Firenze, 03/11/06 - Si sono ritrovati dopo quarant’anni, più vecchi ma con l’entusiasmo immutato di quei giorni che hanno segnato la loro storia e quella di Firenze. Si sono ritrovati ancora una volta in fila, disciplinati come nel ’66, sorridenti come allora, tutti ad attendere di essere accreditati per la grande giornata di domani in Palazzo Vecchio.
Alle 17 di oggi 728 angeli del fango hanno ritirato lo zainetto-kit, che servirà come pass per entrare domani nel salone dei Cinquecento; fra questi, 112 sono stranieri: francesi, inglesi, americani, belgi, olandesi, svizzeri, australiani…
Il box per gli accrediti, predisposto al piano terreno del Consiglio regionale, ha aperto i battenti a mezzogiorno, ma già dalle 11 erano un centinaio le persone in fila ad attendere il proprio turno.
Grande l’attenzione mediatica: diversi giornalisti, fotoreporter e operatori hanno preso d’assalto ragazzi e ragazze del ’66 per strappare loro un ricordo, una frase, una valutazione immediata tra la Firenze che ricordavano e quella che si presenta oggi ai loro occhi.
Commozione, sorrisi, appagamento per essere ancora qui a testimoniare un’esperienza unica: così si può descrivere il serpentone di angeli del fango tornati quarant’anni dopo a calcare lo stesso set. “Sono felice di essere qui a Firenze e di fare ancora parte di un movimento fantastico che non dimenticherò finché avrò vita”; “Grazie Firenze, grazie Toscana per esservi ricordate di noi dopo tutti questi anni”; “Non so spiegarlo, ma qui mi sento come fossi in una grande famiglia che non tradisce e accomuna tutti in un abbraccio”: queste alcune delle frasi registrate in tarda mattinata.
“Il raduno - ha commentato il presidente della commissione regionale Territorio e Ambiente Erasmo D’Angelis, motore delle manifestazioni per il quarantennale dell’alluvione - sarà un evento straordinariamente importante per almeno due motivi: per ringraziare chi aiutò Firenze e la Toscana alluvionate e per ribadire l’impegno a rendere l’Arno sicuro dalle alluvioni”.
Proprio a questo proposito, l’Associazione per l’Arno ha predisposto un banco nella sala accrediti del Consiglio regionale aperto a chiunque voglia sottoscrivere l’appello perché vengano trovati, entro il 2007, 200 milioni di euro, la cifra idonea per mettere in sicurezza l’Arno e i due terzi della Toscana bagnati dal grande fiume e dai suoi affluenti.
Il contenuto dello zainetto: un badge personalizzato e disegnato da Sergio Staino valido come tessera per l’accesso gratuito nei giorni 3-4-5 novembre sui bus delle linee Ataf e sulle linee turistiche Firenze City Sight Seeing, una pianta di Firenze, un carnet di sconti per taxi, ristoranti, alberghi, l’ingresso gratuito nei musei del Polo museale fiorentino, dell’Opificio delle pietre dure, delle gallerie e dei musei comunali (Palazzo Vecchio: quartieri monumentali, Cappella Brancacci, Museo storico-topografico “Firenze com’era”, Museo e chiostri monumentali di S.M.Novella, Fondazione Romano nel Cenacolo di Santo Spirito.
Contiene inoltre tre libri: “Angeli del fango. La ‘meglio gioventù’ nella Firenze dell’alluvione” di Erasmo D’Angelis, il libro di Giovanni Menduni (segretario generale dell’Autorità di bacino) “Dizionario dell’Arno”, il libro di Sandro Bennucci (giornalista del quotidiano ‘La Nazione’) “L’Arno che verrà”. Ci sarà un libretto dedicato al lavoro degli uomini dell’Esercito, un simpatico Cd con una raccolta di canzoni di Riccardo Marasco (cantautore fiorentino e angelo del fango) dedicate all’alluvione, e infine l’appello delle associazioni del volontariato per la messa in sicurezza dell’Arno.
In occasione del 40° anniversario dell'alluvione Bernardina Bargellini Nardi vuole ricordare la figura del padre, il sindaco Piero Bargellini, protagonista della drammatica tragedia.Nasce così l'idea di pubblicare il volume L'alluvionedi Piero Bargellini (Ed.
Polistampa, pp. 192, euro 12) a cura di AnnegretHöhler e GregorioNardi, nipote di Bernardina, e di allestire una mostra privata (aperta dal 5novembre al 9 gennaio, a cui si può accedere solo prenotando allo 055 241724) nella casa enello studio del sindaco in via delle Pinzochere 3 a Firenze. Ilvolume raccoglie la testimonianza diretta della signora Bernardina che in quellacasa situata in Santa Croce viveva e vive tuttora, oltre a documenti quasi tuttiinediti che testimoniano il massimo impegno di Bargellini.
È da lì che derivail titolo: anche Palazzo Bargellini venne gravemente danneggiatodall'alluvione, ma il sindaco non volle che la sua casa venisse ripulita dalfango prima che fosse sistemata l'ultima abitazione alluvionata di Firenze. Daallora la popolazione lo chiamò "primo alluvionato" invece che "primocittadino".
Lanarrazione descrive la tragedia del '66 seguendo le tracce del sindaco,ricostruendone i movimenti e le azioni, ma anche la trasformazione da abitazionea quartier generale del palazzo in cui viveva la famiglia Bargellini, che furealmente la chiave della salvezza di Firenze.
Difatti le autorità e la stampa,dopo esser passate da Palazzo Vecchio con piazza della Signoria già ripulita,venivano ricevute proprio in via delle Pinzochere dove potevano vedere il metrodi fango residuo. Se la casa del primo cittadino si trovava in quelle condizioni,chissà come se la passava la popolazione... Così gli aiuti giunsero copiosi datutto il mondo.
Ilvolume appena edito raccoglie le richieste degli alluvionati, gli appunti diPiero Bargellini, l'elenco delle donazioni ricevute dalla città e fotografie dell'archivio Bargellini Nardi.
AncheLelio Lagorio, allora vicesindaco della Giunta Bargellini, ed Edoardo Speranza,in quegli anni assessore alla Cultura del Comune di Firenze, hanno volutoricordare Piero Bargellini nei testi introduttivi al volume, omaggio allamemoria di padre per Bernardina, ma soprattutto di eroe in prima linea agliocchi di tutti i fiorentini.
Venturina come Firenze, nelle dovute proporzioni, ma anche qui, quarant’anni fa, le acque del fiume invasero il paese seminando sgomento e danni tra la popolazione.
Non c’erano opere d’arte da salvare, ma la vita quotidiana delle persone, i beni comuni, le infrastrutture, le case, gli animali domestici.
Alle 5 mezzo del mattino del 4 novembre 1966 il Cornia strappò gli argini in destra in due punti, tra Cafaggio e Venturina e alla rampa Merciai. Il sindaco Aldo Montomoli, avvertito dagli operai che si trovavano di servizio all’acquedotto – allora le pompe non erano controllate automaticamente come adesso e gli oprerai facevano i turni giorno e notte – fece chiamare attraverso il posto pubblico del ristorante Pizzica di Campiglia il geometra Giampiero Vincenti che coordinò i soccorsi per il comune di Campiglia.
“Pensavo quasi che fosse uno scherzo per tirarmi giù dal letto – ricorda Vincenti – ma capii subito che non poteva esserlo perché per uno scherzo nessuno si sarebbe azzardato a tirare in ballo il sindaco e così mi precipitai da Pizzica chiedendo che cos’era successo. Il padre di Renzo, il vecchio Venturelli, mi indicò di guardare verso la vallata: al posto dei campi coltivati c’era un immenso lago che arrivava quasi in Colmata”. Da lì partì la macchina dei soccorsi. Nell’abitato di Venturina l’acqua da Cornia arrivò fino in via Gorizia, dove sono le attuali scuole medie.
Per tirare in salvo molta gente ci vollero le barche. Il Comune stanziò 1.500.000 di lire per riparare i danni che furono stimati in 400 milioni.