Firenze, 10 maggio 2007- L'andamento della demografia imprenditoriale della Toscana, tra il 2000 e il 2006, mostra vivacità, pur attraversato da un periodo di crisi pluriennale che ha avuto il suo culmine tra il 2003 e il 2004.
Il sistema è comunque cresciuto, grazie a una diminuzione della mortalità, e vi sono stati fenomeni di ricambio imprenditoriale che hanno determinato una ristrutturazione e una ricomposizione degli equilibri settoriali. In linea con l'andamento nazionale, il quadro regionale ha evidenziato una riduzione di unità, forte e costante, nel settore agricolo; un incremento significativo nei settori costruzioni, immobiliare, servizi alle imprese.
Una contrazione del peso del manifatturiero.
In questi sei anni, i valori demografici sono stati costanti ma hanno mostrato elevati tassi di turnover in alcuni territori, con incrementi consistenti sul numero di imprese entrate in liquidazione, già a partire dal 2001, nelle province di Pisa, Arezzo, Massa Carrara, seguite poi da Firenze, Siena e Livorno. In ritardo rispetto alla crisi congiunturale, il tasso dei fallimenti aumenta nel 2000 e nel 2005, colpendo soprattutto Prato, Firenze, Arezzo, Pistoia, Siena
Il continuo flusso di entrata in fallimento negli ultimi anni, accompagnato dal flusso delle entrate in liquidazione, spinge a non ritenere che il processo di selezione non si sia esaurito con i primi segnali di ripresa congiunturale.
Le vere nuove imprese: in crescita
Sul fronte della natalità, nel periodo 2002-2004 in tutte le province, salvo Prato, oltre la metà delle iscrizioni ai registri camerali sono di vere nuove imprese, cioè non derivate da processi di trasformazione, scorporo, acquisizione o filiazione.
Indicatori di fenomeni di ristrutturazione, le vere nuove imprese crescono di circa quattro punti percentuali nelle province di Pisa, Firenze, Massa Carrara. Si differenzia la provincia di Prato che mostra un processo di conversione del sistema, dovuto a una ristrutturazione del tessuto imprenditoriale locale (sostituzione di imprese di fasi a minor valore aggiunto con imprese delle fasi finali della filiera del tessile, aumento del numero di imprese nei settori abbigliamento e costruzioni, aumento del peso degli imprenditori extracomunitari nelle nuove iscrizioni).
I settori: perde il manifatturiero, crescono di peso costruzioni e immobiliare
L'elevato turnover imprenditoriale - per effetto combinato dei flussi di cessazione, per liquidazioni e fallimenti, e la nascita di nuove imprese - nasconde fenomeni di modificazione qualitativa nelle tipologie settoriali che porta in Toscana, tra il 2001 e il 2004, ad una riduzione dell'importanza del comparto manifatturiero.
In particolare, tra il 2001 e il 2004, si riduce il peso dell'industria manifatturiera (qui aggregati anche i dati relativi all'estrazione di minerali, alla produzione di energia elettrica, gas ed acqua) in rapporto all'economia toscana, a livello di unità attive (dal 17,1% al 15,7%) e di addetti (dal 34% al 30,3%), superando il dato nazionale.
La perdita di importanza del settore manifatturiero ha prevalentemente interessato la provincia di Prato (- 2,5% nella quota di unità locali, - 4% nella quota dei relativi addetti), di Pistoia (-2% e -4,4%), Pisa (-1,8% e -4,8%), Arezzo (-1,6% e -4,4%) e Firenze (-1,4% e -3,5%). In controtendenza la provincia di Massa Carrara che registra una contrazione solo sulla quota dell'occupazione (- 2,4%)
L'effetto di ricomposizione settoriale ha determinato, a livello nazionale e regionale, un cambiamento nel settore costruzioni che aumenta di oltre un punto percentuale il proprio peso nell'economia regionale, in termini di unità e di occupazione.
Il fenomeno è significativo nelle province di Siena (dal 13,1% al 14,9%), Arezzo (dal 13,3% al 14,7%), Pistoia (dal 13,6% al 14,9%) e, solo per unità locali, la provincia di Grosseto (dal 13,6% al 14,7%).
Crescono d'importanza, anche i settori attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese (la quota passa, per unità locali, da 19,7% al 21,7%; e da 12,8% al 14,1%), interessando in particolare le province di Pisa (+2,5% su unità locali +2,1% addetti), e Firenze (+2,1% e +1,6%).
Il peso, in termini di addetti, delle imprese del comparto sanità e assistenza sociale supera il dato nazionale.
Le dimensioni: aumentano le strutture piccole e societario.
Diminuiscono quelle medie. I cambiamenti strutturali e occupazionali delle imprese toscane, non hanno modificato il quadro generale delle dimensioni di impresa.
Tuttavia, nel 2004, si mostra in crescita la quota delle imprese con 2-9 addetti, a spese della fascia media (10-19; 20-49 addetti). Ad influire, il ridimensionamento del sistema che vede, da una parte, la nascita di imprese organizzate in forma societaria e, dall'altra, la crescita di imprese con 1 addetto, soprattutto nei territori distrettuali.
La quota occupazionale è in lieve aumento nelle imprese con 1 addetto, in particolare a Prato, Firenze, Pisa; cresce in maniera esponenziale nella fascia dimensionale sopra; è stabile in quella di dimensione maggiore (oltre 50 addetti), fatta eccezione per Pisa e Livorno.
I distretti industriali
Il numero di unità locali manifatturiere continua a crescere nei distretti di Bibbiena (beni per la casa +0,6%), Empoli (tessile e abbigliamento +0,4%), Arezzo (oreficeria/strumenti musicali, +0,3%), Castelfiorentino (pelli, cuoio e calzature, +0,3%); rimane stabile nel distretto di S.
Croce sull'Arno, e subisce delle diminuzioni negli altri territori. Il fenomeno della perdita di peso delle unità locali manifatturiere si accompagna ad una riduzione ben più forte delle quote di unità locali riferite ad "Altre attività", ed è attribuibile in buona parte alle numerose cessazioni di impresa nel settore agricolo.
Nel 2004, e rispetto al 2001, si osserva una forte crescita del numero di unità locali del settore costruzioni e dei settori attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese In particolare, nei distretti di Castelfiorentino, Bibbiena, Poggibonsi e Sinalunga Arezzo e Pistoia.
Stabilità nel numero di unità locali dei settori trasporti, magazzinaggio e comunicazioni, che, servizi di stretto ausilio all'industria manifatturiera distrettuale, suggeriscono un quadro in trasformazione.
La conferma arriva anche dai dati sull'occupazione dove si registra una progressiva despecializzazione dei territori. Perde pesanti quote il manifatturiero, soprattutto nei distretti di Santa Croce sull'Arno, Poggibonsi (-24,1%), Sinalunga (-22,8%), Bibbiena (-23,3%), Castelfiorentino (-22,2%).
Aumentano nel settore delle costruzioni, del commercio e dei servizi. Crescono ovunque le quote occupazionali nei settori attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese.
I fenomeni di attrazione e delocalizzazione
Nel periodo 2002-2004, si accentuano i fenomeni di delocalizzazione (numero di dipendenti fuori provincia, di imprese con sede nel territorio provinciale) nelle aree con forte presenza di imprese a dimensione media maggiore, come Siena, Firenze, Livorno, Arezzo, Pisa, Lucca.
Si assiste ad una crescita del numero di dipendenti di unità locali con sede fuori dal territorio provinciale, in particolare nei territori distrettuali.
La media impresa
In tutte le province, fatta esclusione per quella di Lucca (-7,6%), si osserva una netta crescita nell'andamento del fatturato netto delle medie imprese, tra il 2000 e il 2001. Legato alla dinamica congiunturale della domanda, in molte province ma soprattutto a Firenze, Prato ed Arezzo, si osservano a partire dal 2001, ed in particolare nel biennio 2002-2003, netti cali di fatturato ma con condzioni strutturali di sostanziale tenuta.
Costo del lavoro/valore aggiunto
L'indicatore di remunerazione del capitale umano (costo del lavoro/valore aggiunto), ricavabile dai dati di bilancio delle imprese toscane, mostra, per tutte le province, un andamento tendenzialmente crescente nel periodo 2001-2004 fatta eccezione per Lucca (dove aumenta il costo del lavoro) e per Pisa (diminuisce il valore aggiunto).