Vale la pena soffermarsi ancora sul Codice dell'amministrazione digitale per analizzare come si sta inserendo nella crescita e diffusione dei servizi eGov. Il D.Lgs. n. 82 del 7 marzo 2005 ha innanzitutto sancito il nuovo e significativo diritto di cittadini e imprese all'uso delle tecnologie da parte della PA, intendendo con questo che i cittadini possono pretendere che la PA utilizzi la digitalizzazione per garantire maggiore efficienza nell'erogazione dei suoi servizi. Anche se genericamente il concetto si può già ravvisare nella Legge n.4 del 2004 (ossia la Legge Stanca sull'accessibilità), che sancisce che la Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici, in realtà la novità c'è, in quanto il concetto va oltre determinando un diritto a ottenere servizi per via telematica anche laddove non si ravvisino e non solo a poterli usare laddove già esistano. Il tutto fa ben comprendere come la trasformazione digitale sia ben di più di un semplice meccanismo di automazione, portando con sè un accrescimento dei principi di semplificazione, trasparenza e efficienza che è diventato un diritto per gli utenti, e che ne rende complessa e necessariamente condivisa la dinamica di applicazione.
Le amministrazioni di qualsiasi livello non potranno più obbligare i cittadini a recarsi fisicamente a uno sportello per richiedere o presentare documenti cartacei, dovranno rendere questo servizio sempre usufruibile per via informatica o telematica, stesso discorso vale per le firme, per i pagamenti che ad esempio dovranno essere tutti espletabili per via digitale a partire dal 30 giugno 2007, per i moduli e i formulari. Inoltre i cittadini dovranno poter accedere a tutti gli atti che li riguardano ma potranno anche partecipare ai procedimenti che a qualsiasi titolo li coinvolgono attraverso strumenti digitali.
Non basta, se ne verrà fatta richiesta, chiunque avrà il diritto di ricevere tutte le comunicazioni pubbliche via e-mail all'indirizzo dichiarato, mediante posta elettronica certificata, che ricordiamo certifica data e ora di spedizione, spedizione e ricezione. Importante anche il principio della qualità dei servizi, per cui i servizi dovranno rispondere alle esigenze degli utenti, da cui ne deriva che le PA dovranno controllarne periodicamente il grado di soddisfazione e la qualità. Infine basilare importanza riveste l'e-democracy, ossia il diritto di partecipare al processo democratico e esercitare i diritti politici mediante le nuove tecnologie. Questo strumento normativo è un sunto e una riorganizzazione del lavoro normativo svolto in materia fino ad oggi, una vera e propria "costituzione digitale" che con più di 70 articoli definisce con chiarezza e precisione i diritti e i doveri di nuova generazione nella società dell'informazione in ambito pubblico. Si tratta del frutto di un lavoro di oltre due anni compiuto in concertazione fra tutte le istituzioni coinvolgendo ampiamente le Regioni e Autonomie Locali che supera in maniera definitiva l'approccio settoriale e particolare che ha fino ad oggi rivestito la normativa in materia, creando squilibri in molti casi anche vistosi e conseguenti problematiche di uniformità dell'accesso ai servizi per tutti i cittadini. Gli strumenti a disposizione della PA per realizzare i suoi doveri sono quelli tante volte analizzati: i siti web pubblici, la PEC (posta elettronica certificata), la firma digitale (con tutte le difficoltà che ancora incontra nel nostro Paese e la difficoltà di chiarezza sull'argomento nonostante lo sforzo del Codice), i documenti informatici, e ovviamente gli strumenti di riconoscimento come la CIE (carta d'identità elettronica) e la CNS (carta nazionale dei servizi). L'elemento base per la realizzazione effettiva dei diritti contenuti nel CAD è il più volte citato Sistema Pubblico di Connettività (SPC) che dovrà garantire l'interconnessione e l'interoperabilità, con il riuso come essenziale principio di supporto, dei sistemi informatici di tutte le PA italiane e dei cinquecento uffici pubblici italiani all'estero (rete internazionale della PA - RIPA), e quindi sancisce le regole comuni e fondamentali cui tutte le PA si devono attenere affinché i dati possano circolare liberamente per via digitale.
Solo in questo modo si potranno garantire servizi digitali, e quindi diritti, uniformi per tutti i ciitadini.