Arno: fra rischio alluvioni e cambiamento climatico i milioni in finanziaria per la difesa del suolo non bastano

Redazione Nove da Firenze
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22 novembre 2007 14:58
Arno: fra rischio alluvioni e cambiamento climatico i milioni in finanziaria per la difesa del suolo non bastano

Firenze - La finanziaria in discussione a livello nazionale prevede circa 200 milioni di euro per la difesa del suolo in tutt'Italia, come negli anni precedenti. Numeri che non bastano, secondo Erasmo D'Angelis, presidente della commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale della Toscana, che ha ascoltato oggi gli ultimi aggiornamenti sulla messa in sicurezza dell'Arno dal segretario dell'Autorità di bacino, Giovanni Menduni. "C'è bisogno di una battaglia per l'Arno da combattere insieme, centro-sinistra e centro-destra.

Se vogliamo assicurarci dal rischio alluvioni e affrontare i cambiamenti climatici, che hanno effetti sempre più drammatici, le risorse non bastano - afferma D'Angelis (Pd) - Basti considerare che solo per riparare i danni di un'ipotetica alluvione come quella di Firenze del '66, di milioni ne servirebbero 20.000. L'Arno è il terzo fiume d'Italia, dev'essere e deve restare una priorità nazionale. Con questo ritmo di trasferimenti e con le sole risorse regionali ci vorranno 50 anni per metterci in sicurezza".

Nelle aree della Toscana "a rischio '66", ha detto Menduni, si produce il 35% del PIL regionale, e il 2% del PIL nazionale. Se guardiamo alle stime delle società di assicurazione, vediamo che il danno atteso da un evento come l'alluvione di Firenze è pari circa ad un punto di PIL, praticamente un'intera manovra finanziaria. Rispetto ai fondi nazionali per la difesa del suolo, all'Arno vengono destinati generalmente il 2,5-3%. Il punto è - ha detto Menduni, riconoscendo comunque che con l'ultimo stanziamento del ministro Pecoraro Scanio l'importo è stato incrementato (7 milioni di euro per l'Arno, 13 per tutta la Toscana) - che gli interventi per l'Arno vanno inquadrati anche nel contesto dei cambiamenti climatici.

"I cambiamenti climatici si affrontano su due fronti - ha affermato - Da un lato con la mitigazione, in primo luogo riducendo le emissioni; dall'altro con l'adattamento, ed è qui che intervengono anche le Autorità di bacino: quello che serve infatti è la pianificazione di un sistema di azioni di risposta locale. Il piano di bilancio idrico, che vareremo entro la fine dell'anno, va proprio in questa direzione".
I cambiamenti climatici che la Toscana ha vissuto negli ultimi tempi sembrano uno l'opposto dell'altro: siccità e alluvioni.

Critica la situazione attuale per la mancanza d'acqua. Questi gli ultimi numeri relativi all'invaso di Bilancino: 244,87 metri sul livello del mare, 36,95 metri cubi di volume. "Mai così basso e mai così avanti nella stagione", sintetizza Menduni. Negli ultimi 30 anni, l'Arno ha diminuito il suo flusso del 30% circa. Sul fronte opposto, è sempre in agguato il rischio alluvioni ed il rischio idrogeologico, non solo con eventi come quello del '66, ma anche con le cosiddette "bombe d'acqua", a volte imprevedibili, come quella che colpì la Versilia nel 1996.

In questo contesto la capacità di pianificazione diventa essenziale. "Ecco perché il ruolo delle Autorità di Bacino va riconosciuto e valorizzato - ha concluso D'Angelis - Un lavoro prezioso, che dimostra la capacità di garantire il presidio del territorio e di spendere bene le risorse realizzando interventi efficaci". In commissione sono intervenuti anche i consiglieri Andrea Agresti (An), che ha chiesto notizie sui 40 milioni di euro previsti a suo tempo in un accordo firmato dal ministro Matteoli (fondi che poi non sono stati accreditati e sono passati al governo successivo, è stato spiegato), e Ardelio Pellegrinotti (Pd), che ha sottolineato la necessità di accrescere la consapevolezza su questi problemi e in particolare sull'opportunità di "prevenire prima, piuttosto che interevenire dopo".
«Dal segretario dell’Autorità di bacino Giovanni Menduni, intervenuto oggi ai lavori della Commissione consiliare VI, non sono giunte novità rispetto all’andamento dei lavori per la messa sicurezza dell’Arno.

Nessuna novità se non la segnalazione rammaricata della scarsa attenzione concessa dal governo Prodi al grado di pericolosità del fiume per le infrastrutture e per i cittadini». «Anzi, in realtà una novità c’è ed è l’unica che non avremmo voluto sentire: questo governo, con il suo ministro Pecoraro Scanio, ha addirittura disatteso il protocollo siglato nel 2005 tra il ministro Matteoli e la Regione Toscana, il quale prevedeva l’afflusso di risorse pari a 200 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’Arno, 100 dei quali sarebbero dovuti arrivare dallo stato.

Un passo importante, una vera e propria svolta che avrebbe consentito di procedere ai lavori immediatamente necessari per la messa in sicurezza». «Poi, nel 2006, le elezioni hanno portato all’insediamento del nuovo governo. Esso, nella seconda parte dell’anno con l’attuazione della finanziaria 2006, avrebbe dovuto provvedere all’esecuzione di quel protocollo. Ora, sulla sicurezza dei cittadini e del territorio mi pare che non ci sarebbe da dividersi in base ai colori politici. Invece, nulla.

Per tutta risposta, anzi, questo governo ha disconosciuto il grave rischio cui è soggetto il bacino dell’Arno e ha riportato tutto a una ordinarietà della ripartizione fondi disponibili, finanziando con soli 7,5 milioni di euro i lavori dell’Arno, con grave pregiudizio per la sua messa in sicurezza».

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