Svelato a Roma il futuro del Museo Pecci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 maggio 2007 22:22
Svelato a Roma il futuro del Museo Pecci

Un anello di bronzo e vetro sormontato da un’antenna che zigzaga verso il cielo.
Sarà questo il Pecci che gli appassionati di arte contemporanea, ma anche i semplici curiosi, si troveranno ad ammirare fra tre anni (nell'immagine a fianco il rendering di "Sensin the Waves" del NIO architecten).
Sorto nel 1988 a Prato il Museo Luigi Pecci fu il primo centro dedicato all’arte contemporanea in Italia. La sua missione era, ed è tutt’oggi, quella di promuovere la sensibilità verso l’arte emergente - nazionale e internazionale - attraverso programmi di mostre temporanee, attività didattiche, di documentazione e informazione, spettacoli ed eventi multimediali.

Oggi, dopo quasi venti anni di attività, il Centro Pecci ha deciso di raddoppiarsi. In due sensi: amplia la propria sede e il programma culturale. Due iniziative profondamente legate fra loro perché nate da un comune obiettivo: dotare il Centro per l’arte contemporanea di Prato di una nuova energia culturale, capace di esprimersi sia attraverso i contenuti espositivi sia attraverso la propria dimensione costruita. Un’energia chiamata a penetrare e a coinvolgere il territorio attraverso una nuova architettura, voluta e concepita per dare nuove funzionalità alla struttura preesistente, per raddoppiarne la superficie, per stabilire nuove relazioni fra il museo e la regione, fra l’arte e il territorio.

Una tappa significativa nella realizzazione di una “rete” nazionale di centri per l’arte contemporanea di eccellenza, rispetto alla quale il MAXXI di Roma, museo nazionale delle arti del XXI secolo, ha l’ambizione di diventare punto di riferimento nel panorama italiano. Una straordinaria opportunità per creare un’interazione fra arte e architettura attraverso la presentazione di artisti e architetti, la cui ricerca ne testimonia il profondo legame.
Firmato da Maurice Nio (architetto olandese laureatosi con lode alla University of Technology di Delft con il singolare progetto di una villa per il cantante Michael Jackson e fondatore dello studio NIO architecten), il progetto è animato dalla volontà di far proprio il nuovo programma culturale del museo.

La raccolta delle opere - costantemente in fieri e orientata negli ultimi anni a privilegiare anche la produzione artistica italiana e regionale - ha sollecitato l’urgenza di nuovi ambienti, destinati ad ospitare stabilmente il ricco patrimonio della collezione. Nel progetto di Nio la struttura preesistente ospiterà la ricca collezione di opere italiane e straniere, che finalmente godranno di una collocazione permanente, mentre l’ampliamento permetterà il più flessibile svolgimento delle attività temporanee.

Il nuovo orientamento del Centro Pecci, mirato a dare voce anche alle espressioni dell’arte contemporanea toscana, si inserisce nel quadro di un atteggiamento condiviso da altre importanti realtà espositive nazionali.
Il progetto di Nio mira a favorire la permeabilità fra il centro e il suo territorio. L’edificio esistente viene integralmente conservato e lasciato intatto in tutti i suoi aspetti. Ad esso si accosta, in forma di anello, un nuovo volume che ricalca il disegno del parco circostante e si orienta verso la dimensione pubblica.

Grazie alla nuova entrata, al bookshop, alla caffetteria e agli spazi per la didattica situati all'interno di un corpo trasparente al piano terra, il Centro si rivolge all’esterno, sollecita curiosità, invita all’interazione, si apre alla città. Il punto più alto del complesso espositivo è raggiunto da un elemento simile ad un’antenna capace, da un lato, di rappresentare la volontà di captare le nuove forme di creatività vive nel territorio, dall’altro di denunciare la presenza importante di un luogo deputato alla loro promozione.


Una nuova mappa di funzioni e di percorsi legherà l’originario edificio di Italo Gamberini a quello di Maurice Nio, la cui apertura al pubblico è prevista per il 2010. L’opera suggerisce una strategia alternativa rispetto a quella delle mostre temporanee che ha caratterizzato la tipologia del Centro negli ultimi due decenni. Il progetto dell’olandese poggia su un sistematico ripensamento delle funzionalità espositive che si manifestano all’esterno attraverso la realizzazione di un oggetto ambiguo, inaspettato, inusuale che si offre a molteplici chiavi di lettura.

Un linguaggio sottile e ragionato che sembra guardare al di là della consueta realizzazione, in ambito internazionale, di centri d’arte come grandi icone urbane. Confermando l’attenzione verso la scena internazionale e consolidando il proprio legame con il territorio, il Centro Pecci assume da oggi un ulteriore importante obiettivo con cui affrontare i prossimi decenni.
Le parole dei protagonisti
“La Toscana vuole riportare il Centro Luigi Pecci al ruolo trainante che spetta al primo centro di arte contemporanea nato nel nostro paese”.

Così il presidente Claudio Martini spiega l’impegno organizzativo e finanziario (cinque milioni di euro) profuso dalla Regione Toscana nel progetto di ampliamento e rilancio del museo di arte contemporanea pratese presentato stamani. “Prato, città di ingegno e di impresa, - ha ricordato ancora Martini - ha sempre posseduto vocazione e dedicato attenzioni ai processi dell’arte contemporanea e ai percorsi di sperimentazione, specialmente nel settore figurativo. Viene alla mente la pionieristica installazione in piazza San Marco, nell’ormai lontano 1974, della grande opera di Henry Moore Forma squadrata con taglio.

Il museo Pecci ha materializzato quello spirito di ricerca, che oggi viene ripreso da questo progetto, di cui va sottolineato in particolare l’obiettivo di valorizzare l’esposizione permanente del ricco patrimonio già posseduto. Un altro aspetto importante è il ruolo trainante che il Centro Luigi Pecci dovrà assumere nella rete museale regionale di arte contemporanea, in sinergia con il Museo delle Papesse a Siena, Palazzo Fabroni a Pistoia e il prossimo centro di Firenze”.
“Dobbiamo pensare il museo - spiega Valdemaro Beccaglia, Presidente del Centro Pecci - come un ambizioso motore di un progetto culturale che imponga una forza propulsiva per proiettare l'identità di un territorio sulla scena internazionale, valorizzandola e promovendola.

Forse questo impulso che arriva dalle radici sarebbe velleitario per molte regioni italiane, non per la Toscana, dove la vita è impensabile senza arte; una regione la cui identità è da sempre legata a una particolare visione dell'arte come entità culturale contemporanea”.
“Rispetto al carattere rigido e meccanico della struttura preesistente, in parte ispirato all’architettura industriale di Prato, il nuovo progetto - racconta Maurice Nio - propone un linguaggio intessuto di forme fluide e sognanti.

Abbraccia e circonda l’edificio originario, sfiorandolo solo quando è necessario”.

Scheda tecnica

  • Nome del progetto: “Sensing the Waves”
  • Progettista: Maurice Nio (NIO architecten)
  • Design team: Joan Almekinders, Emanuela Guerrucci, Maurice Nio, Giuseppe Voltaggio
  • Strutture: Ingenieursbureau Zonneveld
  • Costo dell’opera: 9 milioni di Euro
  • Dimensioni: superficie totale 2934,7 mq; piano terra 1044,7 mq; primo piano 1890 mq
  • Tempi di realizzo: progetto 2006; inizio dei lavori 2007; termine dei lavori 2010

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