Ragione e Sentimento. Sguardi sull’Ottocento in Toscana è una mostra voluta da Antonio Natali nell’intento di dare inizio a presentazioni per nuclei omogenei della raccolta di autoritratti degli Uffizi: “La carenza d’ambienti agli Uffizi, ma anche il numero altissimo di quadri che compongono la collezione degli autoritratti costringono la collezione medesima a un’esposizione parziale. Questa semplice constatazione, sostenuta dal desiderio d’una migliore nozione della ricchissima serie dei ritratti d’artisti, mi pare debba indurre alla programmazione di mostre capaci di focalizzarne vari segmenti: ora per cronologia, ora per correnti espressive, ora per geografia, ora per ideologia, e via discorrendo.
Mi sembra che le pur belle esposizioni ordinate finora in Italia e all’estero siano state quasi sempre concepite alla stregua di florilegi sceltissimi, con l’intento di ribadire la ricchezza e la nobiltà della collezione fiorentina.
Da tempo reputo, però, siano piuttosto da studiare eventi (come questo, appunto) tesi alla presentazione d’opere che, essendone parte, consentano d’insistere su aspetti particolari, illustrandone, così, la varietà e la complessità”. Una mostra speciale, come sottolineano nell’introduzione Cristina Acidini, Soprintendente del Polo Museale Fiorentino, e Maria Vittoria Rimbotti, Presidente degli Amici degli Uffizi. "Questa è una mostra veramente speciale” dichiara Cristina Acidini, “che ripercorre l'arte dell'Ottocento in Toscana col criterio del tutto innovativo di portare alla ribalta i protagonisti del tempo: gli artisti stessi e specialmente i pittori, attraverso i loro autoritratti e una selezione di disegni.
Le anime si affacciano dai volti, le pose e gli abbigliamenti trasmettono messaggi estetici, l'ambiente stesso intorno alla figura protagonista - o la visione indistinta o perfino l'assenza dell'ambiente - costruiscono atmosfere psicologiche e denotano intenti artistici. Ai Toscani, ai Fiorentini, fanno da contrappunto i tanti pittori stranieri che contribuirono al cosmopolitismo culturale delle nostre terre".
La mostra consente quindi di ripercorrere le vicende di un secolo che apre nel segno dell’eleganza neoclassica ispirata dal razionalismo per chiudere con le atmosfere suggestive e inquiete del Simbolismo, costantemente dibattuto fra ‘idea e realtà’, un secolo che è stato attraversato da una varietà di movimenti e conflitti, dove gli artisti consegnarono “spesso alla propria immagine ‘riflessa’ – come scrive Carlo Sisi in catalogo – le personali inclinazioni di gusto e le peculiarità del carattere”.
Un’occasione anche per i fiorentini, come precisa Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze, per apprezzare parte di quella preziosa collezione monografica che viene conservata all’interno del Corridoio Vasariano.
Infatti, molti degli autoritratti esposti provengono proprio dal Corridoio Vasariano, altri dai depositi degli Uffizi, e saranno affiancati da una selezione accurata di fogli dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi a illustrare proprio il rapporto tra la pittura e il disegno nell’Ottocento. Quarantacinque opere, suddivise in quattro sezioni, che individuano i movimenti più significativi che caratterizzarono il secolo.
All’eleganza neoclassica è dedicata la prima sezione, che si apre con Pietro Benvenuti, convinto assertore del primato del disegno, cui segue un raro autoritratto di Antonio Canova, in linea con la ritrattistica inglese e francese, sull’esempio di David.
Il clima culturale mitteleuropeo si respira nei dipinti dei francesi come: Bénigne Gagneraux e Louis Gauffier che trovarono ospitalità a Firenze a seguito delle persecuzioni antifrancesi che imperversavano a Roma; mentre l’autoritratto di Giuseppe Collignon ricorda proprio la presenza dei toscani a Roma in un momento di grande fervore sperimentale. Chiude questa prima tappa l’intenso autoritratto di Antonio Fedi in posa ‘filosofica’, in cui emerge lo sguardo indagatore e penetrante dell’artista.
Nella seconda sezione il coinvolgimento romantico nella pittura di storia è testimoniato da autori come Luigi e Giuseppe Sabatelli, Giuseppe Bezzuoli che si ritrae non ancora trentenne in veste di pictor con tratti che ricordano un romanticismo alla nordica, maturato a Roma nel circolo germanico. L’interesse per una rappresentazione più analitica e veritiera della natura è rappresentato in particolare da Jean-Baptiste-Camille Corot, con il suo autoritratto del 1835. Nello splendido ritratto di Giuseppe Canella colpisce l’intenso temperamento dell’uomo romantico mentre nell’aria vagamente malinconica di Giuseppe Moricci si avvertono tangenze con le contemporanee ricerche di ‘macchia’.
Alla schiera dei ‘puristi militanti’ e al culto dei ‘primitivi’ appartiene un artista come Carl Vogel von Vogelstein, che si ritrae con un’aura idealizzante. La successiva sezione è dedicata al Realismo, al dibattito sul vero, alle libertà implicite nella sua rappresentazione ma anche alla pittura di ‘macchia’ che, grazie al colore, traduceva il paesaggio e altri generi dell’arte ottocentesca in immagini del tutto nuove.
Ecco gli autoritratti, tra gli altri, del napoletano Domenico Morelli, di Raffaello Sernesi o di Alessandro Lanfredini.
Giovanni Fattori, con Autoritratto (a cinquantanove anni), testimonia l’interesse per i temi della storia moderna, anticipando l’analisi introspettiva dei primi del Novecento. Amos Cassioli e Giovanni Boldini sono artisti che hanno contribuito a riformare proprio il genere del ritratto inteso come folgorante istantanea delle peculiarità dei caratteri.
Ultima, la sezione sul Naturalismo e il Simbolismo. Qui troviamo l’autoritratto del 1888 di Antonio Ciseri, di cui ricordiamo il Martirio dei Maccabei nella Chiesa di Santa Felicita a Firenze; quelli di Stefano Ussi e Raffaello Sorbi la cui pittura di storia corrisponde alla fortuna dei contemporanei revivals anglosassoni; l’autoritratto di Willem Henri van Schaïk, dove si osserva l’immedesimazione estatica e sentimentale dell’artista; e poi quello di William Blundell Spence, di Michele Gordigiani, di Niccolò Cannicci.
Ormai al volgere del secolo, intorno alla fine degli anni settanta, l’arte si indirizza verso nuovi esperimenti di stile, verso il Simbolismo, verso immagini fantastiche e inquiete come quelle di Arnold Böcklin, che chiude la mostra con il suo autoritratto del 1896 – ‘97, una pittura rarefatta che raffigura il vecchio maestro, privo del vigore di un tempo, seduto con lo sguardo rivolto oltre la finestra.
Fa da corredo all’esposizione un video con immagini che richiamano il contesto della Firenze ottocentesca.
La mostra è stata realizzata dalla Galleria degli Uffizi, godendo della grande collaborazione da parte del Gabinetto Disegni e Stampe, con la direzione di Marzia Faietti e della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, diretta da Isabella Lapi.
Sarà pubblicato un volume, edito da Giunti, con testi di Carlo Sisi, Giovanna Giusti, Antonio Natali e schede di Vanessa Gavioli, Elena Marconi e Benedetta Matucci. Ragione e Sentimento. Sguardi sull’Ottocento in Toscana rimarrà aperta al pubblico fino al 1 luglio 2007, ad ingresso gratuito, con il seguente orario, dalle ore 10 alle ore 17, lunedì chiuso.