Documento dei Comitati dei Cittadini di Firenze
Si tratta di sicuro, assieme a quanto sta avvenendo nell’area ex Fiat di Novoli, dell’intervento più consistente dopo la demolizione, ad opera del Poggi, delle mura urbane e la formazione dei viali di circonvallazione. Stiamo parlando dell’inquietante lottizzazione dell’area di Castello, su cui tanto si è scritto sin dagli anni ’80 e il cui compimento, purtroppo, sembra essersi sbloccato dopo la firma della convenzione tra il Comune di Firenze, rappresentato dal Sindaco Leonardo Domenici, e la Fondiaria SAI di Salvatore Ligresti, noto personaggio di cui in passato si sono ampiamente occupate le cronache giudiziarie.
Ricordiamo che il Piano Urbanistico approvato consiste nella costruzione di circa 1.500 abitazioni (di cui, a fronte di una pressante richiesta di alloggi pubblici, solo 158 sono destinate all’Edilizia Residenziale Pubblica), di uffici pubblici, alberghi, centri commerciali, scuole, impianti sportivi, oltre alla nuova Scuola dei Carabinieri, e di un “parco” di 80 ha. (realizzato a ridosso dell’aeroporto di Peretola e a scomputo degli oneri di urbanizzazione dovuti al Comune).
La volumetria prevista è di 1.400.000 mc., ai quali si devono aggiungere i circa 400.000 mc. destinati ai 5 silos sopraelevati per le auto. Per avere un‘idea di cosa si tratta, si pensi che gli interventi, definiti «immensi», per la Torino dei Giochi olimpici, hanno coinvolto “solo” 1.000.000 di mc. Questi massicci interventi di cementificazione comporteranno un aumento del carico demografico di 13-14.000 persone (cioè l’equivalente di una cittadina di medie dimensioni come Signa o Calenzano), in una delle zone più delicate dal punto di vista ambientale e idrogeologico, la Piana Fiorentina, facilmente soggetta a esondazioni e con la falda freatica affiorante.
Il cedimento della pista dell’aeroporto e le difficoltà che la Baldassini e Tognozzi sta incontrando per realizzare le fondazioni degli edifici della scuola dei Carabinieri, ne sono una scontata conferma. In quella zona è già in corso l’occupazione di ampie porzioni di territorio da parte di numerosi centri commerciali e per il divertimento, di edifici industriali, di una fitta rete di strade e superstrade, dell’aeroporto e, non ultima invasione, il tentativo di collocare l'inceneritore di Firenze presso la discarica di Case Passerini, nel pieno centro della Piana.
In questa situazione, con un contesto territoriale purtroppo così ampiamente degradato, la lottizzazione di Castello sarebbe stata collocata con difficoltà sul mercato e non avrebbe certo potuto attrarre i finanziamenti necessari. In soccorso di Ligresti sono così intervenuti gli amministratori locali rendendosi protagonisti di una colossale operazione di marketing territoriale. Infatti, il 23 gennaio scorso Comune (sindaco Leonardo Domenici), Provincia (presidente Matteo Renzi) e Regione (presidente Claudio Martini) hanno firmato un protocollo d’intesa in base al quale la Regione, superate le iniziali e motivate perplessità, ha deciso di trasferirvi tutti i suoi uffici lasciando in centro una sola sede di rappresentanza, mentre gli edifici di Novoli, recentemente acquistati, saranno venduti per finanziare il trasferimento.
Anche la Provincia lascerà in centro solo una sede di rappresentanza, venderà il resto degli immobili, per i quali si porrà il problema, niente affatto irrilevante, del controllo del cambiamento delle funzioni. Inoltre, alcune scuole saranno trasferite a Castello per un'utenza di circa 3-4000 studenti. Una buona metà dell'impegno di spesa sarà coperta da interventi di project financing, prassi che a Firenze, con l’evidente pessima progettazione e realizzazione degli interventi alla Fortezza, ha ampiamente mostrato tutti i propri limiti.
Lo “start up” di cui ha parlato l’assessore Biagi in un suo recente intervento, ossia la ricollocazione del terziario pubblico nell’area, si rivela essere in realtà un doppio danno: da una parte si sacrifica una delle ultime zone “franche” del territorio a un’urbanizzazione che mina un ecosistema fondamentale per tutti gli equilibri residui della Piana Fiorentina; dall'altra il pubblico interviene di fatto a valorizzare l'area, rendendo l'operazione finanziariamente compatibile (cioè favorevole al privato), sia attraverso la promozione delle infrastrutture necessarie alla valorizzazione dell'area medesima (strade, collegamenti, parcheggi, ecc.) sia grazie alla propria presenza, attraverso la quale si qualifica e si rende appetibile, anche dal punto di vista della residenza, l'operazione immobiliare nel suo complesso.
Pensiamo sia giunto il momento di lanciare una sfida tutta politica agli amministratori locali.
Da un lato additiamo un governo del territorio così improvvisato e frammentario, realizzato per addizioni successive in assenza di una visione integrata della città e del suo territorio. Dall’altro, per frenare il degrado ambientale e paesistico della Piana, riteniamo sia necessario non solo sospendere gli interventi previsti sia a Castello sia nel resto dell’area, ma anche attivare reali processi di ascolto dei bisogni della popolazione insediata e di pianificazione intercomunale dell’area.
Riteniamo infine che sia necessario restituire agli spazi aperti residuali la forza di “principio ordinatore”, in grado di invertire la tendenza alla destrutturazione e di favorire insieme l’integrazione dei diver si sistemi ambientali (collina, piana, fiume). La Piana è proprio condannata ad un futuro denso di centri direzionali, palazzoni, grandi opere e giardinetti residuali? Crediamo invece che sia ancora possibile avanzare e praticare proposte che, recuperando gli straordinari valori naturalistici e storici dell’area, aprano spiragli di un futuro possibile e sostenibile.
Nei prossimi mesi organizzeremo assemblee pubbliche nelle Case del Popolo della zona. Già mercoledì pomeriggio è previsto un incontro in Palazzo Vecchio, organizzato con PRC, Unaltracittà/Unaltromondo e le associazioni ambientaliste. Per parlare seriamente di urbanistica, di politica e di futuro. I cittadini ci saranno.