L'atteso sgombero del centro sociale autogestito ex-Emerson è avvenuto pacificamente stamane. Nell'area dell'ex-Emerson è prevista la costruzione dei 135 appartamenti del programma dei " 20.000 alloggi in affitto". Gli appuntamenti di oggi prevedono alle ore 18 un presidio in piazza Dalmazia, a seguire nel nuovo posto in via Palagio degli Spini serata di controinformazione sul
Progetto 9 aree e la questione abitativa a Firenze a cura di Marvi Maggio.
«Lo sgombero -commenta Ornella De Zordo, capogruppo di Unaltracittà/unaltromondo- è un fatto molto grave.
Ancora una volta viene punito chi resiste alle politiche conservatrici per favorire la speculazione edilizia. Firenze infatti, pur afflitta dal grave problema dei senza casa, non ha bisogno dei 135 appartamenti la cui costruzione è prevista nell'area dell'ex-Emerson. E non si invochi il sempre ignorato problema casa: il programma dei 20.000 alloggi in affitto non è certo risolutivo nè molto incisivo; in sette aree su nove sono previsti alloggi in vendita a libero mercato in quota pressochè uguale a quelli in affitto, in un caso addirittura la variante è stata graziosamente regalata ai soliti noti solo per edilizia a libero mercato.
I veri protagonisti sono pertanto la rendita e l'indifferenza per tutto quanto si muove in città in termini di bisogni diffusi, spazi sociali, creatività culturale e politica. L'esperienza del centro sociale Ex-Emerson rappresenta, nella stessa misura delle altre esperienze di autogestione, una ricchezza del tessuto urbano contemporaneo. Ciò dovrebbe ormai essere evidente alla giunta di centro-sinistra che amministra Firenze, invece, la giunta Domenici, non sa riconoscere il valore degli spazi autogestiti.
Lo sgombero di oggi conferma questa visione. Si preferisce azzerare l'esperienza di un grande laboratorio politico e sociale, ricco di proposte legate alla complessità del presente, per far posto all'ennesima cementificazione. Ci chiediamo pertanto se le aree dismesse debbano ancora una volta essere legate alla costruzione di centri commerciali o appartamenti; ci chiediamo anche quale sarà lo spazio che la città prevede per questo centro sociale. Il Comune deve dare una risposta adeguata, riconoscendo al CSA Ex-Emerson la dignità di interlocutore e rispettandone l' autonomia.
Oggi, in questo momento duro per chi crede nell'autonomia e nell'autogestione degli spazi, nella ricerca e nella creazione di un territorio pubblico, non è superfluo ricordare che i centri sociali sono luoghi di elaborazione culturale e di creatività che danno una risposta ai bisogni sempre più frustrati di aggregazione sociale. Queste pratiche di resistenza alle trasformazioni dominanti della città non devono essere negate ma riconosciute come realtà sociali che si battono per spazi di vera accoglienza e equità sociale, come soggetti necessari in una modernità al cui centro si pone la persona e non il profitto».