FIRENZE- La giunta regionale ha presentato stamani al tavolo di concertazione sulla manovra finanziaria la proposta sui settori che potranno essere interessati dall’aumento dell’aliquota dell’Irap. Si tratta del settore dell’intermediazione monetaria e bancaria – banche, assicurazioni, e società finanziarie -; di quello delle attività immobiliari – compravendita e locazioni di immobili, agenzie immobiliari e amministrazioni di beni immobili -; e di quelli delle telecomunicazioni, delle raffinerie di petrolio e delle autostrade.
Sono comparti dell’economia regionale che in questi anni hanno avuto una minore esposizione alla concorrenza internazionale – condizione che ha garantito un rapporto più favorevole tra costi di produzione e prezzi di vendita – e quindi migliori risultati in termini di redditività.
“Questa proposta – spiega il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini – nasce da una duplice esigenza.
Da un lato intendiamo confermare l’ispirazione di fondo della manovra, con l’esclusione da nuovi carichi fiscali di quei settori manifatturieri che hanno sopportato in questi anni il peso maggiore della sfida economica internazionale. Dall’altro cerchiamo di accentuarne il carattere di equità, andando a interessare chi, per la minore concorrenza subita, ha potuto godere, di fatto, di una posizione di rendita che ha consentito la realizzazione di maggiori profitti”. “Così come – puntualizza l’assessore al bilancio e finanze, Giuseppe Bertolucci – risponde a principi di equità che il carico fiscale venga ripartito tra le famiglie, sulle quali grave prevalentemente il bollo auto, e le categorie economiche.” Risponde a questi obiettivi anche la nuova ipotesi illustrata stamani dalla giunta: quella, cioè, di interventi agevolativi, ‘premiali’ destinati ad alcuni settori del manifatturiero, in particolare quelli fortementi orientati all’export, le imprese di piccole e medie dimensioni e quelle che nell’ultimo triennio hanno avuto un’alta capacità di investimento.
“E’ un’ipotesi complessa ma interessante sulla quale vogliamo lavorare seriamente”, dice ancora Martini. “Si tratta – precisa l’assessore Bertolucci – della possibilità di ridurre per alcune tipologie di imprese particolarmente virtuose le aliquote. Ciò richiede però un’approfondita analisi sul gettito fiscale complessivo oltre che le opportune valutazioni in ordine al regime degli aiuti di stato e ai concreti meccanismi di individuazione e selezione delle imprese e dei criteri stessi di selezione che vogliamo comunque concordare con i soggetti presenti al tavolo”.
La finanziaria regionale fa dunque un altro passo avanti.
Restano invariate le grandezze fondamentali – 230 milioni di euro la manovra complessiva; interventi per il 60 per cento sul fronte della spesa e del 40 su quello delle entrate –, mentre si precisano le novità, dopo nove anni di invarianza, nel ricorso alla leva fiscale. I 65 milioni previsti di entrate, destinati a finanziare gli investimenti indicati dal Prs, verranno dall’aumento del 10 per cento del bollo auto (33 milioni) e dalla rimodulazione dell’Irap (i restanti 32). Per quanto riguarda l’Irap, le aliquote attuali applicate in Toscana variano dal 4,40 per cento per banche e assicurazioni, al 3,25-3,85 per i soggetti beneficiari di agevolazioni (imprese giovanili, onlus e coop sociali, imprese ed esercizi di zone montane, imprese con certificazioni sociali o ambientali), all’1,9 per l’agricoltura, mentre per tutti gli altri settori è del 4,25.
La prossima settimana proseguirà il confronto sulla finanziaria con le riunioni dei tavoli settoriali. Per il 31 ottobre è invece prevista la riunione conclusiva del tavolo generale di concertazione.
L’agenzia di rating Standard&Poor’s ha abbassato il rating della Repubblica italiana da AA-, con prospettive negative, al valore A+ con prospettive stabili. Insieme all’Italia, automaticamente, anche le Regioni e le Autonomie Locali con rating pari a quello della Repubblica vedranno abbassare il loro rating.
La filosofia che anima le analisi di Standard&Poor’s è nota. L’agenzia sostiene che in Italia non esiste una vera autonomia finanziaria di Regioni ed Enti Locali e che le decisioni centrali ed unilaterali assunte dal Governo hanno inciso fin’ora sulla flessibilità di entrata e di spesa, un’azione che incide direttamente sulla qualità del rating delle amministrazioni decentrate.
In questo contesto la Regione Toscana non commenta il declassamento operato per la Repubblica Italiana, benché possa apparire quanto meno intempestivo, visti i lavori ancora pesantemente in corso sulla Finanziaria 2007, ma prende posizione, attraverso Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, sulle ricadute ‘automatiche sul grado di affidabilità del nostro territorio: “Con il declassamento di ieri Standard&Poor’s ha spostato in modo significativo, da ‘alta’ a ‘buona’, la posizione anche della nostra Regione nella scala dei rating.
In realtà questo declassamento è frutto più di un ragionamento automatico e, vorrei dire, burocratico, che non di un attenta analisi della situazione. Non è stata infatti valutata la situazione toscana, gli sforzi ed il lavoro che stiamo facendo per ridurre e qualificare la spesa. Interventi che rendono la struttura sana e robusta, dal punto di vista organizzativo e finanziario, e con i conti in equilibrio. Spero solo che Standard&Poor’s sia disponibile a rivalutare questa scelta non appena le scelte che faremo con il bilancio 2007 daranno i loro frutti sul fronte del controllo e stabilità della spesa”.
“In definitiva – ha continuato Giuseppe Bertolucci, assessore al bilancio e finanze della Regione Toscana - se lo scopo del rating è quello di sintetizzare per il mercato finanziario la capacità dell’Ente di onorare i propri debiti, come di fatto è, crediamo che oggi la Toscana sia stata pesantemente e ingiustamente penalizzata.
La decisione di Standard&Poor’s, per quanto rispettabile, è solo un automatismo ‘a cascata’ rispetto ad una decisione assunta sul livello statale. Per questo ci chiediamo quali potranno essere mai le opportunità di un miglioramento peculiare della Toscana, se tutte le capacità proprie dell’Ente continueranno a non essere prese in alcuna considerazione o, comunque, assorbite dalla valutazione assegnata allo Stato”.