Firenze, 23 agosto 2007- “Se l’assessore Cioni pensava di “ prenderci nel sonno” assumendo un provvedimento amministrativo a ferragosto, si sbaglia di grosso”. Questa è la durissima reazione del presidente della FIPE Confcommercio, Stefano Nencioni, alla ordinanza di chiusura dei locali del quartiere di S. Croce.
“Dichiarare -continua Nencioni- che ci si aspettava maggiore senso di responsabilità da parte degli esercenti, è fuorviante. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta predisponendo un codice di autoregolamentazione, che abbiamo già consegnato alla Amministrazione, prima di farlo sottoscrivere ai nostri associati e che solo da quel momento potranno sentirsi impegnati a rispettarlo.
L’amministrazione invece non ci ha ancora risposto. “
“Noi - sostiene il presidente della FIPE Confcommercio - la nostra parte l’abbiamo fatta: non solo, appunto, proponendo un codice, da concertare con l’amministrazione, e poi da far sottoscrivere ai nostri soci, che contiene proprio quelle iniziative e regole che l’amministrazione comunale auspica ( divieto di servire alcool a chi ha già dà segno di “eccessi”, servizi di d sicurezza fuori dei locali, ecc..), ma anzi abbiamo dato luogo ad una campagna contro l’uso dell’alcool di cui già gli stessi organi di stampa hanno dato notizia, ed utilizzando ogni mezzo di comunicazione .”
“Il provvedimento era già nell’aria e nelle riunioni in Comune era palpabile un clima ostile, ha dichiarato il neo direttore di Confcommercio Firenze, Pier Luigi Masini”.
“La sensazione che ha uno che, come me, viene da fuori ed ha fatto esperienze professionali in altre città, è che c’è un pregiudizio diffuso in certe aree della amministrazione locale, o meglio una incapacità politica ad affrontare il tema del degrado e della sicurezza pubblica a cui anche noi teniamo moltissimo. Anziché intervenire, preventivamente e punitivamente, sui protagonisti (ubriachi, balordi, ma anche ambulanti abusivi), si preferisce colpire le attività di impresa.”
“Abbiamo - ha concluso Masini - il diritto-dovere di tutelare chi lavora e pretendere da chi governa la città che svolga il proprio ruolo, colpendo direttamente e duramente chi viola le regole della convivenza civile, disturba la quiete pubblica, produce danno all’immagine di Firenze, città turistica e commerciale, utilizzando però gli strumenti di polizia, come avviene in tutto il resto d’Europa e nel mondo; e non ricorrendo solo a provvedimenti amministrativi, che sembrano rispondere più a logiche di raccolta del consenso che non a quelle di perseguire reali obiettivi di sicurezza pubblica”.