Dal 24 al 27 maggio il teatro dell’Istituto Francese si trasforma in una vera sala da tè per accogliere “I fiori del tè”, spettacolo/installazione del gruppo teatrale LIS: un omaggio alla letteratura e alla cultura orientale (nel 40° anno del gemellaggio FIRENZE/KIOTO ) che in un gioco di narrazione e stimolazioni sensoriali traccia una delle vie più affascinanti: la Via del tè.
(Ingresso ore 19 e 21: solo 28 posti, prenot. obbligatoria allo 055 2480515).
Dentro questo spazio vuoto una storia prende forma tra i vapori del bricco che canta.
La storia antica dell’ultimo grande maestro del tè. Tazze bianche piccole e lunghe, tazze larghe ampie e profonde, tazze calde, rotonde e accoglienti, semplici tazze d’acqua profumata passano fra le mani del pubblico: ogni tazza una speranza, ogni tazza un tradimento, fino alla fine dell’ultimo sorso, ultimo profumato respiro capace di rendere dolce perfino la morte.
La meditativa ritualità della cerimonia del tè è orami perduta, l’occidente non l’ha forse mai nemmeno veramente compresa: per l’uomo dell’ovest il tè è solo business, gadget.
All’oriente abbiamo “rubato” solamente dell’acqua profumata perdendo tutta la saggia filosofia e l’incanto della cerimonia: non usiamo un ramo di giglio o di susino per discorrere con l’universo, non prestiamo attenzione all’armonia del suono dell’acqua che bolle o dell’acqua versata, non inspiriamo il profumo dei fiori del tè e non ascoltiamo il dolce espandersi della bevanda nelle nostre viscere.
Il tempo lento e sospeso dello spettacolo giocato lontano dal rumoroso stordimento di effetti speciali vuole essere proprio il primo silenzioso invito a lasciarsi trasportare, per un momento ancora, dalla meravigliosa insensatezza delle cose.
LIS (Laboratorio dell’immagine sensoriale) è un gruppo tutto al femminile che ha sede presso lo spazio Xpò di Milano e che da anni lavora sulla percezione sensoriale, a partire dall’esperienza con Enrique Vargas.
Aromi, sapori, stimolazioni di canali percettivi sono gli strumenti base utilizzati per comporre scenari, raccontare storie, animare rituali. Lavorare sui cinque sensi significa attingere all’archivio inconscio che ognuno ha dentro di sé, costruendo spazi che evocano immagini pittoriche alle quali si intrecciano testi, musica dal vivo, performance, per una fruizione teatrale a più dimensioni.