In Regione e nelle varie province si stanno istituendo tavoli di crisi per affrontare il rischio siccità che potrebbe coinvolgere parte della Toscana. Le piogge, in particolare, sono sempre stata una sicurezza, in Aprile, per cui è davvero insolito notare una siccità così prolungata in questo mese. Per questo i gestori del servizio idrico integrato della Toscana hanno chiesto alla Regione una legge speciale.
“Basta affacciarsi dalle sponde dei nostri fiumi per verificare lo stato di crisi idrica.
La mappa della situazione idrica dell’Arno e degli altri fiumi toscani, dal Cecina al Serchio e ai corsi minori, rivela livelli critici e scorrono al 50 per cento delle portate invernali storiche. Colpa dell’inverno che non c'è stato e di un 2007 che passerà alla storia come il più caldo dal 1800”. E' quanto afferma Erasmo D’Angelis (Margherita), Presidente della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale.
“Ma è ormai dal 1980 che l’Arno registra una riduzione significativa della propria portata media invernale rispetto ai precedenti 50 anni di osservazioni – continua D’Angelis - Stando, infatti, ai dati dell’Autorità di Bacino, alla stazione di Sabbiano, bacino “naturale”, poco antropizzato e privo di attingimenti per l’agricoltura e nel quale, dunque, l’effetto dei mutamenti climatici è più significativo, la portata media relativa al periodo 1° gennaio - 6 marzo 2007 è di 9,7 mc/s.
Un dato particolarmente allarmante se si considera che la media relativa agli anni 1930-1980 è di 31,6 mc/s, quella relativa al 1981-2006 è di 17,5 mc/s e quella al 2006 è stata di 11,8 mc/s. Una progressiva diminuzione causata da una diminuzione delle precipitazioni, e sopratutto della loro diversa distribuzione nel tempo, verso un regime più intenso e intermittente che penalizza il bilancio e la fruizione della risorsa a livello annuale. L’aumento delle temperature, inoltre, comporta una maggiore evaporazione e traspirazione”.
Per D’Angelis, inoltre, “la Toscana ha registrato una riduzione delle piogge di circa il 40 per cento rispetto all’inverno meno piovoso come quello del 2002-2003, e ciò sta portando ad una situazione di crisi idrica per l’approvvigionamento idropotabile gran parte del territorio regionale, dalla Maremma al livornese, ad eccezione dell’area centrale Firenze-Prato-Pistoia servita dal lago di Bilancino, una vera ciambella di salvataggio.
E’ allarme siccità nel bacino del Cecina col fiume quasi in secca e le falde ai minimi storici; rischia la zona del Chianti con i corsi d’acqua come Greve e Pesa in situazioni critiche; il bacino del Serchio che disseta un quarto della popolazione toscana registra dati allarmanti: nel mese di aprile sono caduti appena 4 millimetri di pioggia contro una media intorno ai 100”.
“E’ del tutto evidente che siamo di fronte a scenari anomali causati dall'accelerarsi dei mutamenti climatici – spiega D’Angelis - E’ purtroppo un’emergenza destinata a durare nel tempo e occorre agire con decisione e urgenza sugli usi, evitando abusi e sprechi nei consumi domestici ma soprattutto in agricoltura e nell’industria dove bisogna passare ad una cultura del riciclo.
Non è più possibile continuare a sprecare acqua: in Toscana sommando tutti i consumi di acqua per uso civile, agricolo, zootecnico e industriale, è come se vivessero 12 milioni di abitanti anziché 3.5 milioni. Ne consumiamo complessivamente 257 litri al giorno a testa. Deve crescere la consapevolezza di un bene non illimitato e il tema del risparmio idrico è prioritario insieme all’aumento di risorse per garantire interventi di manutenzione delle nostra rete di distribuzione con troppi buchi, che perde mediamente il 27 per cento di acqua (contro una media nazionale del 42), a campagne di informazione e educazione sull'uso corretto dell'acqua, alla diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo e per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico come suggerisce anche Col diretti, perché solo per innaffiare i campi in Toscana si sparge il 60% d'acqua in più di quella effettivamente richiesta”.
Infine, per D’Angelis “non possono più essere rinviati interventi strutturali per realizzare piccoli invasi che ci consentano di immagazzinare acqua durante l’anno”.
Il gruppo consiliare de La Margherita in Consiglio provinciale ha presentato una mozione in Consiglio provinciale per chiedere uno studio di fattibilità, avvalendosi delle competenze e della professionalità dei Consorzi di Bonifica e delle Comunità Montane che hanno diretta operatività sui territori di competenza: Consorzio di Bonifica delle Colline del Chianti, Consorzio di Bonifica della Piana Fiorentina, Comunità Montana del Mugello e Comunità Montana della Montagna Fiorentina, per la creazione di una serie di piccoli e medi invasi che consentano di immagazzinare e contenere l’acqua durante l’anno invasi nel territorio della Provincia.
L’assessore all’ambiente Luigi Nigi ha risposto, per iscritto, ad una domanda d’attualità di Paolo Bassetti (UDC) sulla realizzazione di piccoli invasi per il recupero di acqua piovana.
In vista dell’estate, e della probabile crisi idrica. “Il 19 luglio 2002 – spiega Nigi – veniva siglato, tra il Ministero dell’ambiente, la RFI, la TAV, la Regione Emilia Romagna e la Regione Toscana il documento Addendum all’accordo procedimentale del 28 luglio 1995 ed alle relative integrazioni col quale venivano definiti gli impegni relativi alle ricadute ambientali relativamente all’inserimento della tratta Alta Velocità/Alta Capacità, con stanziamento di capitali per la realizzazione, tra l’altro, di interventi per l’ottimizzazione dei sistemi acquedottistici idropotabili con interconnessione delle reti, di valorizzazione ambientale, di mitigazione degli impatti derivanti dai lavori di scavo, prevedendo forme varie e coordinate di finanziamento.
Il 23 febbraio 2004 è stato sottoscritto da Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comunità Montana del Mugello, Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale, ARPAT, Amministrazioni Comunali di Borgo San Lorenzo, Firenzuola, San Piero a Sieve, Scarperia, Sesto Fiorentino, Vaglia un protocollo d’intesa per l’attuazione del Primo programma d’interventi che, in sintesi, prevedono la realizzazione di opere idrauliche sia di sbarramento che laterali rispetto ai corsi d’acqua per l’accumulo di acqua ai fini irrigui.
Il recupero e la valorizzazione, mediante manutenzione straordinaria, di sorgenti storiche localizzate nell’area di Monte Morello. Lo studio del regime di connessione idrica fra deflusso di alveo e sistema di drenaggio della galleria e proposte/intervento di mitigazione. Lo studio di fattibilità e progettazione preliminare di invasi essenzialmente realizzati con scopo di sostentamento del deflusso minimo vitale di corsi d’acqua nei tratti montani. Lo studio di fattibilità e progettazione preliminare di interventi di medie dimensioni alternativi e/o integrativi rispetto alle altre soluzioni”.
Critico Bassetti, per il quale: “I soldi ci sono dal 2002. Gli accordi di programma per i danni e i disagi provocati al territorio del Mugello dai Cantieri per la realizzazione dell’alta velocità prevedevano indennizzi a favore degli Enti locali da parte di Tav e Cavet per un importo di 52 milioni di euro, di cui una parte, circa 4 milioni, per la realizzazione di piccoli invasi. Ed il Mugello soffre per la siccità. Dal 2002 la Provincia non ha completato i suoi impegni e non ha predisposto i progetti da fare approvare alla Regione.
Si preannuncia un’estate calda con gravi danni al mondo dell’agricoltura. L’aumento delle temperature e la mancata realizzazione dei progetti allarma tutti i cittadini del Mugello”.