Firenze– E’ stata presentata oggi a Firenze alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, l’edizione anastatica dello Zibaldone di Telemaco Signorini (Firenze 1835 – 1901), intellettuale cosmopolita, giramondo, poeta versatile e polemista appassionato, nonché pittore tra i maggiori dei Macchiaioli, compagno di strada di Giovanni Fattori, amico di Degas e Carducci, Collodi e Vernon Lee, Elisabeth Barret Browning e George Eliot, Emile Zola e Oscar Wilde, figura centrale della cultura italiana di fine Ottocento, attratto dai fermenti modernisti di Parigi e Londra quanto dai quieti soggiorni di lavoro en plein air a Castiglioncello e Settignano.
Progetto editoriale di valore e complessità straordinari, l’anastatica (edizioni Sillabe) offre finalmente a lettori e studiosi un documento particolarissimo, fin qui in esemplare unico, che Signorini compose negli ultimi anni di vita, affidando alle sue pagine ritagli di articoli e immagini tratte dalla stampa dell’epoca, foto, disegni e caricature autografe, riflessioni e versi spesso inediti vergati di proprio pugno, così elaborando un collage culturale, artistico e umano, che arricchisce la conoscenza di questo autore tanto singolare e del suo vastissimo mondo di riferimento.
Macchiaioli compresi. L’iniziativa inaugura l’intenso programma di celebrazioni organizzate nel capoluogo toscano nel centenario della morte di Giovanni Fattori (Livorno 1825 – Firenze 1908). Elaborato da Carlo Sisi, uno dei massimi esperti di arte dell’Ottocento, il progetto è promosso e prodotto dall’Ente Cassa di Risparmio (che farà dono dell’anastatica alle biblioteche pubbliche italiane) con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze.
Con Sisi hanno partecipato alla presentazione del volume il presidente dell’Ente Cassa Edoardo Speranza, Isabella Lapi Ballerini, direttore della Galleria d’arte moderna (dove lo Zibaldone originale sarà esposto nella Sala del Fiorino con alcune copie consultabili), i docenti di Letteratura italiana (Enrico Ghidetti) e Storia dell’arte (Ettore Spalletti), e il curatore Silvio Balloni, al quale si deve anche un volume allegato, con saggio critico e indice dei 2000 nomi citati da Signorini.
Raffinata polifonia di materiali eruditi e di gossip culturale, lo Zibaldone è l’autobiografia sentimentale e critica di un artista tanto socialmente aristocratico, quanto culturalmente aperto alle suggestioni di un’arte rinnovata. Pagine che rendono dunque testimonianza di un momento particolarmente elevato della Firenze postunitaria, crocicchio dell’intellighenzia europea, meta privilegiata di libere accademie del gusto. Composto da 167 carte recto-verso, il volume è di grande formato (32 cm x 21,5) e vi si leggono, tra l’altro, le prime segnalazioni critiche degli impressionisti (con i nomi, allora poco noti in Italia, di Monet, Manet, Pissarro, di cui Fattori commentava: “Ho veduto due quadri dell’impressionista Pissarro! Brutti...Signorini vuole farmeli passare per belli!”) e si ricordano i giorni giovanili del Caffè Michelangiolo e delle polemiche macchiaiole, gli incontri con John Ruskin e James Whistler, i rapporti con i mercanti d’arte europei, l’ammirazione per Proudhon, le amicizie con le grandi dame, le discussioni con Carducci ed Enrico Nencioni, la passione per la fotografia.
Tra i versi, le stesse dediche ai libri di sonetti rivelano un mondo di relazioni amicali intense e durevoli, vissute anche con spirito e ironia. A Fucini scrisse: “Renato / Ho partorito / E il mio figliuolo è nato / Tal quale come è stato concepito”. E a Collodi: “Carlo se la grammatica / Ti accenna uno sproposito / Non far, come sei solito / Dando di naso in natica / Stringendo un occhio o due / Per darmi un po’ del bue”.