Firenze, 21 ottobre 2008- Quando nel mondo si parla d’Italia viene spontaneo pensare alla Toscana. Il paesaggio rurale che la contraddistingue, la tanto decantata “campagna toscana”, è un luogo appartenente all’immaginario collettivo, capace di suscitare emozioni speciali. Chi l’ha visto lo ricorda per sempre, chi non l’ha visto sogna prima o poi di trascorrerci una vacanza.
Il libro L’invenzione del paesaggio toscano. Immagine culturale e realtà fisica (Polistampa, pp. 174, euro 14) di Maria Rita Gisotti, architetto e dottore di ricerca presso l’Università di Firenze, spiega che in realtà il mito del paesaggio toscano si venne a formare sulla base di due grandi filoni di testimonianze letterarie e figurative riferite all’Ottocento: la produzione degli stranieri (soprattuto inglesi) presenti a Firenze in quegli anni e quella propria della cultura locale, in particolare opera dell’Accademia dei Georgofili.
Nonostante il comune legame affettivo per la Toscana, i due gruppi presentano punti di vista differenti. Per ciò che riguarda gli stranieri, prevale un approccio di tipo estetico e contemplativo, frutto delle testimonianze di viaggiatori e di letterari, fra cui spiccano le figure di John Forsyth, Henry James e Edward Morgan Foster. Diversa è la prospettiva che se ne ricava dalle opere dei toscani. Per loro, infatti, il territorio rurale toscano è qualcosa da migliorare per scopi pratici, sotto il profilo utilitaristico.
Un contributo fondamentale al riguardo fu fornito dal marchese Cosimo Ridolfi, fra i fondatori del «Giornale agrario della Toscana»: nel periodico troviamo molti articoli descriventi le tecniche più innovative in materia di agricoltura.
A parte i divergenti approcci delle due correnti di pensiero, emergono – anche grazie a un’ampia antologia di testi e alla riproduzione a colori di una fine scelta di dipinti – tutti quei modi di descrivere la Toscana che si sono poi affermati e consolidati col passare del tempo, fino alla “consacrazione estetica” di un paesaggio rurale visto alla stregua di un giardino curato in tutti i suoi dettagli e carico di quel valore suggestivo ancor oggi conosciuto in tutto il mondo.
(Antonio Pagliai)