Il cantautore e menestrello vernacolare fiorentino e i “Musici di Acanto” presenteranno liriche, memorie e canzoni del primo cantautore italiano e ricorderanno i 70 anni del “Bacione a Firenze” (1938-2008), la canzone che vola ancora sulle onde della radiofonia e che immortala in una figlia di emigranti fiorentini le sofferenze di quelli che lasciano la patria per trovare lavoro all’estero alla ricerca di nuove condizioni di vita, impossibili in patria. “E proprio Spadaro - dice Riccardo Marasco - fu costretto a lavorare all’estero perché la sua Firenze fu, è e sarà sempre una divoratrice dei propri figli migliori.
Anche oggi quanti figli disconosciuti per invidia, gelosia, partigianeria, ottusità!”.
San Piero a Sieve sarà il primo Comune ad accogliere l’estrosità e l’allegria di Marasco, l’appuntamento, infatti, è fissato per lunedì 19 maggio alle ore 21 presso l’Anfiteatro.
Il giorno seguente, martedì 20 maggio, è prevista una serata a Pontorme, frazione di Empoli, in piazza Marchetti, sempre a partire dalle ore 21.
La terza serata si svolgerà giovedì 22 maggio alle ore 21 nel Comune di Signa, presso il Parco dei Renai.
E poi ancora un concerto è previsto per venerdì 23 maggio a Rufina a partire dalle 21. Appuntamento da non perdere sabato 24 maggio a Firenze nella Loggia de’Lanzi alle ore 21,30.
Oltre che primo cantautore Spadaro fu il primo folk singer, fu il primo autore di testi a sfondo sociale, creazioni ispirate a moduli musicali e letterari tradizionali e anche alle mode e agli influssi esteri, dove i temi sociali affioravano dall’interno di storie intime della piccola quotidianità popolare, senza la pretesa di scrivere dei manifesti elettorali, come nelle sue creazioni: “Ninna nanna delle dodici mamme” e “Porta un bacione a Firenze”, che Riccardo Marasco presenterà nelle cinque serate insieme a “Firenze”, “La fetta’s les bains”, “Il valzer della povera gente” e tante altre canzoni.
“Oggi si sente il bisogno di una ventata di idealità - afferma Marasco -, di entusiasmo, di un’onda di poesia di chi abbia veramente la propria città nel cuore, conoscendola nel profondo, come Spadaro, che si dichiarava: L'innamorato pazzo della mia città della quale conosco ogni viuzza, ogni giardino, ogni cortile, dove credo di aver contato sassi e mattoni, pietre e balconcini? …”.
E da innamorato cantò Firenze e la sua Toscana di cui portava nel cuore i profumi, i paesaggi, i sapori, la sua vita di campagna e le sue scene di periferia. “Nell’epoca del globale che travolge gli equilibri raggiunti da secoli di fatiche e dolori, di intelligenti conquiste, di generosi sacrifici, di titaniche scalate dello spirito - conclude Marasco - c’è bisogno di maggior conoscenza affettuosa della propria cultura che ci innamori dei valori della nostra collettività”.
RICCARDO MARASCO
Riccardo Marasco è ritenuto la voce più significativa della musica tradizionale toscana.
Uscito dalla schiera dei folk-singers dei primi anni Sessanta è in seguito approdato ad un più vasto repertorio, divenendo un vero e proprio cultore dell’antico patrimonio vocale italiano ed interprete di grande fascino. Lo stile interpretativo e la prassi di accompagnamento con chitarre d'epoca lo avvicinano alla figura di un moderno menestrello. Dotato di non comuni mezzi vocali è interprete poliedrico che sconfina con padronanza dal genere sentimentale al comico, dal religioso al politico, dal narrativo storico all'allusivo, dal popolare al colto, con un ricercato gusto della parola cantata (dall'immediatezza della vocalità popolare a quella più studiata della canzone all'italiana, della romanza da salotto, dell'aria antica).
Gli spettacoli di Riccardo Marasco nascono dalla sua instancabile tenacia di ricercatore (uno dei più profondi conoscitori della canzone italiana nella sua tradizione secolare) e dalla sua grande carica artistica, prepotentemente dirompente tramite le sue non comuni doti musicali e i suoi eccezionali mezzi vocali.
Il suo repertorio, dovuto in gran parte alle sue ricerche o alla sua creatività, è unico soprattutto per la forma con cui viene riproposto. I concerti di Marasco aprono nuovi spazi alla cultura. Dai dimenticatoi degli accademismi Marasco riporta alla cultura viva inimmaginabili tesori di un'arte ritenuta fino ad oggi, ingiustamente, minore. Anche quando nel suo "cabaret musicale" sembra abbandonarsi al puro "divertissement" egli ci rivela la sua appartenenza alla lunga, arcana e arcaica, catena degli "Orfei".
Grande interprete: cantante ed attore, autore e musicista, poeta e chitarrista.
I suoi spettacoli, vero teatro musicale, sono un esempio virtuosistico della parola cantata e vanno oltre la dimensione regionale, perché in una chiave internazionalmente valida, ripropongono l'intramontabile patrimonio canoro della cultura italiana, in gran parte sconosciuto ai più o già dimenticato da troppi. Grazie alla sua infinita gamma di espressioni vocali, incommensurabili come l'imprevedibile caleidoscopio di sentimenti cui si sottendono, Marasco ci ridà fiducia nella voce umana.
Marasco inizia i suoi studi musicali con otto anni di pianoforte sotto la guida della Prof.ssa Bruna Venturini, poi passa alla chitarra con il Prof.
Giulio Giannini e il Maestro Otello Mori, allievi del suo bisnonno Amerigo Parrini, capostipite della moderna scuola chitarristica fiorentina. Intraprende in seguito gli studi di armonia con la Prof.ssa Dina Giani Paoli, altra allieva del Parrini, completandoli successivamente con il Prof. Piero Adorno. Da solo affronta lo studio delle antiche partiture e prende parte ai Seminari di Musica Antica di Andrea Von Ramm. Laureato in Ingegneria Elettronica (indirizzo Calcolatori) presso l'Università di Bologna nel 1972, inizia alcuni anni prima la sua attività artistica, mentre frequenta ancora, oltre ai corsi della suddetta Facoltà, i corsi di Teologia per Laici, presso lo Studio Teologico dei Padri Domenicani in Bologna.