Una mozione sul «mantenimento del divieto di commercio di armamenti verso la Cina» e per impegnare «Governo, Parlamento e Regione Toscana ad adoperarsi affinché l'esigenza di maggiori e proficui rapporti economico-commerciali non sia disgiunta, nei confronti della Cina e in ogni altro Paese in cui si riscontrino evidenti violazioni, a una decisa azione per sollecitare un effettivo rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali» è stata presentata dai consiglieri Gabriele Toccafondi (FI) e Stefano Alessandri (AN).
Il documento è stato sottoscritto anche da Riccardo Sarra, Paolo Amato, Giovanni Donzelli, Jacopo Cellai, Gaia Checcucci, Jacopo Bianchi, Enrico Bosi, Bianca Maria Giocoli, Massimo Pieri, Marco Stella. I due esponenti del centrodestra ricordano «i recenti viaggi, già effettuati o in programma, di delegazioni ufficiali, nazionali, regionali o comunali, verso la Repubblica Popolare Cinese» e «le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio Romano Prodi, rilasciate in occasione della visita in Cina, secondo le quali, "L'Italia è a favore della fine, al più presto perché non si può attendere, dell'embargo sulla vendita delle armi alla Cina.
Su questa linea si impegnerà in sede europea. E' una questione fondamentale", sottolineando anche che "vi è un commercio da altri Paesi già molto copioso per cui lo sblocco non cambierebbe radicalmente la situazione". Il regime comunista cinese - sottolineano i firmatari della mozione - accanto ad aperture verbali e rassicurazioni, non ha introdotto le fondamentali riforme legislative e istituzionali necessarie a porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani. Decine di migliaia di persone, come evidenziano i rapporti di Amnesty International, continuano a essere arrestate o imprigionate, in violazione del loro diritto alla libertà di espressione e associazione, e sono in grave pericolo di torture e maltrattamenti».
«In particolare - rilevano Toccafondi e Alessandri - la Cina continua a mantenere il tragico primato nelle esecuzioni capitali, che vengono stimate in circa 10 mila ogni anno; è praticata una disumana politica demografica con la cosiddetta politica del "figlio unico", mediante la costrizione all'aborto e l'uccisione di neonate; vige una pesante censura sui mezzi di informazione; è aspra la repressione nei confronti delle minoranze, in particolare quella musulmana uigura, che vive nella regione autonoma nord-occidentale del Xinjiang, dove, secondo i rapporti di Amnesty sono aumentate le restrizioni ai diritti culturali e religiosi e dove migliaia di persone sono state arrestate o imprigionate per reati definiti di 'separatismo' o 'terrorismo'", e nel Tibet, soggetto di fatto a un'occupazione militare, con frequenti imprigionamenti di monaci e monache buddiste e pesanti restrizioni alla libertà civile e religiosa».
La mozione impegna anche la giunta «a promuovere e ad aderire a iniziative per sostenere e favorire una maggiore conoscenza delle situazioni di violazione dei diritti umani a livello internazionale e per la promozione di una cultura di pace e di difesa del diritto alla vita e alla libertà». (mr)