"Si delinea uno scenario di tipo statunitense, con due grandi forze antogoniste, una delle quali si chiama proprio Partito Democratico -spiega a Nove da Firenze il sociologo Ettore Recchi, docente all'Università di Firenze- Il successo del Popolo delle Libertà è netto sia dal punto di vista del numero seggi che della dialettica al proprio interno. Il leader Berlusconi, negli anni, ha forse stemperato gli spigoli del proprio carattere e le paure personali che lo animavano un tempo. Dall'altra parte la proposta solitaria di Veltroni ha semplificato il quadro, con una scelta coraggiosa, che in pochi avrebbero saputo prendere.
Sparisce la Sinistra alternativa e questo impoverisce il confronto parlamentare, ma certo ne facilità moltissimo la sintesi".
E le prospettive per la società italiana?
"Beh, il discorso prospettico è diverso. La società non è governata solo dalla politica, che negli ultimi decenni ha perso incisività. Non so dire che margini di manovra possa avere il nuovo governo, o che risorse avrebbe potuto dispiegare un eventuale governo Veltroni. Nella sfida della globalizzazione il nostro paese sembra piuttosto in svantaggio.
Dovrebbe saper reagire dispiegando una cultura del lavoro e della creatività, una nuova etica del fare. Mi pare che in confronto a molti paesi vicini i nostri limiti siano evidenti e non facilmente colmabili".