Luogo di grande vitalità ed energia, questo piccolo teatro offre un cartellone ampio e in continua variazione. Il legame Derevo - Jack and Joe da l’opportunità di vedere l’evoluzione e le nuove produzioni di Anton Adasinskij sempre molto interessanti. La storia del mondo comincia così, un bouillon di materia, luce ed energia che di continuo si estende, si comprime e si raffredda. Ecco che la luce si separa dalla materia, la materia si raccoglie in vaste nuvole di gas e polveri che si contraggono formando infiniti insiemi di stelle: le galassie.
Tra queste c’è la nostra galassia e nel mezzo c’è il Sole, attorno al quale si muovono i pianeti.
Elena Yarovaya e Tania Khabarova, ballerine e maschere neutre, sono nel ruolo di agenti naturali che tutto muovono, presenti nell’universo, che esistano oppure no, caso o necessità, sono il primo atto di fede dello spettacolo. Lo spettacolo inizia con il fango, acqua e terra sono elementi essenziali per la creazione, la Bibbia conferma, l’uomo è stato creato così. Anton Adasinskij nel ruolo di materia che si trasforma, interpreta la creazione della galassia che somiglia, non a caso, allo sviluppo embrionale dell’uomo.
L’azione scenica genera ogni tipo di sostanze, avanzi, fango, poltiglia amniotica, anche in questo c’è una similitudine, sia il sistema solare che l’essere umano, con la nascita crea, distrugge e produce scarti.
Adriano Milani in scena rappresenta il bene e il male, lo spirito e la materia, è ciò che non esiste ma c’è, è un aspetto profondo della vita dell’universo e dell’uomo, è l’opportunità, ciò che sopravviene e che rivela. Anton Adasinskij bravo interprete, esplora anima e corpo il big bang e riconoscendo l’insufficienza umana nel darsi tutte le risposte, prende tutto ciò che una mistica ma realissima forza creatrice gli porge, con l’effetto di una ulteriore tormentata metamorfosi.
L’azzardo finale è sostituire al sole l’uomo, Copernico qualche secolo fa era arrivato ad un’altra conclusione, ma il teatro non è un luogo di scienza è un luogo di ricerca senza limiti.
“La saggezza dell’uomo è abbastanza sviluppata da riuscire ad interpretare i movimenti dell’universo, anche se l’uomo di per sé è poco più di un granello di polvere nella vastità del tutto. Perchè allora una creatura di tale saggezza deve essere incatenata ai ceppi dell’infelicità? forse la natura dell’infelicità umana è di gran lunga più difficile da comprendere dei moti dell’universo infinito?”Josei Toda Sensei.
Cristina Conticelli