Nella prestigiosa cornice della Limonaia di Palazzo Medici Riccardi si inaugura sabato la mostra di Francesco Pagliazzi “Armonie di forme e colori . L’esposizione ,organizzata dalll´Associazione Culturale Palazzuolo per le Arti in collaborazione con la Provincia di Firenze -e con il Comune di Palazzuolo sul Senio presenta l´esperienza pittorica dell´artista, vissuto tra il 1910 ed il 1988 e attivo tra Firenze, Parigi, Venezia, New York, a partire dagli anni della guerra fino alla metà degli anni Cinquanta, racchiusa in una cinquantina di opere tra paesaggi, nature morte, ritratti; sono inoltre presenti le opere ispirate da Palazzuolo, residenza prediletta del pittore.
                           
Formatosi all´Istituto d´Arte di Porta Romana sotto la guida di 
Libero Andreotti e di Giuseppe Lunardi, negli anni Trenta Pagliazzi 
costituì insieme ai compagni ed amici Granchi, Toschi, Pignotti, una 
sorta di `gruppo´ che per il carattere eminentemente cromatico e 
luministico della pittura si differenziava dai modelli novecentisti, 
e venne riconosciuto da critici autorevoli come uno fra i più 
promettenti della Firenze del tempo.
L´interesse per la pittura impressionista e per le cadenze 
dell´Ecole de Paris si fanno sempre più riconoscibili nei dipinti 
di Pagliazzi, che presentati a mostre importanti come le Biennali di 
Venezia e le Quadriennali romane, vengono apprezzati da critici e 
collezionisti, che ne lodano l´abilissima fattura, l´espressività 
comunicativa e la capacità di utilizzare il colore in funzione della 
luce.
                          
                           
La guerra porta l´artista a Palazzuolo sull´Appenino tosco- 
romgnolo, dove si dedica essenzialmente al paesaggio e ai quadri 
d´interno pervasi di una sospesa malinconia; quadri dalle cadenze 
pacate, di reminiscenza macchiaiola, ed evocativi del clima 
dell´Ottocento toscano. A Palazzuolo grazie a Edoardo Gordigiani, 
Pagliazzi scopre il gusto di dipingere en plein-air.
Dal 1950, quando le sue riflessioni sull´attualità dei valori 
pittorici dell´impressionismo trovano conferma nella critica più 
autorevole, Pagliazzi ottiene un successo di critica e di pubblico 
internazionale che lo porterà a lavorare all´estero, a New York in 
Svizzera, ma soprattutto a Parigi dove espone con cadenza annuale 
fino al 1972, quando la scomparsa dell´amata figlia Adelina lo 
induce ad abbandonare la pittura per rifugiarsi a Palazzuolo.
                          
                           
Il catalogo della mostra, edito da Polistampa, Firenze, è curato da 
Silvestra Bietoletti con la prefazione di Simonella Condemi, 
vicedirettrice della Galleria d´arte moderna di Palazzo Pitti.