Firenze- Si è svolto ieri nell'ambito del Festival della Creatività un incontro (intitolato "Le nuove frontiere dalla partecipazione") dedicato alle nuove tecnologie applicate ai processi di partecipazione democratica. All'incontro era presente anche l'assessore alle Riforme istituzionali della Regione Toscana, Agostino Fragai, reduce dal recente Town Meeting di Marina di Carrara.
A distanza di un anno dall'avvio del percorso di consultazione della società civile si fa pressante l'attesa di una inizitiva legislativa da parte della Giunta regionale.
In pressoché totale mancanza di un dibattito in ambito consiliare, anche Fragai non si azzarda ad abbozzare alcuna previsione sul contenuto del progetto di legge, nemmeno dopo l'evento di Carrara.
Forse l'Assessore regionale teme le insidie costituzionali della questione in cui si è impelagato, più consueta per un costituzionalista, che per un amministratore locale. Sembrerebbe, stando almeno alle dichiarazioni pubbliche, che Fragai stia pensando ad una legge-manifesto rivolta agli altri enti locali per invitarli ad adottare le pratiche di partecipazione.
Tuttavia nel nostro sistema istituzionale in cui gli enti locali si collocano quasi in una dimensione orizzontale, la Regione non può ingerire sull'autonomia degli altrui procedimenti anninistrativi, se non per introdurre livelli minimi di uniformità nell'attuazione di processi partecipativi, cosa però che non è particolarmente chiaro come potrebbe attuarsi.
D'altra parte se Fragai intendesse realizzare una legge rivolta all'attività legislativa dell'ente regionale, dovrebbe fare attenzione a non farla in alcun modo confliggere con l'esitente Statuto toscano.
Meglio sarebbe allora intervenire direttamente sullo Statuto, cosa di cui l'Assessore conosce bene la complessità.
Potrebbe allora Fragai ripiegare su un innovativo piano della partecipazione nei procedimenti amministrativi della Regione, che a cascata avrebbe poi positive ricadute sugli omologhi procedimenti degli altri enti locali. Ci riferiamo cioè alla possibilità di inverare principi di trasparenza, pubblicità e partecipazione nelle metodiche del processo amministrativo regionale, definendo ad esempio quali strumenti di pubblicità rendere obbligatori e su quali atti, a quali soggetti consentire il coinvolgimento (possibilmente tutti), quali ambiti istituzionali (Giunta, consiglio, commisioni, ecc).
Ma c'è da temere in quest'ultima ipotesi, che i peggiori avversari del progetto di Legge regionale si rivelerebbero proprio le persone che lavorano vicino all'Assessore.
Così per prendere tempo è capire il da farsi, Fragai sceglie le vie creative della sperimentazione di pratiche di consultazione e di nuove tecnologie applicate: in fondo a fine legislatura mancano solo tre anni.
Nicola Novelli