rendere inimitabili le produzioni italiane, e lucchesi. Ci stiamo attivando – spiega il modus operandi Tesi - per portarla nuovamente nel dibattito chiedendo l’aiuto dei parlamentari locali. L’obiettivo è fare pressione su Bruxelles per varare un provvedimento che istituisca un marchio di tracciabilità sui prodotti in circolazione nel mercato europeo.
Dobbiamo difenderci con ogni arma dagli attacchi di chi sta affossando il calzaturiero, e tutto il Made in Italy”.
Ma c’è anche una buona notizia per il mondo del calzaturiero. La Cassa Integrazione per oltre 120 imprese e 700 addetti è stata rifinanziata a livello regionale con 2 milioni di euro “e nelle prossime settimane potranno riprendere le procedure. In questa fase di transizione – spiega ancora il Direttore Provinciale - è possibile per le imprese artigiane utilizzare il fondo Ente Bilaterale Regionale Toscana che permette di coprire il 40/50%, invece che il 80% del salario.
E’ una buona notizia finalmente”. Intanto Cna si è già attivata per recuperare i fondi non ancora utilizzati in altri settori che possono essere impiegati per ri-finanziare la cassa integrazione successivamente. “A livello nazionale tramite la prossima finanziaria le strade che stiamo percorrendo sono due. Stiamo lavorando per un rifinanziamento cospicuo della cassa Integrazione per il settore calzaturiero, o in alternativa, che si arrivi rapidamente alla riforma degli ammortizzatori sociali come preannunciato dal ministro Sacconi.
Importante è non lasciare senza sicurezze i lavoratori del settore. Oggi questa sicurezza manca”.