E’ il contesto e la filosofia in cui si concretizza l’evento a stabilire atteggiamenti e scelte aziendali, come è accaduto in Piazza della Signoria, a Firenze, lo scorso fine settimana dove sono stati venduti – come ha riportato un quotidiano locale – pomodori a 2 euro e fagiolini a 4 euro trasformando, forse, quello che poteva essere un appuntamento dei produttori di incontro con il consumatore in una esibizione turistica. “Non è lì, in Piazza Signoria come in Piazza Santa Croce che si può pretendere di trovare la convenienza come non è il mercatale, inteso come momento di incontro occasionale, la strada da prendere se si vuole assicurare risparmio al consumatore più bisognoso”.
Per Coldiretti Firenze Prato è la filosofia del mercatale, e in questo caso anche il contesto, ad essere poco azzeccato.
Per la filiera corta c’è solo una strada: i mercati esclusivi degli agricoltori (o farmers market), con cadenza giornaliera, organizzati e identificati con un luogo fisico ben definito. Il trovarsi in Piazza Signoria non è fondamentale, e se male interpretato, addirittura ha dimostrato di essere controproducente, gettando ombre su una tipologia di mercato che, dove sperimentato, ha funzionato molto bene. “Meglio – sostiene Coldiretti - una zona accessibile e servita logisticamente”. L’affondo è del Direttore Provinciale, Raffaello Betti che prende spunto dall’articolo apparso in questi giorni per sottolineare che “mercatali organizzati con questa metodologia e in questi contesti mettono in difficoltà sia i produttori che sono indotti a commercializzare nel salotto buono della città il top delle loro produzioni con conseguenti prezzi, sia il consumatore che difficilmente potrà trovare la reale convenienza”.
“Dispiace leggere – spiega Betti – che la filiera corta è una beffa. Perché la filiera corta dei farmers market o mercati esclusivi degli agricoltori ha dimostrato che il risparmio c’è e può anche essere notevole garantendo qualità e quantità allo stesso tempo. Ovvio, però che nella piazza più importante della città, qualsiasi imprenditore immagina di trovare molti turisti e poche “massaie” alla ricerca di prodotti di seconda scelta per risparmiare sulla spesa, regolandosi di conseguenza: porta prodotti di altissima qualità e tipicità che costano di un po’ di più, ma sempre molto meno di quelli reperibili nelle “boutique” dell’agroalimentare.
Prova ne è che sono andati a ruba. Tutti i produttori presenti hanno dovuto chiudere per esaurimento merce”.
“La filiera corta – sottolinea ancora il Direttore Provinciale – non è una beffa, organizzata con regolarità e strutturata è una grande opportunità per gli agricoltori e per i consumatori. Non è l’esibire solo l’alta qualità la ragione d’essere della filiera corta, ma il risparmio. Invito – conclude Betti – a riflettere su questi aspetti se davvero vogliamo dare risposte a produttori e consumatori”.