Sono sopratutto i ritratti dei leader DC che conquistano alla lettura di Democristiani immaginari, sorta di vocabolario democristiano scritto da Marco Damilano, con la prefazione di Giampaolo Pansa per la collana Fuori Luogo di Vallecchi. Il sottotitolo del volume è "Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Balena Bianca", ma il libro serve anche per capire, aggiungeremmo, molto dalla politica presente.
La D.C. era detta Balena Bianca almeno per due motivi.
Il primo è che per decenni fu ritenuta un partito elettoralmente imbattibile, imprendibile dagli avversari, proprio come Moby Dick.
Ricordo una manifestazione organizzata al Palazzo dei Congressi di Firenze nel 1991. L'allora segretario Arnaldo Forlani offrì al pubblico un discorso particolarmente mediocre in cui l'unico argomento fu che la storia aveva dato ragione alla D.C. con la caduta del muro di Berlino. I simpatizzanti acclamarono le sue parole sventolando le bandiere scudocrociate, senza minimamente immaginare che di lì a poco più di un anno la storia avrebbe dato torto anche alla Democrazia Cristiana.
Il secondo motivo del nomignolo di Balena Bianca è che il partito, fortissimamente voluto nel dopoguerra dal Vaticano per esprimere politicamente il variegato cattolicesimo italiano, raccoglieva al suo interno davvero tutto: dal conservatorismo affine al Movimento Sociale, ad un progressismo popolare che trescava con il Partito Comunista.
Ne è facile dimostrazione l'incontrare oggi esponenti della vecchia D.C. un po' dappertutto nei gruppi dell'attuale parlamento: dai Fiori e Selva di Alleanza Nazionale, ai Pisanù di Forza Italia, sino agli Orlando dell'Italia dei Valori e i molti confluiti nei Democratici di Sinistra. E, credete, le visioni del mondo rappresentate in un congresso democristiano erano svariate e contrastanti. Persino negli anni '80, alla fine della parabola democristiana, al Palasport dell'EUR, dove si svolgevano le assemblee congressuali, era impossibile non lasciarsi coinvolgere, non trovare almeno un intervento di un leader in parte condivisibile, non parteggiare per l'una, o l'altra corrente, magari minoritaria contro il nuovo accordo emergente.
Sì dirà che in quelle adunate oceaniche, frequentate da personaggi TV e faccendieri, giornalisti e portaborse, autisti e guardie del corpo, la politica italiana stava agonizzando.
Eppure chi ha frequentato l'EUR, ricordando quelle giornate di tensione competitiva (magari solo per mere ragioni di potere) quella volontà politica (forse già malata), vi esprimerà comunque un vago senso di nostagia per un'epoca in cui, a paragone con il contemporaneo deserto di idee, sogni e progetti, il sangue della passione scorreva vivo nelle vene di tutti, qualunque fosse il loro colore, rosso, nero, o bianco candido.
Nicola Novelli