Il Piano strutturale sarà messo in atto con le risorse derivanti dagli annuali bilanci, gli ultimi dei quali si sono concentrati però sul contenimento dei danni da tagli emergenziali ai trasferimenti e dalla limitazione dell’autonomia impositiva. In che misura questo limiterà la visione strategica e la capacità operativa dell’amministrazione?
Il Piano strutturale prima di tutto è lo strumento che delinea le strategie di governo del territorio per i prossimi 15/20 anni.
Un piano che già parte da un assetto di forti investimenti operativi e finanziati e con percorsi di finanziamento ulteriori in fase avanzata. L’attuale programma triennale per i lavori pubblici 2005-2007 prevede investimenti per oltre 400 milioni di euro, apporti di capitale privato per circa 210 milioni di euro. Il governo del territorio naturalmente va oltre i soli interventi pubblici diretti, da una parte regolando lo sviluppo degli interventi privati e dall’altro promuovendo interventi di rilevanza pubblica su cui attivare nel tempo nuove linee di finanziamento pubblico (ai vari livelli, dalla UE a Stato, Regione e Provincia) e finanziamento privato.
Un quadro, questo, che nella costruzione del Piano non può che richiedere comunque la visione di medio-lungo termine, oltre le contingenze di bilancio corrente, sviluppando la capacità operativa nella guida degli interventi privati e promovendo progetti innovativi anche sul piano economico e finanziario, come quelli già oggi operativi sul piano della grande mobilità o dei servizi.
Il Programma di mandato approvato 3 mesi fa propone un piano degli investimenti consapevole delle reali possibilità di indebitamento.
Il documento infatti parla della necessità di non creare eccessive aspettative nelle possibilità di intervento reale del Comune di Firenze. Eppure la Giunta sta mettendo in atto un processo di riorganizzazione del territorio fiorentino, che la città rinviava da almeno 40 anni. Era questo il momento giusto per mettere in atto una simile operazione?
Il processo di riorganizzazione del territorio fiorentino non parte oggi. Come ricordato grandi opere infrastrutturali sono in atto e molte opere avranno forti ricadute nella riorganizzazione del territorio fiorentino, basti ricordare le tre linee della tranvia e la Tav, che liberando binari per una metropolitana di superficie,ridurranno il traffico privato e indurranno un cambiamento negli stili di vita, il Palazzo di Giustizia con gli spazi di dotazione pubblica che si renderanno disponibili nel centro storico, oppure la riorganizzazione territoriale dell’Università.
Proprio in un momento come questo di consolidamento della struttura urbana più che mai c’è la necessità di una lettura complessiva per delineare e guidare una visione urbana compiuta e adeguata al contesto sociale, economico e culturale di questa città.
Non a caso l’obiettivo dichiarato del Piano Strutturale adottato è il “riallineamento della struttura fisica della città con la struttura economico-sociale della comunità che l’abita e la frequenta”. Un processo che naturalmente ha avuto avvio con una consapevolezza (attuale) degli spazi operativi possibili, in termini progettuali, finanziari e politici, ma con una prospettiva (futura) senza cui non è possibile oggi pensare di governare un territorio.
Parlando di gestione delle funzioni sociali del territorio, quanto è cambiato in questi anni il rapporto tra intervento pubblico e degli operatori privati?
Una delle priorità dell’attuale amministrazione comunale è il rafforzamento dell’inclusione e della coesione sociale, confermando così un’idea di società solidale, aperta e accogliente.
Il sistema di welfare locale è quindi un aspetto molto importante dell’attività istituzionale, anche per la sua rilevanza strategica rispetto allo sviluppo della città. Nonostante i tagli finanziari alle risorse economiche imposti dal Governo nazionale, il Comune di Firenze è tuttavia impegnato a mantenere e ad estendere gli interventi previsti in questo ambito, in particolare per quanto riguarda l’istruzione, la formazione, l’educazione e la rete di servizi rivolti agli anziani, ai disabili, alle famiglie, ai bambini, ai ragazzi, a coloro che vivono condizioni di disagio, di marginalità e di esclusione.
In alcuni casi, come i servizi all’infanzia o l’assistenza domiciliare la nostra città è all’avanguardia a livello nazionale. Per rispondere ai bisogni e ai diritti dei cittadini è essenziale e insostituibile il ruolo delle politiche pubbliche, che quindi richiedono risorse e investimenti adeguati, oltre ad un costante sforzo progettuale. Ciò tuttavia non esclude il coinvolgimento dei soggetti privati, soprattutto se collegati al mondo del volontariato e dell’associazionismo, che in questo territorio è particolarmente ricco e vitale.
Il tessuto sociale e civile della città è una risorsa fondamentale che va valorizzata secondo il principio di sussidiarietà, all’interno di un quadro in cui il sistema pubblico assicura livelli adeguati di assistenza e svolge pienamente le proprie funzioni di indirizzo, di programmazione e di controllo. In questo senso il Comune sta sperimentando la Società della Salute, che integra le prestazioni sociali e quelle sanitarie, che semplifica l’accesso dei cittadini ai servizi, che coordina i vari soggetti coinvolti, che infine prevede strumenti di coinvolgimento e partecipazione delle associazioni e dei cittadini.
Questa materia non è estranea al piano Strutturale poiché è proprio attraverso quest’ultimo che sarà possibile attuare una rete sempre più capillare di presidi sociali e sanitari territoriali, secondo una distribuzione equilibrata nelle varie zone della città.
Non c’è dubbio che sia vitale condividere le politiche strutturali sull’area fiorentina con tutti i cittadini. Ma in che misura i rilievi dei fiorentini potranno davvero incidere nel percorso decisionale in corso nell’Amministrazione?
Il percorso di partecipazione messo in atto con i cittadini, il Forum per il Piano Strutturale, è un processo fortemente innovativo che l’Amministrazione comunale, a cominciare dal Consiglio, ha messo in campo oltre ogni obbligo di legge.
L’elemento più significativo di questa esperienza (tuttora in corso), ancor prima dei documenti che si stanno sviluppando in forme condivise da indirizzare al Consiglio comunale e ai Consigli di quartiere, sta proprio nel confronto dialettico e puntuale che si sta approfondendo tra i cittadini - con la loro quotidiana sensibilità al territorio -, i tecnici - che di fatto stanno elaborando il Piano Strutturale - e le componenti politiche (dai consigli di Quartiere ai consiglieri comunali della commissione urbanistica) in momenti sino ad oggi molto costruttivi la cui presenza attiva, nello stesso luogo e in forma diretta, qualifica il percorso decisionale che l’Amministrazione comunale ha deciso di adottare.
La sperimentazione di esperienze partecipative, avviata ad essere un metodo di lavoro - ormai oltre la semplice sperimentazione - che trova nell’assessorato alla partecipazione il principale motore, sta innescando nuovi processi, probabilmente irreversibili, nel rapporto istituzioni-cittadini.
Nonostante strumenti e meccanismi da perfezionare, da molte parti si diffonde la necessità di intraprendere percorsi partecipativi sui temi più vicini ai cittadini e che richiedono contributi qualitativamente molto più significativi rispetto alle sole contestazioni o raccolte di firme: dai laboratori di rione (dove proprio dai partecipanti sale la necessità di rendere permanente questo tipo di esperienze), alle consultazioni su interventi privati ma di pubblica utilità sino a percorsi più complessi come questo ora in corso per il piano strutturale, via via estendendosi anche ad altri campi, come quello socio-sanitario per la Società della Salute.
Percorsi dove pian piano la discussione si sposta dalle questioni di metodo, in progressivo perfezionamento, verso le questioni di merito – su questo si comincia a registrare la qualità del processo -, dove la stessa esperienza ha una duplice capacità di costruire nuova consapevolezza (e quindi qualità di cittadinanza) sia verso i cittadini, sia verso le istituzioni, queste ultime chiamate, facendo esperienza, a misurarsi con nuove strade per la governance.
Oltre che a nuovi strumenti di partecipazione sperimentati nei mesi scorsi si progettano forme di governance per gestire la qualità pubblica degli interventi privati, Però al centro dell’attenzione ci sono soprattutto grandi lavori, in cui gli interlocutori dell’Amministrazione sono soprattutto i proprietari delle aree industriali dismesse, i realizzatori di infrastrutture viarie e ferroviarie. Non è eccessivo attendersi dall’imprenditoria privata anche la soluzione del problema abitativo?
Affrontare il problema abitativo, in termini di intervento pubblico, rappresenta oggi attivare prima di tutto politiche di promozione per la casa, visto il difficile quadro finanziario per attuare interventi diretti.
E’ opportuno ricordare che il governo dal 2001 ha cancellato i fondi pubblici per la casa e il contributo Gescal di solidarietà. La materia è delegata alle regioni senza però trasferire fondi. Per dare risposte alle esigenze dei cittadini è allora necessario individuare percorsi innovativi: in alcune parti della città, negli interventi di riqualificazione urbana,alcune aree sono state riservate all’edilizia pubblica. Un’altra strategia da seguire è quella degli affitti a canone convenzionato (più di 400 quelli su cui è impegnato il Comune) oltre agli interventi già realizzati per mantenere la residenza nel centro storico (Murate) e a quanto è in corso di attuazione.
Se da una parte sono sempre forti le ipotesi di riconversione delle aree di trasformazione verso nuovi interventi residenziali, non sempre questi ultimi assolvono le richieste in termini di domande abitative economicamente deboli, e in questo gap deve inserirsi il pubblico, promovendo accordi per affitti calmierati o per edilizia residenziale pubblica.
Introdurre quote in questo senso, negli interventi privati di una certa rilevanza - al momento si prevede il 20% delle superfici utili - è un indirizzo che l’Amministrazione comunale ha inserito nel Piano Strutturale, con non poche difficoltà contrapposte dai privati già avviati verso ricorsi al TAR. L’intervento privato non si pone come soluzione, quindi, ma può diventare strumento di supporto alle politiche pubbliche comunque urgenti, in attesa di nuovi strumenti finanziari per interventi diretti per l’edilizia residenziale pubblica che trovano oggi grandi difficoltà.
In questo quadro è comunque opportuno ricordare che l’Amministrazione Comunale ha realizzato e avviato interventi di Edilizia Residenziale Pubblica per oltre 1000 nuovi alloggi.
Nei documenti della Giunta si leggono spesso termini quali “nuovo” o “efficiente”. L’accezione neutra di parole come queste basta a giustificare una politica?
Le parole non possono certo giustificare una politica, ma delineano fortemente la necessità di affrontare percorsi innovativi, qualitativamente significativi per rinnovare (ancora il nuovo!) strutturalmente l’azione di governo, dove anche la sperimentazione di nuove formule, di nuovi strumenti e di nuove visioni possa incidere in efficacia ed efficienza nella macchina comunale amministrativa e nei percorsi decisionali di tipo politico, particolarmente in una difficile congiuntura economica e politica a livello di governo centrale.
Nicola Novelli