L’assessore regionale alla Sanità, Enrico Rossi, ha dichiarato a Cna e Confartigianato toscane la disponibilità a trattare sulle richieste di modifica al Regolamento di attuazione della Legge Regionale 31 maggio 2004 n. 28 “Disciplina delle attività di estetica e di tatuaggio e piercing”, approvato dalla Giunta Regionale il 1° ottobre 2007. Questo il risultato dell’incontro, richiesto dallo stesso assessore Rossi a Cna e Confartigianato, che si è svolto lunedì scorso, 21 gennaio, alle ore 17,30.
Il colloquio si è concluso con l’accordo di un nuovo appuntamento per la metà di febbraio. L’incontro è avvenuto dopo la assemblea unitaria delle estetiste toscane, promossa da CNA e Confartigianato per protestare contro la legge regionale, a cui hanno partecipato oltre 200 estetiste provenienti da tutta la regione; fra gli intervenuti Pietro Bai, in rappresentanza di CGIL, CISL, UIL, e Grazia Simone di Adiconsum che hanno condiviso le critiche delle estetiste e aperto nuove strade di collaborazione.
Centri estetici in Toscana significa circa 2.000 imprese e oltre 5.000 fra titolari e addetti, attività in sviluppo che offrono ancora possibilità di occupazione, soprattutto al femminile.
Oltre il 40% dei centri estetici della Toscana rischia però la chiusura proprio a causa del regolamento di attuazione della legge regionale che nel disciplinarne l’attività introduce, anche per le imprese già operanti, pesanti misure di adeguamento strutturale dei locali di esercizio in tempi estremamente brevi.
CNA e Confartigianato hanno già presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale per chiedere l’annullamento di tale Regolamento; hanno inoltre promosso una petizione, che sarà consegnata al Presidente della Regione Toscana, Claudio Martini.
CNA e Confartigianato non mettono in discussione le norme di gestione sanitaria previste per lo svolgimento delle attività, ma contestano sia l’eccessiva regolamentazione dei requisiti strutturali per le attività in essere ( peraltro già rispettose dei regolamenti comunali vigenti ) sia la possibilità che alcune attività di estetica possano essere esercitate da personale non qualificato.