E' quanto prevede la normativa per le persone affette da malattie infettive, tra cui l'Aids. Una normativa che secondo l'assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni deve essere cambiata perché, oltre a non avere motivazioni scientifiche, è lesiva della dignità della persona. Per questo l'assessore oggi ha scritto una lettera ai senatori, ai deputati e agli eletti toscani in Parlamento per sollecitare iniziative volte a modificare le regole e mettere la parola fine a queste "procedure discriminanti nei confronti delle salme".
Il fatto risale a metà novembre quando è deceduto un ospite di Casa Vittoria, una struttura della Caritas di Firenze che accoglie persone affette da Aids. "Al dolore del lutto - scrive l'assessore Cioni - si è aggiunto lo sgomento quando è stato constatato che il corpo del defunto è stato deposto in una bara completamente nudo, avvolto soltanto da un lenzuolo come prevede la normativa". Ovvero l'articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica 285/90. La Caritas ha quindi inviato una protesta al Ministro della salute Girolamo Sirchia e alla Commissione Nazionale Aids e fatto un appello per riscrivere adeguatamente questo articolo e la circolare del ministero della sanità 24 del 24 giugno 1993.
Le motivazioni sono semplici e sono specificate chiaramente nella lettera dall'assessore Cioni: "Prima di tutto non esistono motivazioni scientifiche che possano giustificare un comportamento così segregante". E' noto infatti che il virus HIV si trasmette esclusivamente per via sessuale ed ematica e che l'osservanza di semplici regole e l'utilizzo di ausili quali guanti e camici monouso, occhiali di protezione e mascherine, scongiurano totalmente il rischio di contagio. "Il rispetto della dignità della persona defunta - aggiunge l'assessore Cioni - che nella nostra cultura si traduce nella cura del corpo, che viene lavato, vestito e accompagnato con riti religiosi o laici, è un valore irrinunciabili non solo nella nostra società.
Il culto dei morti e dei riti funebri, che accompagna da millenni la storia dell'uomo viene da tutti inteso come diritto inalienabile di ogni persona. Il rispetto della sofferenza e della storia di ciascuno, la sospensione di ogni giudizio nei confronti dei defunti - scrive ancora l'assessore Cioni - parte dal riconoscimento del valore di ogni essere umano, qualsiasi sia la sua condizione o religione, come se la morte portasse un significato per tutti sulla sacralità della vita". Senza contare la questione del rispetto della privacy "diritto tanto decantato quanto disatteso.
Ma cos'altro si potrebbe dire di squalificante per un defunto - ribadisce l'assessore Cioni - quando lo si indica con l'infetto e lo si lascia nudo in un luogo dove altri morti sono rigorosamente vestiti e ricomposti?". La lettera si chiude con la richiesta ai parlamentari a farsi "promotori delle iniziative utili a modificare la norma vigente affinché non debbano procastinarsi procedure discriminanti nei confronti delle salme".