Cerreto Guidi: molotov contro carovana di nomadi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 luglio 2008 15:08
Cerreto Guidi: molotov contro carovana di nomadi

Firenze– E' accaduto a Cerreto Guidi nella tarda serata di ieri, Una bottiglia incendiaria è stata lanciata da ignoti contro un’auto di nomadi che faceva parte di una carovana in sosta a Stabbia, zona industriale del comune di Cerreto. La molotov non ha provocato incendi, ma qualche ammaccatura al veicolo. Fortunatamente non ci sono stati feriti. “Ferma condanna” e un richiamo a “tenere alta la soglia di attenzione contro derive xenofobe” sono state espresse dal presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini "ma l’episodio conferma la necessità dell’impegno che la Toscana si è assunta nello Statuto: il rifiuto di ogni forma di xenofobia e di discriminazione legata all’etnia.

Una scelta che chiama tutti a non smarrire il senso profondo di civiltà che ha sempre contraddistinto la storia di questa terra”.
Sabato 26 luglio, a Pisa, sotto il Ponte della Cittadella, sulle sponde dell’Arno, intorno alle 15, un gruppo di razzisti ha appiccato il fuoco all’insediamento Rom, composto da cinque baracche, dove vivevano anche Victor ed Elena Lacatus, genitori della piccola Lenuca Carolea, morta ad agosto dello scorso anno nell'ormai noto “rogo di Livorno”, dove hanno perso la vita altri tre bambini di etnia Rom.

Le fiamme si sono subito sviluppate investendo interamente le baracche e distruggendo anche tutto ciò che vi era contenuto: vestiti, qualche suppellettile e tutti gli effetti personali delle famiglie. “Quando sono arrivato dalla stazione ho visto la baracca dove vivevamo invasa da fiamme altissime, e i pompieri che cercavano invano di spegnere l'incendio. Né nella mia casa di fortuna, né in quella dei miei amici e vicini, c’era niente che potesse scatenare le fiamme” ha raccontato questa mattina Victor Lacatus all'attivista Rom del Gruppo EveryOne Nico Grancea.

“Ho rivissuto in un attimo la notte in cui mia figlia Lenuca è morta, è stato terribile”. I testimoni Petrica C. e Costica M. hanno riferito al Gruppo EveryOne che “all'improvviso, si è scatenato l'inferno sotto il Ponte della Cittadella. Le fiamme bruciavano tutto con una furia impressionante”. Altri testimoni riferiscono che le fiamme si sono sprigionate contemporaneamente nelle cinque baracche e hanno raggiunto il massimo potere distruttivo in pochi minuti. “Solo per una coincidenza fortuita nessuno si trovava all'interno delle baracche” affermano i leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau.

“Tutti i Rom romeni della comunità colpita dal rogo hanno subito nel recente passato intimidazioni, minacce e episodi di intolleranza da parte di razzisti italiani”. Sul luogo dell'incidente sono accorse diverse volanti e veicoli di soccorso dei vigili del fuoco, ma non è stato possibile salvare nulla di quanto contenevano le baracche. “La rapidità di diffusione delle fiamme e il loro immediato e contemporaneo divampare in cinque diverse baracche in assenza di vento fanno apparire attendibilissima la natura dolosa del rogo” continuano gli attivisti.

“Dopo aver descritto alle autorità le dinamiche dell'incendio e lamentato i danni subiti, le famiglie Rom si sono allontanate, senza che venisse offerto loro alcun sostegno materiale, sanitario o psicologico. Palesemente sotto shock, si incamminavano verso l'ignoto, come gli ebrei che fuggivano dai pogrom nei secoli scorsi. Dopo aver abbandonato il luogo dell'incendio, i Rom non trovavano alcun riparo e dunque si fermavano a dormire in un parco. Tra loro vi erano anche Victor ed Elena, che poco dopo venivano sorpresi da alcuni agenti di polizia, condotti alla stazione e costretti a salire su un treno, per essere deportati a Livorno.

“A Livorno sono stati nuovamente fermati dalle forze dell'ordine, che hanno ascoltato la loro vicenda e li hanno obbligati a salire sul primo treno per Pisa, dove si trovano tuttora, senza un riparo né assistenza” spiega Nico Grancea. “Victor ed Elena Lacatus hanno già attraversato tutto questo, ed è inammissibile che l’orrenda storia del rogo di Livorno si ripeta a distanza di nemmeno un anno” commentano Malini, Pegoraro e Picciau. “Sono distrutti, non hanno possibilità di realizzare un progetto di vita e ogni giorno lottano per la sopravvivenza: hanno altri due figli piccoli in Romania, ospitati da amici, che vorrebbero accanto a sé per costruirsi un futuro come una comune famiglia, con un lavoro, l’inserimento dei bambini a scuola, una casa e nient’altro.

Tutto questo è stato loro negato”. Victor ed Elena Lacatus avevano incontrato il 18 luglio scorso l’eurodeputata Viktoria Mohacsì, al campo Rom di Tor di Quinto a Roma, dove erano stati invitati ufficialmente da una delegazione del Parlamento Europeo in qualità di testimoni della persecuzione che colpisce il popolo Rom in Italia. “L’onorevole Mohacsì si era profondamente commossa per la loro storia, e ha promesso di portare in Europa il loro caso, all’attenzione della Commissione Europea.

Nel frattempo” proseguono i membri di EveryOne “chiediamo al presidente della Regione Toscana Claudio Martini, che dal sito web della Regione promuove in prima pagina la firma del manifesto antirazzista, e agli assessori regionali Gianni Salvadori ed Enrico Rossi, di aiutare queste famiglie, e in particolare di provvedere quanto prima a un inserimento sociale di Victor ed Elena Lacatus, che hanno già sofferto sulla propria pelle incredibili pene quali vittime innocenti dell’odio razziale.

Chiediamo a Martini e a tutte le istituzioni toscane di dimostrare accoglienza, solidarietà e lotta autentica al razzismo, e di rendersi disponibili al più presto a incontrare queste persone e il nostro Gruppo al fine di porre rimedio immediato a una situazione che, ogni giorno che passa, mette sempre più a repentaglio molte vite umane. Il nostro appello” continuano “va anche al Presidente Napolitano, affinché assuma una posizione forte, a nome della democrazia, perché in Italia si ponga fine a una tragedia umana – quella del popolo Rom –, indegna di un Paese civile”.

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