Come dimostrato dalla manifestazione protesta di lunedì scorso contro l’ordinanza Cioni i vari assessori del comune di Firenze continuano a non lavorare compatti. Ma mentre Cioni afferma che i cittadini devono essere ascoltati, Del Lungo e Matulli, approfittando anche del polverone sollevato dall’ordinanza del loro collega, che ha portato Firenze sulle prime pagine di tutti i giornali nazionali, proseguono imperterriti nel taglio degli alberi per far luogo alla tranvia. Altri pini sono stati tagliati all’improvviso a Novoli e Del Lumgo si è ben guardato dal promettere che ripianterà presto.
Del tutto coerente con l'ondata d'ordine su cui si sta affermando l'identità del Partito Democratico l'uscita di Domenici che
minaccia di usare i poteri di scioglimento di giunta e consiglio che la legge elettorale comunale gli attribuisce come sindaco.
Una reazione scomposta che è finita in pagina nazionale di Repubblica. Ma anche in Consiglio comunale la situazione è abbastanza confusa. A sinistra della Giunta, c'è chi ha già chiesto il ritiro dell'ordinanza Cioni che prevede il carcere fino a tre mesi per i lavavetri, con una mozione firmata da PRC e PdCI, mentre la Sinistra Democratica e i Verdi hanno chiesto tempo per trattare una soluzione unitaria. "Non credo che una città coi lavavetri ai semafori sia una città civile -spiega a Nove da Firenze Mauro Romanelli dei Verdi- e lo dico da persona di sinistra, e dal punto di vista dei lavavetri, non solo dei cittadini automobilisti.
Non si può tollerare, che per sbarcare il lunario, uno debba essere costretto ad un lavoro umiliante, non tutelato, pericoloso, insalubre".