Ma quanti sono questi lavavetri?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 agosto 2007 15:20
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Razionalizziamo: stiamo parlando di alcune decine di persone. Stiamo parlando del modo di vivere di alcune decine di persone a Firenze, dove nel centro storico i residenti stranieri sono il 15%.
E' meglio alzare le barricate e partecipare ad una guerra ideologica le cui uniche vittime potrebbero proprio essere i lavavetri, oppure provare ad immaginare come farli stare meglio?
Perché una cosa spero sia certa. Lavare i vetri ai semafori non è un mestiere, come non lo è prostituirsi, o mendicare.

E' semmai una condizione esistenziale che può essere compresa, ma non certo considerata il punto di arrivo del cammino della speranza degli immigrati clandestini verso il ricco occidente.
Integrare gli immigrati significa aiutarli a inserirsi nel contesto sociale del paese. Il lavavetri fatto assumere ieri dall'Assessore Cioni può darsi che abbia offerto ai mezzi di informazione solo un'occasione di propaganda pre-elettorale, ma certo propone un terreno di confronto più stimolante per la sinistra fiorentina.

In città il lavoro per un immigrato si trova, sopratutto se si attivano le cospicue reti di relazione dei nativi [garantisco per esperienza personale]. C'è carenza di manodopera qualificata in agricoltura, assistenza domiciliare, edilizia, industria dell'abbigliamento, ristorazione e turismo, ecc.. Sempre che i diretti siano anche interessati e qualificati.
Il resto mi sembra un confronto dialettico che ravviva l'asfittico scenario politico locale e nazionale, ma che sottende pure delicate implicazioni ideologiche, che meriterebbero una riflessione circospetta.
Da alcuni secoli un pezzo d'Europa si batte per garantire il rispetto di diritti umani e civili.

Ma quella dei lavavetri è davvero una condizione che merita tutela? E' stimabile la condizione di un soggetto in età attiva che vivendo nel nostro contesto sociale non ricambia il sostegno che la collettività gli offre?
Può darsi che invecchiando non sappia resistere alla tipica deriva conservatrice, ma se affermo di credere ancora nei valori costituzionali, mi sento in obbligo di cominciare dall'Articolo 1 dei Principi fondamentali: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro


Montecristo

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