Invecchiamento del cervello e del sistema nervoso: la possibilità di cura dell’ambliopia in età adulta apre nuove prospettive

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 maggio 2006 11:15
Invecchiamento del cervello e del sistema nervoso: la possibilità di cura dell’ambliopia in età adulta apre nuove prospettive

(Firenze, 16 maggio 2006) Riportare il sistema nervoso umano all’elasticità dell’infanzia, perché sia in grado anche di autoripararsi. A questo risultato aprono la strada le ricerche sulla plasticità del sistema nervoso condotte da un gruppo del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Firenze, della Scuola Normale di Pisa e dell'Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, che, intanto, danno prospettiva concreta di cura per una patologia dell’occhio molto comune, l’ambliopia, una diminuzione dell’acutezza visiva nota come “occhio pigro”.

Tommaso Pizzorusso e Nicoletta Berardi, dell’Università di Firenze, Paolo Medini, Sara Baldini, Silvia Landi e Lamberto Maffei, della Scuola Normale Superiore di Pisa e dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa firmano uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista americana Proceedings of the National Academy of Science (; ), che si riferisce ad esperimenti condotti su ratti.

Il gruppo ha dimostrato che ratti resi ambliopi in giovane età per occlusione di un occhio e che sviluppano una patologia visiva irreversibile, possono riacquistare una normale visione nell'occhio ambliope dopo trattamento con una particolare sostanza (Condroitinasi ABC), che inibisce la matrice cellulare, formata da un insieme di complesse catene molecolari che stanno tra i neuroni.

La ricerca prosegue studi – usciti su Science nel 2002 – che dimostrano come la corteccia visiva del ratto adulto può riprendere la plasticità propria dell'animale subito dopo la nascita.

“Occorre ricordare che nella corteccia visiva dei mammiferi a visione binoculare vi sono neuroni che rispondono ai due occhi (neuroni binoculari) – spiegano gli autori - Se in giovane età l'animale, come anche l'uomo, non ha una vista ugualmente sviluppata nei due occhi, e se uno di essi ha un’anomalia, che può essere grave come una cataratta congenita o una opacizzazione della cornea, ma anche relativamente banale come un difetto di rifrazione solo in un occhio, i neuroni visivi finiscono progressivamente per rispondere solo all'occhio che funziona meglio.

Di conseguenza il soggetto perde progressivamente la vista nell'occhio più debole (ambliopia)”.

Finora era accertata la possibilità di intervenire efficacemente solo in giovane età, allenando l’occhio più debole con l’occlusione dell'occhio sano per breve tempo. Con questo trattamento i neuroni binoculari riacquistano la loro piena funzione: l’efficacia del trattamento si basa sulla plasticità del sistema nervoso ed è perciò difficile e completamente inefficace nell'adulto, quando la plasticità si è irreversibilmente ridotta.

“Il nostro esperimento – spiegano gli autori - prova invece il contrario: in animali adulti, dopo trattamento della corteccia visiva con Condroitinasi ABC, si hanno risultati positivi e la visione ritorna normale.

Naturalmente esistono difficoltà nell’applicare i risultati ottenuti sugli animali all'uomo, ma le prospettive sembrano promettenti”.

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