«La situazione in Tibet è grave, ci preoccupa». Il ministro degli esteri Massimo D’Alema non nasconde il suo allarme per le notizie che arrivano dalla Cina. Se il Dalai Lama si dimettesse, la situazione in Tibet potrebbe precipitare in modo incontrollabile. Secondo il Free Tibet Campaign, riferisce AsiaNews, il massacro e' iniziato dopo che i religiosi del monastero di Kirti hanno inneggiato al ''Tibet libero''. Nel frattempo il governo lealista e filo-cinese del Tibet non ha ancora reso noto se e quante persone si siano arrese alle forze di sicurezza.
La Cina ha denunciato inoltre gli attacchi contro le sue ambasciate da parte di attivisti pro-Tibet
Contro la repressione attuata dal governo cinese e a sostegno del popolo e dei monaci tibetani, ancora un presidio venerdì 21 marzo
(ore 18.00) al Consolato Cinese di Firenze, in via della Robbia 89 angolo con Piazza Savonarola, organizzato dal
Comitato Fermiamo la Guerra- Firenze.
Due lettere, una all’ambasciatore cinese in Italia, l’altra al console di Firenze, sono state inviate dal sindaco di Scandicci per protestare contro la repressione in atto in Tibet da parte dell’esercito della Repubblica popolare di Cina.
Rivolgendosi alle due autorità il sindaco esprime “a nome della comunità la più viva preoccupazione e condanna per quanto sta accadendo in Tibet, per la repressione che sta colpendo quella popolazione e la comunità dei monaci buddisti”. “Attendiamo dal Suo paese segnali concreti”, si legge nelle due lettere, “come la cessazione di ogni atto di violenza nei confronti del popolo tibetano, la tutela del lavoro dei giornalisti e la garanzia di informazioni trasparenti, l’apertura di un dialogo con il Dalai Lama in modo tale che siano rispettate le più elementari regole della convivenza civile”.
“In caso contrario” , conclude il sindaco, “ferma restando la situazione, auspichiamo una ferma presa di posizione da parte dell’Unione Europea e della Comunità internazionale”. La preoccupazione di Scandicci per quanto sta accadendo in Tibet, la vicinanza al popolo tibetano, e l’attenzione all’evolversi della situazione saranno testimoniati –come avvenne lo scorso autunno per la Birmania- anche dall’esposizione, accanto alla bandiera nazionale, a quella europea ed a quella del comune di un drappo rosso arancione.