Firenze, 28 Agosto 2008- Uncem Toscana e Legambiente insieme per lanciare l’allarme sul rischio chiusura dei piccoli istituti scolastici della nostra montagna. Dopo la denuncia fatta a livello nazionale da Legambiente a seguito della notizia dei tagli alla scuola previsti dal Decreto discusso in Parlamento, che metteranno in serio pericolo la tenuta dell’intero sistema scolastico italiano con oltre 87.000 cattedre in meno che andranno a diminuire l’attuale rapporto docenti /alunni, la denuncia arriva dalla toscana montana, da Uncem come associazione degli enti montani e dalle piccole realtà disagiate della regione.
“La scuola in montagna rappresenta un baluardo per la cultura del luogo, un sostegno alla rete di relazioni, un appoggio insostituibile per la micro economia, la ragione di permanenza in zona disgraziate di molte famiglie che altrimenti sarebbero costrette a trasferirsi altrove abbandonando la montagna. La nostra montagna non può permettersi altre fughe di cervelli, di braccia, di vita”, commenta il Presidente Uncem Toscana Oreste Giurlani il quale fa riferimento al recente Confcommercio-Legambiente sul disagio insediativo: “ Dei 4.395 comuni disagiati che ci saranno in Italia nel 2016, secondo lo studio, ben 1.650 sono destinati a diventare vere e proprie “ghost-town”.
Città fantasma, cioè a rischio di estinzione, vista la difficoltà a raggiungere la soglia minima di sopravvivenza nelle diverse categorie demografiche, sociali, economiche e di servizi. In queste ghost-town si registrano numerosi dati negativi: vi lavora il 2,1% degli addetti commerciali, si registrano il doppio delle pensioni di invalidità rispetto alla media nazionale, è sporadica l’opportunità turistica. Vi è infine carenza di presidi sanitari, ma anche del sistema scolastico, sia in termini di studenti che di scuole.
La Toscana esce in maniera positiva dal rapporto, ma il rischio è alto per la montagna e questo la città non può permetterselo”.
Piero Baronti, Presidente Legambiente Toscana commenta: “questo provvedimento taglia-scuole del Governo Berlusconi, è un tipico esempio di macelleria sociale poiché colpisce in primo luogo i bambini. I tagli alla scuola, infatti, con l’ultimo provvedimento, il DL 112 convertito in L 133, colpiranno in modo particolare le scuole elementari e materne dei piccoli comuni e le conseguenze si cominceranno a vedere dall’anno scolastico 2009-2010.
Nelle zone di montagna e negli altri comuni del nostro territorio, quando non ci sarà più la scuola elementare, i bambini saranno costretti ad alzarsi molto presto la mattina ed andare a scuola a molti chilometri di distanza con il bus o accompagnati in auto da genitori. Se consideriamo che il Governo ha ulteriormente ridotto i fondi a disposizione dei comuni, il costo dei bus dovranno accollarselo i genitori insieme agli aumenti dei costi del materiale scolastico che già colpiscono tutte le famiglie”.
In Italia i comuni sotto i 5000 abitanti rappresentano il 72% dei comuni italiani e sono quelli che rischiano di chiudere per effetto dei tagli dell’organico già previsti dallo scorso Governo.
Ciò che Uncem e Legambiente chiedono è che per queste realtà vengano applicati specifici criteri di calcolo del rapporto alunni per classe e degli organici del personale che tengano conto delle situazioni territoriali, poiché il tutto avrebbe come conseguenza un disagio sociale e culturale con conseguenze gravi anche sulla qualità dell'insegnamento.
Vediamo al situazione della montagna toscana ad oggi. Incrociando le stime operate dal Sole24ore, con i quadro territoriale toscano, si evince che in Toscana le province con i piccoli comuni più sacrificati per quanto concerne i tagli al corpo docente, nei prossimi tre anni, saranno Siena e Grosseto.
In queste aree, infatti, la densità di popolazione tocca i 70 e 50 abitanti a chilometro quadrato: è ovvio che dove la popolazione è più rarefatta i tagli e gli accorpamenti pesano di più e gli spostamenti aumentano. A livello numerico invece la prima in negativo è la provincia di Firenze con 107 insegnanti alla scuola dell’infanzia e ben 311 alla primaria, seguita da Lucca con 49 all’infanzia e 142 alla primaria. In totale in Toscana saranno tagliati. 406 insegnanti alla scuola dell’infanzia e 1210 alla primaria.
Un esempio per tutti è quello del comune di San Romano in provincia di Lucca, nel quale la soppressione di una sezione alla scuola dell’infanzia, porterà come conseguenza per l’anno 2008/2009 a raggruppare i 31 bambini di età diversa in una sola sezione. Il che, come fatto presente non solo dal sindaco del piccolo comune, porterà ad inevitabili problemi organizzativi ma anche formativi. Le vittime del sistema, ancora una volta, sono solo i bambini. “Adesso solo attraverso la legge finanziaria con opportune modifiche – commenta Baronti di Legambiente – si può migliorare la situazione.
Salvare i bambini dal disagio che li sta aspettando e quindi evitare i tagli drastici che colpiscono tutto il settore della scuola. Questo Governo con una mano ha abolito l’ICI sulla prima casa e con l’altra mano colpisce i servizi sociali come la scuola e di conseguenza il portafoglio dei cittadini.
Quando poi si penalizzano le zone di montagna e con esse tutta l’Italia dei piccoli comuni si fa anche un grave danno ambientale perché si invita di fatto allo spopolamento di determinate aree territoriali.
Vengono meno attività di presidio e di manutenzione del territorio e aumentano i rischi di dissesto idrogeologico”.
“Il principale problema di questi tagli è che non tengono conto delle specificità territoriali – ha dichiarato Tiziano Lanzini, presidente della consulta sui piccoli comuni di Anci Toscana – la Toscana ha già razionalizzato a fine 1700 con la riforma Leopoldina che, accorpando i comuni più piccoli, ha portato ad una ampiezza media di 80 kmq per comune, a fronte di una media italiana di 37kmq.
Dovrebbe esser chiaro che accorpare in quel 28% di comuni lombardi con estensione inferiore ai 5kmq è cosa ben diversa dall’accorpamento che potrebbe risultare su un territorio di 540kmq, come quello coperto dai piccoli comuni toscani di Marradi, Palazzuolo e Firenzuola. Il solo territorio di Firenzuola potrebbe contenere tutti i 96 comuni lombardi più piccoli di 3kmq. Spostarsi da un paese all’altro in Toscana non è come farlo in altre Regioni”.
Occorre quindi, in sintesi, che dal ministero parta una circolare che indichi ai Provveditori che dovranno riallocare l’organico per il prossimo anno scolastico, in quali zone, a causa della specificità territoriale, non si deve tagliare.
La mattina del giorno 8 settembre Legambiente e Uncem Toscana incontreranno di nuovo la stampa toscana nel luogo simbolo della scuola, a Barbiana; iniziativa alla quale interverranno gli ex allievi di Don Milani, la Fondazione Don Milani ed i sindaci del Mugello e Val di Sieve.
All’apertura dell’anno scolastico, il 15 settembre prossimo, Legambiente, Uncem e Regione con il vice presidente Federico Gelli e l’Assessore alla Pubblica Istruzione Gianfranco Simoncini, si ritroveranno nella scuola di Cantagallo di Prato per protestare sui tagli alle piccole scuole di montagna.