In occasione del trentesimo anniversario della morte, l’Ateneo fiorentino ricorda Giorgio La Pira. Lunedì 5 novembre Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, terrà una conferenza nell’Aula Magna dell’Università (Piazza San Marco, 4 - ore 15,30) dal titolo “La Pira, i popoli, la pace”. L’incontro sarà introdotto dai saluti del rettore Augusto Marinelli e del presidente della “Fondazione Giorgio La Pira” Mario Primicerio.
«Il fatto che in un municipio che fu a suo tempo dedicato a Gesù Cristo Re venga esaltato chi ha fatto pratica costante di ateismo ed è stato sepolto senza rito religioso, ci sembra una grave contraddizione e un pessimo esempio, esaltando la figura di un nemico di Cristo che, per ciò stesso, non può in nessun modo rappresentare un messaggio universale di giustizia».
Il 27 gennaio 1957, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, si era svolta una solenne commemorazione di Piero Calamandrei, scomparso quattro mesi prima: per l’occasione era intervenuto anche Giorgio La Pira.
La commemorazione di uno dei padri della democrazia italiana aveva suscitato la «profonda amarezza» di Luigi Gedda, presidente dell’Azione cattolica italiana, e dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Mario Castellano, che si erano fatti portavoce dell’intero laicato cattolico italiano scrivendo a La Pira la lettera su citata.
Scritto in data 30 gennaio 1957 il documento getta nuova luce sul mancato allestimento del sesto Convegno per la Pace e la Civiltà Cristiana, che si sarebbe dovuto tenere a Firenze in quell’anno.
Finora la causa addotta per spiegare il mancato allestimento è stata un’improvvisa crisi nella giunta comunale fiorentina. Il testo lascia intendere una motivazione più profonda, la graduale apertura culturale di La Pira, non ben vista dalle gerarchie ecclesiastiche, che rifiutarono per questo la partecipazione di un proprio rappresentante all’evento.
A suffragare l’ipotesi anche un inedito di Giorgio La Pira a Giovan Battista Montini, futuro papa Paolo VI: «Eccellenza Rev.ma [...] : quali le cause prossime e remote della decisione? [...] Forse “l’atteggiamento di apertura” di Firenze verso “i paesi nuovi” (di Asia e di Africa)? Ma, Eccellenza, si è trattato e si tratta di un’apertura fatta all’insegna – per così dire – della civiltà cristiana, della speranza cristiana: levate capita vestra et videte; apertura fatta nella direzione dello sguardo del Signore: verranno da Oriente e Occidente! […]».
La lettera ha data 10 aprile 1957 e si trova assieme all’altra nel volume “A Firenze un concilio delle nazioni” di Pietro Domenico Giovannoni, ricercatore di storia della Chiesa presso l’ateneo fiorentino.
Il libro ricostruisce con minuzia il primo Convegno per la Pace e la Civiltà cristiana del 1952 e offre una panoramica sulle edizioni successive. Edito da Polistampa di Firenze (pp. 304, 16 euro), si avvale di una documentazione quasi totalmente inedita ed evidenzia tra l’altro il ruolo determinante avuto da Giovan Battista Montini, amico di vecchia data di La Pira, nell’ottenere l’adesione al convegno di non pochi paesi e la partecipazione di relatori di primo piano.
(Rolando Ballerini)