Vernio 23 ottobre 2006 – Rilanciare la filiera di produzione della castagna e dei suoi derivati all’insegna della qualità e della tradizione. E’ questo l’obiettivo della Comunità Montana Val di Bisenzio e dei due comuni, Cantagallo e Vernio, che partecipano al “Progetto Castagna”. Si tratta di una iniziativa che, dopo la presentazione del marchio unico di produzione lo scorso anno, l’acquisto del Mulino della Badia di Montepiano e il progetto di realizzare un centro di commercializzazione e seccatura nell’edificio rurale di Casale vicino Cantagallo, si sta sempre di più concretizzando.
Un ulteriore passo in avanti è costituito dalla elaborazione del disciplinare di produzione per ottenere la DOP, Denominazione di Origini Protetta per la castagna e i suoi derivati. Questo documento, elaborato da un gruppo di lavoro costituito dai tecnici dall’Ufficio Agricoltura della Comunità Montana, dai rappresentanti dei produttori e di Slow Food di Prato, è stato presentato ieri in una iniziativa pubblica a Migliana nel Comune di Cantagallo in occasione della 34 esima edizione della “Sbruciatata”, una delle più antiche manifestazioni autunnali della Val di Bisenzio dedicata alla castagna.
All’evento erano presenti il Presidente della Comunità Montana Marco Ciani, l’assessore alla Cultura del Comune di Cantagallo Sandra Bolognesi, l’assessore all’Agricoltura della Comunità Montana Auro Salvi, Luca Maccelli responsabile agricoltura della Comunità Montana, Maurizio Fantini Presidente della Coldiretti di Prato e privati ed esponenti delle imprese agricole di Luicciana, Cavarzano e Migliana che sono le aree della vallata più vocate alla castanicoltura. Il disciplinare che il marchio “Castagna della val di Bisenzio” è riservato alle castagne prodotte e trasformate nella tipica zona di produzione costituita dai Comuni di Cantagallo, Vernio e Vaiano in Provincia di Prato.
Per quanto riguarda le tecniche di coltivazione si prevede che “Le condizioni ambientali e di coltura dei castagneti da frutto destinati alla produzione della Castagna della Val di Bisenzio devono essere quelle tradizionali della zona e comunque atte a conferire al prodotto le specifiche caratteristiche di qualità”. Per la fase della seccatura delle castagne si dovrà usare solo legna di castagno nelle “canicciaie”, i tipici edifici in pietra costruiti per questo scopo. “Per una corretta essiccazione, è indispensabile mantenere una temperatura il più possibile costante, su valori non troppo elevati (25 – 35 °C), per un tempo minimo non inferiore ai 30 – 40 giorni”.
La farina di castagne, per poter essere commercializzata con il marchio “farina di Castagne della Val di Bisenzio” deve essere ottenuta con castagne prodotte ed essiccate secondo questo disciplinare di produzione, e macinate in mulini con macine in pietra nella stessa area di produzione. “Il prodotto – si legge ancora - deve presentare le seguenti caratteristiche: granulometria: fine, sia al tatto che al palato, colore: dal bianco all’avorio scuro,sapore: dolce con retrogusto leggermente amarognolo,profumo: di castagne,umidità: inferiore al 15%, Nelle operazioni di molitura, la produzione di farina non potrà essere superiore ad 1 quintale ogni 4 ore per macina, per evitare che la maggiore velocità di lavorazione ed il conseguente riscaldamento, conferiscano al prodotto stesso sapori sgradevoli oltre ad una grana più grossolana.
E’ vietato l’uso di additivi di qualsiasi genere, conservanti, prodotti ogm, prodotti liofilizzati, prodotti congelati, aromi artificiali, e qualsiasi altro prodotto di sintesi chimica”. Con la presentazione del disciplinare si aggiunge quindi un altro tassello importante al rilancio definitivo di questo prodotto tipico della Val di Bisenzio. “Rimane solo da definire come mettere insieme i nostri produttori – ha spiegato Marco Ciani Presidente della Comunità Montana – perché per commercializzare il nostro prodotto è fondamentale creare o un consorzio o una associazione che metta insieme le aziende agricole e i tanti privati che hanno i castagneti e che producono farina.
La nostra speranza è quella di arrivare prima possibile a passo per rilanciare lo sviluppo economico della vallata sul piano delle risorse agro –alimentari di qualità”. Sciolto questo ultimo nodo il disciplinare sarà poi depositato alla Camera di Commercio che potrà dare il via alle procedure per richiedere la DOP. Un altro aspetto importante che è stato messo in evidenza durante l’assemblea di Migliana è stato quello relativo alla “seccatura” delle castagne che richiede una grande esperienza ed è un mestiere praticato ormai da poche persone soprattutto anziani.
Per evitare che questa vera e propria tradizione si perda per sempre la Comunità Montana sta portando avanti una serie di iniziative per sostenerla. In particolare nei prossimi giorni sarà emesso un bando che mette a disposizione 15 mila euro per tutti coloro che riaccendono la loro “canicciaia” . In base alle richieste ogni produttore può ricevere dai 1000 ai 200 euro di contributo ma le condizioni che devono rispettare sono due. La prima l’impegno ad usare la “canicciaia” per i prossimi cinque anni e soprattutto ogni produttore deve fare formazione, in pratica deve rispettare l’obbligo di insegnare a qualcuno come si seccano correttamente le castagne nel rispetto della tradizione.