Firenze, 21 ottobre 2006- Un appello diretto ai rapitori di Gabriele Torsello è stato fatto a Lecce dalla madre, Vittoria Augenti, tramite le telecamere. Gabriele Torsello è il fotografo rapito in Afghanistan giovedì 12 ottobre. I rapitori sono tornati a farsi vivi e hanno posto una nuova condizione per il rilascio: se i i militari italiani non lasceranno l'Afghanistan l'ostaggio ha due giorni di vita. Ieri sera tre mila in piazza hanno partecipato alla fiaccolata ad Alessano, cittadina del Salento in cui vive la famiglia.
Nei giorni scorsi Lord Ahmed, parlamentare britannico amico di Gabriele Torsello, ha lanciato un appello ai rapitori del fotoreporter italiano.
Anche l'assemblea nazionale dei movimenti per la pace e contro la guerra in corso a Firenze rivolge un appello ai sequestratori di Gabriele Torsello affinchè lo rilascino libero ed incolume. La sua eventuale uccisione colpirebbe il movimento per la pace.
Il Consiglio provinciale di Firenze ha respinto, con 20 no e 2 voti a favore la mozione presentata dal gruppo di Rifondazione Comunista per l’adesione all’appello nazionale rivolto al nuovo Parlamento per la pace e la difesa dell’art.
11 della Costituzione, promosso da Luigi Ciotti, Tonio dell’Olio, Gino Strada, Alex Zanottelli: “Non c’è una strada che porta alla pace, la pace è la strada”. Per Targetti: “E’ importante una sollecitazione da parte dalle assemblee elettive, perché intorno all’articolo 11 della Costituzione c’è stato un gran balletto di interpretazioni ma nei fatti è stato violato varie volte: prima in Kossovo, poi con la guerra in Iraq ed è stato violato anche con l’invio delle truppe in Afganistan”.
Per Tondi (Udc): “Non si tratta di dividere un’altra volta il mondo in chi ama la pace e in chi ama la guerra: non si tratta di manifestare la propria volontà di pace sventolando delle bandiere o ponendola al di fuori dei balconi, o partecipando a marce per la pace. Quando si parla di questi argomenti non prevale la logica della pace, ma la logica del lasciateci in pace: le battaglie per i diritti civili e umani che accadono dove siamo noi, ci interessano, protestiamo e marciamo dove non ci riguarda noi non dobbiamo intervenire perché siamo per la pace”.
Lensi (FI) ha sottolineato come: “Sarebbe stato meglio fare un dibattito sull’articolo 11 della Costituzione. Un dibattito che sarebbe stato propedeutico anche a capire quale sia la strada che porta alla pace. Occorre porre un’altra visione dell’articolo 11: guardare quali sono le politiche alternative, i modelli di intervento per prevenire le guerre come la cooperazione. Tutti guardiamo al Libano o all’Iraq però ci scordiamo di tante altre guerre, dal Nepal alle guerre in Costa d’Avorio e in altre parti del mondo, dove il silenzio è glaciale.
Una contraddizione forte, limpida e chiara”. Gori (DS) ha sottolineato come: “Al di là dell’adesione a un manifesto come è quello nobile degli estensori, la politica estera è ispirata ad altri principi. C’è una differenza tra coloro che manifestano nobili ideali e coloro che debbono praticare una politica estera ispirata agli interessi internazionali e anche agli interessi nazionali. C’è una discrasia fra petizioni ideali e di principio e una politica estera seria e degna di un Paese come il nostro”.
Infine Ermini (La Margherita): “Diffido sempre dai puri più puri che dicono che i puri sono soltanto loro, questa è una cosa che mi ha sempre dato fastidio e continua a darmi fastidio”.