Verona , 31 marzo 2007- Il vino biologico toscano interessa i mercati esteri, e offre una qualità media che si sta innalzando smentendo così un luogo comune che lo voleva “inferiore” qualitativamente ai vini convenzionali. Anello debole della filiera del vino bio è però una normativa comunitaria inadeguata. Infatti, a differenza delle altre produzioni, si può parlare di uva biologica ma non ancora di vino biologico. L’argomento è stato al centro di un convegno all’interno di Vinitaly organizzato da Aiab e Arsia, e moderato da Maria Grazia Mammuccini, amministratore Arsia, con la partecipazione del sottosegretario del Ministero per le politiche agricole Stefano Boco, e l’assessore della Regione Toscana all’agricoltura Susanna Cenni, oltre a Cristina Micheloni dell’Aiab.
E sempre al Vinitaly l’Agenzia della Regione Toscana per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura ha organizzato una degustazione dedicata a dodici etichette che ha visto la partecipazione di addetti ai lavori, buyer internazionali e stampa specializzata.
Un settore in crescita
La superficie toscana interessata al vino biologico, circa il dieci per cento a livello nazionale, è passata da 1.741 ettari del 2000, ai 6271 ettari del 2006, ed una crescita delle aziende produttrici da 229 a 1.029; mentre passano da 54 (del 2000) a 202 (2006) le aziende imbottigliatrici per una superficie (delle aziende imbottigliatrici) che è passata da 609 ettari a 2333 ettari.
La viticoltura biologica in Toscana rappresenta circa l’8 per cento della superficie vitata regionale e conta 907 aziende, con Siena, Firenze, Grosseto e Arezzo le province leader.
LO STUDIO DELL’ARSIA
Secondo quanto è emerso da uno studio dell’Arsia fatto sulle aziende produttrici, i primi riconoscimenti di qualità del prodotto stanno vincendo i pregiudizi e modificando l’atteggiamento dei consumatori italiani. Gran parte della produzione è diretta all’estero, soprattutto verso la Germania, la Svizzera, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, Giappone e Australia.
Il 36 per cento delle aziende esporta la quasi totalità del prodotto (75-100%); il 18% esporta oltre la metà delle bottiglie (50-75%); e solo un terzo esporta meno del 25% del prodotto. Il vino distribuito in Italia rimane in per lo più in Toscana, dove viene venduto direttamente in azienda (molte di queste offrono servizi di agriturismo), nei ristoranti e nei negozi specializzati di prodotti biologici; poco diffusi sono i contatti con la grande distribuzione e i mercatini. Quello che chiedono le aziende di vino biologico è la necessità di assistenza tecnica per quanto riguarda la difesa, e in particolare l’importanza di studiare il problema della riduzione dell’uso del rame.
In secondo piano l’indicazione di lavorare sulla gestione del suolo (sovesci, inerbimenti, lavorazioni). Un’altra problematica molto sentita dagli operatori riguarda la commercializzazione e la promozione del prodotto, considerato ancora di bassa qualità e quindi poco valorizzato sul mercato italiano. Infine tutti i viticoltori si sono espressi a favore della semplificazione delle procedure di certificazione che comportano un aggravio di lavoro burocratico molto consistente.
Stop al ricarico selvaggio delle bottiglie di vino al ristorante.
A dire basta una sorta di patto tra i diversi livelli dell’intera filiera del vino a Siena, un patto sancito dalla “Carta dei Vini” Tipici del territorio presentata quest’oggi al Vinitaly di Verona.
Ad oggi sono oltre 50 i ristoranti senesi che hanno aderito all’iniziativa promossa da Camera di Commercio di Siena e Enoteca Italiana in collaborazione con le associazioni di categoria. I ristoranti si impegnano a non ricaricare il prezzo di una singola bottiglia di oltre il 100% a fronte di un rincaro medio in Italia, secondo una stima di Camera di Commercio di Siena e Enoteca Italiana, che si attesta intorno al 150/200%.
“Con la Carta dei Vini – afferma Vittorio Galgani, presidente della Camera di Commercio di Siena – vogliamo dire basta all’aumento indiscriminato dei prezzi delle bottiglie di vino al ristorante. Riusciamo a fare questo in accordo anche con i ristoratori e l’obiettivo è ora quello di esportare questo progetto pilota in tutta Italia”.
Ogni ristoratore potrà compilare la propria Carta dei Vini scegliendo tra circa 200 etichette da ritirare direttamente all’Enoteca italiana, anche ordinando una sola bottiglia, e che sono il frutto di una selezione operata da giugno a novembre da una commissione di esperti incaricata da Enoteca Italiana e guidata dall’enologo Carlo Ferrini.
“Un buon pasto viene esaltato da un buon vino – aggiunge Fabio Carlesi, direttore generale di Enoteca Italiana – così come un buon vino è esaltato da un buon pasto. Per questo motivo con la Carta dei Vini puntiamo a promuovere la produzione di qualità del territorio e, al contempo, creare nel consumatore la consapevolezza che un buon vino non significa un prezzo alto”.
L’azienda produttrice usufruirà poi della pubblicità gratuita che la “Carta” potrà fornire alle etichette inserite potendo, inoltre, vantare un’alta qualità riconosciuta dai requisiti di eccellenza richiesti per superare la selezione.
Ultimo rappresentante della filiera il consumatore che si vedrà tutelato nella spesa con la garanzia di acquistare un prodotto secondo il migliore rapporto qualità prezzo.
Gli oli stellati del Premio Sirena d'Oro si sono presentati alla 41° edizione del Vinitaly. Questa mattina alle 10, infatti, la sala degustazione Mantegna del Sol – il salone internazionale dedicato all'extravergine di qualità - si è illuminata con le degustazioni degli oli che si sono aggiudicati la Sirena d'Oro al Premio Sirena d'oro il 17 marzo a Sorrento.
Nascono in Sicilia, in Toscana e in Calabria i migliori oli Dop italiani, e sono rappresentati dalla Dop Terre di Siena con l'Azienda Agricola Carraia di Bardi Franco di Trequanda per la categoria fruttato medio, dalla Dop Monti Iblei dell'azienda Rollo Giorgio di Ragusa per la categoria fruttato intenso e dalla Dop Bruzio con le Fattorie Greco di Cariati Marina di Cosenza nella categoria fruttato leggero. Grande vetrina, quindi per gli oli extravergine a denominazione di origine protetta e per le aziende che hanno presentato i propri oli, quella del Vinitaly.
A fare gli onori di casa sono stati Michele Manzo, funzionario SeSIRCA della Regione Campania, Enrico Lupi, presidente dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio, il vicepresidente Oleum Gaetano Avallone e il capopanel Dop e Coi Umbria Giulio Scatolini. "Sono molto soddisfatto del successo che riceve ogni anno la manifestazione Premio Sirena d'Oro di Sorrento. Si tratta, infatti, di un importante traguardo per questa iniziativa che si qualifica come l'unico concorso nazionale dedicato agli oli di qualità a denominazione protetta e che si conferma ogni anno collezionando sempre più consensi.
La denominazione di origine protetta – dice Enrico Lupi presidente Associazione Nazionale Città dell'Olio – è uno strumento che permette di valorizzare non solo l'extravergine ma anche il territorio che lo esprime, un binomio importante soprattutto nell'ottica del turismo dell'olio, fenomeno che occorre sviluppare per ottenere una benefica ricaduta sulle aree olivicole che rappresentano una ricchezza per il nostro paese". Alle parole di Enrico Lupi fanno eco quelle di Michele Manzo: "Stamattina abbiamo avuto l'opportunità di degustare 3 oli straordinari, selezionati da una commissione che ha davvero dato il meglio di sè.
Io ho seguito negli anni la scalata verso la qualità dei vini della Campania e spero che gli oli della nostra regione facciano la stessa strada. Questo è l'obiettivo che ci poniamo attraverso il Mese dell'olio Dop in Campania, la manifestazione cornice al premio Sirena d'oro d Sorrento, che dal 17 marzo continua a proporre appuntamenti d'eccellenza con gli extravergine di pregio campani". Prossimi appuntamenti con il Mese dell'Olio Dop in Campania saranno a Benevento dal 13 al 15 aprile dove sarà di scena la prima rassegna degli oli del Sannio mentre in provincia di Caserta sabato 21 e domenica 22 aprile il centro storico di Caiazzo accoglierà i visitatori con il mercatino dell'extravergine mentre domenica 22 l'appuntamento è a Piana di MonteVerna per una suggestiva "caccia all'olio" di qualità condotta attraverso la storia, la cultura e l'enogastronomia della zona, visitando oliveti e frantoi.
Esiste un “galateo” del vino che amplia quello dei Sommelier, e riguarda il modo di accogliere il visitatore in cantina, fargli assaggiare, capire e comprare le bottiglie lì prodotte.
Questo e altro insegna il manuale Marketing del turismo del vino di Donatella Cinelli Colombini, destinato alle 10.000 cantine italiane con punto vendita al pubblico e ai nuovi professionisti che ci lavorano. Presentato stamani al Vinitaly di Verona in occasione del convegno organizzato dal Movimento Turismo del Vino fondato nel 1993 da Donatella Cinelli Colombini, nota produttrice di Brunello di Montalcino “Casato Prime Donne”. Ecco che le addette all’accoglienza, se donne, devono rinunciare al profumo e, se guidano una degustazione, devono fare a meno anche del rossetto.
Persino il modo di aprire la porta della cantina, con i suoi riflessi sulle successive vendite, va preso in esame. Il manuale spiega cosa fare, durante e dopo una fiera all’estero, insegna come rendere emozionante una visita fra le botti ma fornisce anche dati di scenario sulle tendenze del turismo e del turismo del vino a livello internazionale. Qualcosa di veramente nuovo e utile che Donatella Cinelli Colombini ha voluto condividere con il Movimento del Turismo del Vino, di cui è stata presidente per 9 anni, con l’Associazione Città del Vino e con l’Enoteca Italiana cioè con i maggiori protagonisti dell’enoturismo nel nostro Paese.
Dal figlio di contadini alla star di Hollywood, moltissimi desiderano possedere una cantina famosa, una “griffe dell’enologia”. Purtroppo, a volte, il sogno di bottiglie d’alta gamma diventa poi l’incubo di bilanci sempre in rosso. Se è infatti facile trovare enologi, agronomi e commercialisti è invece difficilissimo trovare chi imposta la cantina sotto il profilo commerciale e sa sviluppare la vendita diretta. Marketing del turismo del vino contiene i “segreti del mestiere” della persona che ha inventato “Cantine aperte” e in pochi anni ha portato al successo internazionale una cantina come la sua Casato Prime Donne a Montalcino.
Consigli di prima mano da chi li ha verificati nella pratica ma ha anche un punto di osservazione privilegiato sulle dinamiche del turismo perché Donatella Cinelli Colombini è anche Assessore al turismo di Siena e docente in cinque Master universitari.
«I vini senesi sono meravigliosi. Complimenti!». Roby Facchinetti, anima e voce dei Pooh, non è voluto mancare al grande appuntamento proposto al Vinitaly dalla Provincia di Siena, con la collaborazione di Enoteca Italiana, che in un’unica degustazione ha messo insieme i sei vini premiati da Wine Spectator come i top al mondo del 2006, fra cui il primo assoluto, il Brunello di Montalcino Casanova di Neri, Tenuta Nuova 2001.
E così Facchinetti si è confermato un appassionato di vino: «Sono un amante del buon bere, ma non mi reputo un grande intenditore – ha detto il componente dei Pooh -, non mi sbilancio insomma in giudizi troppo tecnici o termini da sommelier. Amo i vini rossi in particolare e devo ammettere che questi sei vini senesi sono di grandissima qualità, eccezionali». Ed il vino rosso, insieme alla buona cucina italiana ed una costante attività fisica sono i segreti di Roby Facchinetti per essere sempre in forma.
Oltre al Brunello di Giacomo Neri sono stati questi i vini protagonisti dell’evento all’interno di Vinitaly con la Provincia di Siena: Toscana Rosso Igt Il Blu 2004 di Brancaia, Brunello di Montalcino 2001 di Pacenti, Brunello di Montalcino 2001 di Fanti, Brunello di Montalcino 2001 Castelgiocondo dei Marchesi De’ Frescobaldi, Vino Nobile di Montepulciano 2003 di Avignonesi.