Piombino, 17 novembre.2006- A Piombino il fenomeno infortunistico ha registrato un andamento decrescente a partire dalla metà degli anni ‘90, grazie
all’implementazione e al consolidamento dei sistemi di protezione nei grandi stabilimenti. Al miglioramento della situazione dei dipendenti delle grandi imprese non corrisponde una simile evoluzione nelle condizioni di rischio degli operai delle ditte esterne, a cui viene fatto sempre più ricorso. Questo è dovuto a processi di ristrutturazione aziendale, avvenuti nelle grandi aziende piombinesi a partire dagli anni ’80, che hanno portato ad una riduzione della manodopera ed un presenza incontrollata di ditte di appalto e subappalto, dove gli infortuni e le morti bianche sono ancora particolarmente elevati.
Secondo quanto emerge dall’indagine IRPET, nonostante lo stato particolarmente avanzato di adeguamento alla normativa (Dlgs 626) e una maggiore consapevolezza dei rischi –a Piombino i lavoratori dichiarano di avere paura di un incidente sul lavoro più spesso rispetto alle altre aree (76% contro il 52% di Prato e il 50% di Massa Carrara)- evidenti sono le criticità anche su questo territorio.
Tra i lavoratori dell’appalto minore è la frequenza di incontri informativi sulla SESSL (l’80% contro il 96% rilevato tra gli operai delle grandi aziende), minore il coinvolgimento in attività formative (44% contro il 68% dei lavoratori delle grandi aziende) e più basso il livello di conoscenza della normativa (92% contro la totalità dei lavoratori delle grandi aziende).
Tra i lavoratori dell’indotto risultano più elevati i livelli infortunistici: il 24% si è infortunato almeno una volta, contro il 16% dei colleghi dei grandi stabilimenti. Il 36% dei lavoratori intervistati a Piombino, inoltre, ha dichiarato di essere a conoscenza di fenomeni di mobbing nella propria azienda, contro il 22% dei pratesi e il 10% dei carrarini; questo si può ricondurre ad una maggiore sensibilità al problema da parte dei lavoratori del settore siderurgico, mediamente più sindacalizzati e scolarizzati, ed alla grande dimensione delle aziende (nelle piccole si può essere direttamente licenziati!).
Il 48% dei lavoratori delle grandi imprese dichiara, infatti, di avere assistito a fenomeni di questo tipo (contro il 24% dei lavoratori dell’appalto); il 31% dei giovani, contro il 12% degli adulti, dichiara il maggior numero di episodi di questo genere, presumibilmente perché più precari e ricattabili, impreparati e meno sindacalizzati.
Tra le criticità emerge anche la perdita di centralità dell’esperienza professionale, rispetto agli altri ambiti di vita, e l’impatto della precarietà contrattuale (il 42% dei giovani piombinesi lavora con contratti a termine, contro il 35% dei pratesi ed il 7% dei carrarini).
In particolare, le nuove generazioni sono più fataliste nei confronti della possibilità di subire un incidente sul lavoro: la maggioranza dei giovani ha una visione fatalista degli infortuni (54% contro il 31% degli adulti), e non ha la percezione che il rispetto scrupoloso delle norme possa metterli al riparo dall’infortunio (67% contro il 50% degli adulti).
Sembra dunque che la mancanza di esperienza e il venir meno dei meccanismi tradizionali di apprendimento on the job, che accompagnavano la crescita professionale del lavoratore attraverso l’affiancamento dell’operaio esperto (figura sempre meno presente in conseguenza dei pensionamenti anticipati) si correlino con inferiori livelli di consapevolezza e capacità di controllo, rispetto ai numerosi fattori che possono intervenire nel determinare un evento infortunistico..
Nonostante gli sforzi compiuti emerge, quindi, la necessità di predisporre percorsi formativi che, in assenza dei tradizionali meccanismi di trasmissione dei saperi all’interno della fabbrica, realizzino un processo di alfabetizzazione siderurgica, soprattutto nel caso dei lavoratori più giovani.
“Vigilanza e investimenti non sono mai troppi quando si parla di sicurezza sul lavoro – afferma l’assessore regionale per il diritto alla salute, Enrico Rossi – ma per quanto riguarda il polo siderurgico di Piombino possiamo dire di aver avviato un lavoro importante.
Ricordo i piani mirati e integrati con tutti i soggetti interessati, che prevedono azioni di vigilanza, controllo ma anche di formazione e assistenza alle ditte in appalto. Attraverso il dipartimento di prevenzione della Asl locale abbiamo creato un presidio permanente presso la Lucchini. La commissione regionale che è stata costituita monitora costantemente la situazione e ha instaurato rapporti operativi con i sindacati e con i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza”.